In uno dei miei articoli precedenti ho trattato dei GAS, Gruppi di acquisto solidali, esperienze alternative di fare la spesa acquistando prodotti biologici a Km 0 direttamente dai produttori. Si può parlare quindi, indiscutibilmente, di sostenibilità. Ma cosa s’intende precisamente quando definiamo qualcosa “sostenibile”?
Un mondo più sostenibile
La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. Si parla di sostenibilità ambientale, economica e sociale. È il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo. Il principio guida della sostenibilità è lo sviluppo sostenibile, che riguarda, in modo interconnesso, l’ambito ambientale, quello economico e quello sociale. Per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni. Ma davvero alcune risorse presenti in natura sono inesauribili? L’uomo, continuando a sfruttare la terra in maniera incontrollata, riuscirà a garantire la sopravvivenza della popolazione mondiale quando arriverà a sfiorare i 9 miliardi? Esistono soluzioni alternative che aiutano a tutelare anche l’ambiente e le sue risorse?
La fattoria in città
Anche se non se ne parla molto, da qualche anno sono nate le cosiddette fattorie verticali. Realtà nate negli USA ma che si stanno sperimentando anche in altri Stati tra cui l’Italia, a Milano. Di cosa si tratta? Sono delle fattorie, appunto, dove si coltivano ortaggi utilizzando circa il 95% in meno di acqua rispetto ad un campo naturale, utilizzando luce artificiale e che, oltretutto, accorciano i tempi di raccolta e successivo consumo. La coltivazione di ortaggi avviene in ambienti del tutto controllati e non si usano pesticidi e diserbanti grazie alla tecnica idroponica. S’intende una delle tecniche di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite). La pianta viene irrigata con una soluzione nutritiva composta dall’acqua e dai composti necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla normale nutrizione minerale. La coltura idroponica consente produzioni controllate sia dal punto di vista qualitativo sia da quello igienico-sanitario durante tutto l’anno. Le fattorie verticali sono delle vere e proprie innovazioni tecnologiche: un incrocio tra scienza e agricoltura.
L’High Tech Campus
Si tratta di palazzi in città in cui si coltiva. A sud di Amsterdam troviamo un High Tech Campus, due edifici in cui si sperimenta la logica dell’agricoltura verticale: produrre più cibo in minor tempo e non utilizzando il terreno, risparmiare acqua ed energia, ridurre l’inquinamento e produrre cibo sano senza dover utilizzare pesticidi, diserbanti e, inoltre, essendo un ambiente controllato, gli ortaggi non subiscono i “traumi” causati dagli sbalzi climatici. Un fattore molto importante da considerare è quello legato all’acqua: non utilizzando, come su detto, circa il 95% di acqua, si evita di irrigare ortaggi con acqua inquinata magari che crescono in un altrettanto terreno contaminato, si controlla il clima e quindi tutti i parametri sono nella norma, si utilizzano fertilizzanti biologici e luci a led rosse e blu che riproducono i raggi del sole. Gli ortaggi che si producono presentano tutte le loro proprietà, come in natura, se non anche migliori. Queste fattorie nascono nelle città, proprio lì dove si concentra la maggioranza della popolazione e, ancora, si riducono costi di trasporto da un punto all’altro, riducendo così anche l’inquinamento. Ritorniamo a ricollegarci al Km O in versione 2.0.
Declino del settore primario?
Il settore primario è quel settore economico che raggruppa tutte le attività che sfruttano le risorse naturali, tra queste ritroviamo l’agricoltura. Con l’avvento di queste fattorie verticali, per quanto possano essere eco-sostenibili, non si rischia di ridurre drasticamente il numero, già limitato, di occupati in agricoltura? In Italia quest’ultimo è un sotto settore un po’ “sofferente”, se si creano queste nuove realtà si potrebbe rischiare di far scomparire questo settore perché le multinazionali acquisterebbero non più dai contadini, che già soffrono l’importazione estera, ma direttamente da questi “palazzi”. D’altro canto ci sarebbe più lavoro per ricercatori universitari, biologi e scienziati. La speranza è quella di non vedere il declino di un settore che è sempre stato il cardine della nostra economia. L’avanzo della tecnologia, della scienza, per quanto utile possa essere, deve tener conto degli effetti negativi che, volente o nolente, comporta. E voi cosa ne pensate?
Filomena Oronzo

Laureata in Sociologia con specializzazione in Politiche Sociali e del Territorio, ho conseguito un master in E-Government e E-Management nella Pubblica Amministrazione, adoro leggere e scrivere. Per me fare sociologia è vivere il quotidiano in tutte le sue sfaccettature e peculiarità. Oggi sono Collaboratore Amministrativo all’I.R.C.C.S Burlo Garofolo di Trieste e soprattutto moglie e mamma, la più grande ricchezza in assoluto.