Esiste una vasta letteratura che tratta il mondo del disabile e del suo inserimento lavorativo. La letteratura si riduce qualora volessimo trattare tale argomento in un contesto di lavoro creativo. A conclusione degli studi universitari chi vi scrive ha avuto modo di poter approfondire il mondo della disabilità nel contesto del management, seguendo gli insegnamenti del professor Domenico De Masi, le cui lezioni erano volte proprio al lavoro creativo.

La domanda di ricerca

E’ nata in me una domanda: cambia una organizzazione lavorativa con l’inserimento di una persona disabile? Con l’evolversi del lavoro la domanda si è modificata: può portare delle novità e degli incentivi motivanti l’ingresso di una persona disabile in un contesto lavorativo, laddove ci sia una predisposizione alla flessibilità e a un lavoro creativo?

Il lavoro di ricerca è così proseguito analizzando: il cambiamento organizzativo, la cultura della diversità e le dinamiche di collaborazione e comunicazione. Da un lato vi è la struttura lavorativa, pubblica o privata che sia, che si organizza per favorire l’inserimento della persona disabile e la sua integrazione nel gruppo di lavoro. Dall’altra la diversità di una persona che entra nel gruppo con delle anomalie apparenti. Inevitabilmente si innescano nuove forme comunicative e di collaborazione all’interno del gruppo di lavoro.

L’obiettivo è capire quali dinamiche si innescano nel gruppo di lavoro che favoriscano un’attività più viva e creativa e in che modo tali modalità possano far sì da trovare un equilibrio tra ciò che il professor D. De Masi definisce “L’emozione e la regola”1.

Da dove muove la ricerca sul lavoro creativo

Il lavoro di ricerca, considerato l’ingresso di una persona con varie forme di disabilità, ha posto attenzione a tutte quelle varie forme di attivazione che favorissero un lavoro creativo. La ricerca si è concentrata su tre aree di interesse: organizzativa, culturale, professionale e, come variabili, ha preso in esame la struttura e l’ambiente lavorativo, la tipologia di leadership, ruoli e mansioni, la “diversità”, il lavoro di gruppo, i riti del gruppo, il fattore umano, il clima di lavoro, la motivazione, le modalità di soluzione dei problemi e gestione dei conflitti, la tecnologia e competenza, i criteri di selezione2.

Alla base di questo studio vi erano alcuni interrogativi: quando un gruppo può dirsi creativo? Quali sono quegli approcci che meglio contribuiscono a creare una creatività di gruppo? In che modo “la diversità” si interseca nelle dinamiche di gruppo, nelle aree di interesse e con le variabili di cui sopra, incentivando e migliorando la qualità del lavoro?

Lavoro creativo e disabili

Premesso che il disabile ha per sua natura bisogni particolari riguardo allo spazio in cui muoversi, esigenze particolari nell’organizzazione logistica, si ipotizzava che l’inserimento di un disabile in un gruppo di lavoro apportasse dei cambiamenti nell’organizzazione strutturale, ambientale e logistica. Altra ipotesi prevedeva che tale inserimento, con la propria “diversità”, favorisse il confronto e il dialogo e un clima nuovo, più familiare e con maggior dialogo.

disabilità politiche sociali

Altra ipotesi considerava che la motivazione all’auto realizzazione del disabile fosse da incentivo motivante al gruppo stesso. Sicuramente il fattore umano, l’aspetto culturale del gruppo sono stimolati e potenziati da una leadership democratico-carismatica, capace di modulare obiettivi del gruppo, tempi e flessibilità del gruppo stesso. Il clima cordiale, una particolare motivazione al lavoro, una tecnologia3 avanzata, sono risultati elementi che certamente hanno favorito la qualità del lavoro di gruppo e agevolato la gestione dei conflitti e la soluzione dei problemi. La metodologia.

Da Weber al campione

Max Weber4 è stato un buon ispiratore nello scegliere la metodologia da intraprendere. Usare un metodo induttivo che muovesse da “un’azione dotata di senso” ha sicuramente facilitato l’analisi di questo lavoro. Su questa scia si è pensato di ispirarsi alle “storie di vita”, in quanto tale apparato consente attraverso il vissuto e l’esperienza della singola persona disabile di tracciare alcune costanti in base alle quali insieme danno la possibilità di mettere a punto un modello descrittivo- esplicativo, teso a sintetizzare dialogo e diversità.

Max Weber
Max Weber

Come campione di indagine, sono state scelte otto persone disabili, con una tipologia di handicap di tipo fisico, cui sono state fatte interviste di tipo qualitativo. Tre di loro lavoravano in strutture pubbliche e cinque in strutture di lavoro privato. Si è preferito scegliere sia il lavoro pubblico che quello privato, dando però preferenza al settore terziario in quanto si presuppone che questo settore, essendo più a contatto con l’utente e con le sue esigenze, è anche più attento ai bisogni degli stessi dipendenti per una migliore qualità di lavoro.

Risultati sul lavoro creativo

Dall’elaborazione dei dati è emerso che, delle tre ipotesi guida, la prima risulta parzialmente invalidata, in quanto risulta difficile una buona integrazione della persona disabile in quelle strutture lavorative particolarmente rigide e poco inclini alla flessibilità. Diversamente risulta di grande efficacia l’inserimento del disabile là dove ci sia una propensione al cambiamento, a nuove prospettive e a sempre nuove possibilità di evoluzione e cambiamento, In questo caso una “cultura della diversità” sicuramente favorisce nuove idee in prospettiva di nuovi cambiamenti. Infatti le altre due ipotesi guida risultano convalidate in quanto le variabili di cui sopra vanno a stimolare forme di autopoiesi nell’organizzazione stessa.

In tale contesto il lavoro risulta più creativo soprattutto quando da una parte la leadership coordina seguendo delle linee guida e dall’altra viene lasciato al singolo e al gruppo stesso di lavoro di poter esprimere e dare ciascuno il proprio contributo.

Giuseppe Valente

Riferimenti bibliografici

  1. De Masi D. (a cura di), L’emozione e la regola”, Editori Laterza, Bari, 1991.
  2. Cascino V., Nisi F., Valente G., Inserimento del disabile e organizzazione del lavoro, in Thais – famiglia e territorio, pp. 93-99, (rivista semestrale di formazione e aggiornamento), Opera della S.M.O. “G.F. Montesano”, Roma, 13/99.
  3. Fondazione”Pro Juventute” Don Carlo Gnocchi, A.S.P.H.I., 10 anni di professione informatica del disabile, Atti del convegno, Milano, 27 ottobre 1990.
  4. Ancona M., Sociologia, Liguori Editrice, Napoli, 1988.
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