Demonizzati da sempre come i principali responsabili del riassorbimento delle subculture underground nel mondo mainstream, i mass media negli ultimi anni hanno però inevitabilmente cambiato in parte il loro ruolo, al punto da diventare dei facilitatori nel processo di formazione di alcuni movimenti, primo fra i quali il caso Vaporwave.
Nascita e caratteristiche della Vaporwave
“La sintetizzata rivincita postmoderna anni ’90“. “Il fiore della nostalgia che nasce dalla carcassa della new wave indipendente“. “Un genere musicale ispirato dalla Electronic Dance Music, dal seapunk, dalla dance indipendente chillwave, dalla synthwave, dal glo fi, dalla summermusic, dalla newretrowave“. “Una corrente artistica che nasce rappresentando con nostalgia un passato futuristico che non è mai esistito“.
Spiegare un genere musicale non è mai un’impresa semplice, specie nel caso di un micro-genere nato come “costola” di quella che è già generalmente chiamata “musica elettronica”. Eppure, per quanto queste definizioni sembrerebbero essere sfuggite un po’ di mano, non potrebbero essere più azzeccate di così. Ma proviamo a fare un po’ di ordine. Nato nel 2010 circa all’interno di alcune comunità online, la Vaporwave è un movimento estetico e musicale dall’approccio retro-futuristico che si caratterizza per essere nostalgicamente ispirato al passato, con uno sguardo rivolto al contempo verso il futuro. La musica, spesso definita come versione ironica della chillwave, è ricca di riverberi, sintetizzatori, musichette da ascensore e manipolazioni di tracce anni ’80 e ’90, ma anche di sigle televisive e televendite, volutamente rallentate e portate ad una qualità inferiore rispetto alle versioni originali. Per capirne un po’ di più eccone un esempio:
La traccia è di Vektroid, una dei pionieri del genere Vaporwave, insieme a James Ferraro e Chuck Person. Dopo di loro tutti gli altri dj hanno pubblicato album sulla falsariga di queste prime produzioni, acquisendo status e notorietà nell’etere, ovvero nel magico mondo di Internet, come nei casi di Saint Pepsi, Internet Club, MACROSS 82-99, Miami Vice, Remember, Blank Banshee e tanti altri. Questi artisti, infatti, devono il loro successo a Last.fm, Reddit, 4Chan, ma anche Soundcloud, Mediafire e Bandcamp, grazie ai quali hanno creato la loro scena e un loro seguito, composto da una vera e propria community diventata via via sempre più vasta, interessata seguire e scaricare la musica, nonché ad interagire con altri appassionati del medesimo genere. Un genere che nel frattempo ha visto la nascita di alcuni ulteriori sottogeneri al suo interno, come i casi più ironici della Simpsonwave, nata nel 2016 ed ispirata alla celebre serie cartoon dei “The Simpson” o della Trumpwave, focalizzata sul Presidente USA.
Un movimento estetico al limite del satirico
Come accennato, la Vaporwave è anche un movimento estetico, meglio noto e scritto come AESTHETICS. Si tratta di una forma di espressione artistica strettamente collegata alla tecnica del collage, intrisa di elementi infantili associati al mondo dei videogames, di fotogrammi di anime giapponesi, ma anche di statue greche, tramonti esotici, palme e pixal art completamente sganciati da qualsiasi contesto o situazione reale. Una forma di espressione spesso definita “satirica” per via dell’uso smodato di elementi appartenenti alla società capitalista e consumeristica del passato, che l’ha resa secondo alcuni critici (convinti addirittura che il nome Vaporwave rievochi proprio il concetto marxiano “tutti i solidi si sciolgono nell’aria”) molto simile al movimento punk semplicemente in un’epoca digitalizzata.
Una subcultura online con il suo capitale sottoculturale
Essendo nato su Internet, il movimento Vaporwave non conosce confini geografici e neppure temporali. I suoi artisti ma anche suoi seguaci fanno parte di una community online, all’interno della quale ognuno può sentirsi libero di essere chi davvero vuole, con un nickname e una spontaneità unica in grado di rinforzare realmente i propri interessi, non più spinti dai legami sociali, ma dalla propria e unica personale curiosità che a fronte di una fonte illimitata di informazioni può forgiare i propri gusti musicali al di là di ogni tipo di condizionamento. Semplicemente nel web non contano più gli stili estetici, i vestiti, gli atteggiamenti, ognuno può costruire la propria identità personale e sociale in modo più autentico, collegandosi quindi ad altre persone in quanto realmente legate da interessi affini: nessuno ha bisogno di dimostrare nulla e pertanto il capitale sottoculturale è definito non solo dalla distinzione dalla propria classe sociale di appartenenza e dal resto della società mainstream, ma anche dall’uso che si è fatto di Internet per accedere alla musica, a dei nuovi generi di nicchia, al di là di quelli popolari. Chiaramente il progresso tecnologico ha avuto di nuovo un ruolo determinante nel processo evolutivo degli appassionati di musica elettronica, ma questa volta ha spostato però le interazioni dalla dimensione sociale verso quella virtuale e individualista. Ma sebbene in questo caso i mass media non abbiano distrutto l’anima subculturale di un movimento essendone stata il suo “nido”, siamo poi davvero sicuri che non abbia compromesso qualcosa a livello di interazioni tra i suoi affiliati?
Alice Porracchio
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“If there’s not a rebellious youth culture, there’s no culture at all. It’s absolutely essential. It is the future”.