Centoquarantacinquemila sono le parole presenti nell’ultima edizione del vocabolario “lo Zingarelli” (Zanichelli, 2019)1 . Di queste, solo settemila compongono il nostro lessico fondamentale (Il Fatto Quotidiano, 2019)8, meno del 5% dei vocaboli della nostra lingua madre. Se dovessimo raffigurare questa proporzione con il nostro alfabeto, otterremmo poco più della lettera A. Questo dissanguamento deve la sua causa alla tendenza continua verso la semplificazione e l’immediatezza.

Oggi proveremo ad analizzare il linguaggio, con particolare attenzione sul suo irrefrenabile impoverimento. Verrà definita ed analizzata la presenza di una cosiddetta “zona grigia”, un luogo tra due opposizioni polari, sempre meno considerato. La composizione è così suddivisa: inizialmente si introduce la zona grigia e l’impoverimento del linguaggio, successivamente verranno analizzati gli ambiti in cui scompare – l’identità di genere, l’appartenenza culturale e l’opinione pubblica – , ci sarà un approfondimento sull’accentuazione della necessità di rapidità della comunicazione con la comparsa delle piattaforme sociali di rete.
La specialità della “zona grigia”
Quella che si potrebbe definire zona grigia comprende tutte le alternative situate tra due dicotomie. Tra il bianco ed il nero si trova un’infinita scala di grigi che rappresenta terze possibilità e mediazioni. Purtroppo, a causa di problematiche legate alla tendenza umana verso la semplificazione, questa zona non viene spesso presa in considerazione, seppur estremamente valida. Il classico “sì o no?” è da sempre un gesto risolutivo altamente efficace che accerchia mentalmente ed inconsciamente il nostro interlocutore, privandolo della possibilità di un “ni”. Ponendosi la missione di rappresentare la realtà oggettiva, l’essere umano sociale moderno si troverà di fronte due grandi ostacoli: la carenza di un lessico adatto e il linguaggio nella sua essenza.

Un lessico limitato impedisce una specificità adeguata nella descrizione oggettiva, approssimando il risultato finale. Nella descrizione di un vaso, ad esempio, gli aggettivi riguardanti la forma ed il colore possono essere quasi infiniti, tuttavia, non si utilizzerà più di un vocabolo. Il linguaggio in sé complica ulteriormente la descrizione della realtà oggettiva, poiché il percorso dal nostro pensiero alla frase che pronunciamo contiene strutture organizzative limitanti (Ong, 1982)2. La tecnologizzazione della parola consiste nell’introduzione di nuovi modelli di pensiero derivati dall’alfabetizzazione, trasformando lo stile cognitivo (ibidem).
Immediatezza e noncuranza
Di fronte a tali complicazioni, la risposta dell’essere umano sociale è la noncuranza. La questione dell’importanza di un lessico approfondito è poco dibattuta, specialmente nelle nuove generazioni. Nella comunicazione moderna il punto cardine che prende più risalto è l’immediatezza: bisogna far arrivare un messaggio a molti destinatari in poco tempo, indipendentemente da come questi lo interpreteranno. Di questa teoria è importante riconoscere il valore della velocità che, in certi ambiti (come le note “breaking news”), è essenziale ed estremamente utile. Un messaggio breve con una diffusione rapida può aiutare nell’informazione dei notiziari e risulta meno dispersiva nella comunicazione quotidiana. D’altronde, ciò implica un impoverimento del lessico.

L’attitudine all’utilizzo di questo linguaggio esclude dalla scena sociale diverse figure presenti nella nostra socialità, ad esempio le persone affette da cecità congenita. Uno studio a tal proposito dimostra la rilevanza di un lessico accurato sia per il mittente che per il destinatario del messaggio, nel caso in cui uno dei due sia non vedente (Bonfigliuoli, Pinelli, 2008)3. Il soggetto non vedente deve essere in grado di creare una rappresentazione mentale dell’oggetto e una descrizione accurata è tra gli stimoli indicati (ibidem).

Il lessico fondamentale futuro che si prospetta risulterebbe ulteriormente impoverito, ricordando mestamente la Neolingua di Orwell. Un interessante approfondimento che verrà analizzato di seguito specificherà altri ambiti in cui un linguaggio impoverito ed usato scorrettamente implica diverse complicazioni spesso non considerate.
Le conseguenze del linguaggio moderno sull’identità di genere
Fino a non molto tempo fa, tutti gli esseri umani venivano catalogati in due generi, maschile e femminile, in base agli organi genitali di nascita. Questa appartenenza bipolarizzata ha privato di una legittima identificazione tutte le persone queer, tra cui transessuali, intersessuali e generi non binari. Solo ultimamente è emersa la zona grigia di questo ambito e questi gruppi di persone si sono adoperati in forme di attivismo per poter essere riconosciute, ma non tutti i Paesi le accettano. Poche sono le forme di iniziativa volte all’inclusione sociale di queste categorie (Spade, 2015)4.

L’educazione scolastica non insegna la presenza di queste persone, ma correnti di pensiero a supporto di questa zona grigia si stanno sviluppando in larga scala. Un esempio concreto è il caso della modella Emily Ratajkowski che, attualmente incinta, ha dichiarato di non voler conoscere il genere del figlio finchè questo non avrà compiuto diciotto anni, sarà lui stesso a dirlo (Vogue, 2020)9. In questo ambito è lampante come la zona grigia sia fondamentale per garantire una libertà di espressione completa a tutti gli esseri umani che non sono più confinati in due categorie semplificate, ognuno è libero di essere sè stesso.
Linguaggio e appartenenza culturale
Un altro ambito dove un ristretto numero di definizioni entrano in contrasto è l’appartenenza culturale. Nei documenti amministrativi la scelta si basa su una quantità limitata di possibilità predefinite, impedendo l’emergere di ulteriori gruppi culturali. Il problema risiede nell’impostazione dei certificati: evitando un’opzione libera, i soggetti saranno forzati ad inserirsi in gruppi già esistenti e riconosciuti.

Questa dimostrazione di cattivo uso del linguaggio è tra i peggiori, perchè evita il riconoscimento di identità culturali che esistono e contribuiscono nel panorama sociale collettivo. Una valida soluzione viene fornita dalla filosofa Benhabib: incentivare l’introduzione di autoidentificazioni (Benhabib, 2002)5. In questo modo, ognuno ha la possibilità di scegliere e persino creare la propria appartenenza culturale, eliminando qualsiasi tipo di costrizione. L’autoidentificazione culturale deve anche essere fluida, con possibilità di modifica nel tempo.
Linguaggio e opinione pubblica
L’ultimo settore analizzato, vittima dei contrasti polarizzati, è l’opinione pubblica. Un ottimo spunto di riflessione è fornito dalla sociologa Elisabeth Noelle-Neumann, creatrice della teoria della spirale del silenzio. Secondo tale teoria, l’individuo, monitorando costantemente i temi controversi, si uniforma all’opinione di maggioranza. Chi, invece, ha un pensiero differente, quindi di minoranza, non esprime la propria opinione, sparendo dalla scena sociale (Noelle-Neumann, 2002)6. La sociologa riporta le parole di Tocqueville:
“Temendo più l’isolamento che l’errore, si unirono alla folla pur senza pensare come essa.”6
Esistono comunque figure come gli innovatori o le avanguardie: minoranze che non temono di esprimersi. Degli elementi rafforzativi di questo modello sono le camere dell’eco, esse consistono nella ripetizione e nell’amplificazione di idee e credenze all’interno di un sistema (Boccia, Bentivegna, 2019)7. Le piattaforme sociali di rete sono un esempio legittimo.
Il linguaggio e la rapidità dei nuovi media.
La nascita dei nuovi media, nello specifico i social media, ha posto le basi per la creazione di nuovi modelli di comunicazione incentrati sulla rapidità del messaggio. L’intenzione è il raggiungimento di molti soggetti con messaggi brevi e ad alto impatto. Per ottenere ciò, è necessario il sacrificio del lessico che risulta sempre più scarno e povero. Le conseguenze di questi modelli di comunicazione sono già visibili oggi, ma avranno decisamente più risalto tra qualche anno, quando ci saranno diverse generazioni di nativi digitali nati con una familiarità approfondita con questo linguaggio già dai primi anni di vita.

Il lessico diventerà sempre più essenziale, grazie anche all’utilizzo massiccio di emoticon sempre più dettagliate (SkyTg24, 2020)10. Per gli utenti sarà più facile esprimersi e dare connotazioni ai loro messaggi attraverso queste piccole immagini, piuttosto che utilizzare definizioni appropriate presenti nel loro linguaggio. Infine, i nuovi media, grazie alla loro alta possibilità di interazione, hanno un potere di attrazione maggiore rispetto alla lettura: da dati ISTAT si osserva che nel 2015 il 45,6% dei giovani dai 20 ai 24 anni ha letto almeno un libro; mentre il 90,7% dichiara di aver utilizzato internet (ISTAT, 2016)11.
Le precedenti asserzioni non hanno come fine la condanna delle piattaforme sociali di rete e non intendono riproporre la solita e sorpassata dicotomia tra internet e libri, i due possono coesistere poiché complementari, uno riesce in uno scopo in cui l’altro fallisce. I social media sono uno strumento, la loro validità dipende dal modo in cui sono utilizzati.
Saper parlare
Saper padroneggiare la propria lingua madre è un punto fondamentale per riuscire ad esprimere concetti chiari, aumentando l’oggettività. Un lessico adeguato permette l’avvicinamento alla descrizione della realtà oggettiva, un’impresa al limite del possibile, ancora oggi. Persino osservando la questione con una visione utilitaristica basata sull’ottimizzazione del tempo risulta evidente come un linguaggio ricco, sebbene implichi spiegazioni più esaustive con durate di tempo maggiori, eviti futuri fraintendimenti che impiegherebbero tempistiche maggiori.

Una terminologia adatta permette agli individui di adottare una chiarezza esplicativa maggiore e di sviluppare un confronto più costruttivo, garantendo l’esistenza della zona grigia e delle sue numerose possibilità. Abbattendo le limitazioni e i confini delle scelte obbligate, si ottiene una libertà indiscussa, permettendo ad ognuno di rivelare la propria opinione, il proprio genere e la propria appartenenza culturale.
È indubbio che il linguaggio sia uno degli strumenti principali per la trasmissione della nostra cultura, se questo si impoverisce, ne risentirà anche il nostro patrimonio di conoscenze.
Paolo Limatola
Per approfondire
Bibliografia
- Zanichelli (2019), lo Zingarelli 2020
- Ong W. (1982), Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola.
- Bonfigliuoli C., Pinelli M. (2008), Arricchimento lessicale e disabilità visiva: i laboratori dei sensi
- Spade D. (2015). Normal life: Administrative violence, critical trans politics, and the limits of law.
- Benhabib S. (2002), La rivendicazione dell’identità culturale: eguaglianza e diversità nell’era globale. Cap. 2
- Noelle-Neumann E. (2002), La spirale del silenzio – Per una teoria dell’opinione pubblica.
- Bentivegna S., Boccia Artieri G., 2019 Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale
Sitografia
- Il Fatto Quotidiano (2019), Lingua italiana, lo Zingarelli 2020 segnala le ‘parole da salvare’: ora quelle a rischio estinzione sono in tour nelle piazze
- Vogue (2020), Emily Ratajkowski on Pregnancy and Why She Doesn’t Want to Reveal the Gender of Her Baby
- SkyTg24 (2020), Android, presto nuove emoji. Una aiuta ad esprimere il caos del 2020
- ISTAT (2016), Aspetti della vita quotidiana