Il concetto di sistema occupa da tempo un posto centrale nella fabbricazione dell’analisi sociologica. Da sempre vi sono stati interrogativi su come adattare il sistema ai bisogni e alle intenzioni individuali. Ogni sforzo nel tentativo di distinguere l’oggetto proprio della sociologia, ossia le relazioni sociali, urta contro la resistenza di un’analisi soggettivistica, la quale viene manifestandosi sia con la “ricerca ideografica delle intenzioni”, sia con il riferimento a varie allusioni della soggettività e della natura umana. In tal modo la sociologia, seppur nella sua breve storia, ha visto svilupparsi un modello di conoscenza meccanicistico, di cui il behaviorismo è sua espressione più importante. Allo stesso tempo si andava costituendo un’analisi sistematica di cui l’opera di Marx, e successivamente quella di Durkheim, rappresentano tappe fondamentali.

Utopia naturalista e idealista

Ogni tentativo di costruzione di un modello “naturalista” dell’uomo e della società, rappresenta in primis un attacco contro la tradizione idealistica. Ognuno di tali tentativi smaschera l’essenza di una sociologia che ambisce alla comprensione del vissuto. Qui risiede il punto centrale, che rappresenta così lo strumento del progresso della sociologia. Secondo Touraine, la società del consumo postindustriale combina gli orientamenti culturali e la razionalità delle rispettive operazioni pragmatiche in ambito relazionale. Le società del capitalismo maturo vengono così affermandosi come apparati sociali autori di un numero illimitato di utopie, che in quanto prodotte dal consumo non vedranno mai applicazione né tantomeno credibilità da parte dei livelli più alti della gerarchica sociale.

“Altre utopie, più elaborate tentano di integrare i vari livelli in un’unità più vasta”

Il tentativo di integrazione all’interno di un contesto di più ampio respiro non è sinonimo di volontà. La società capitalistica ha il preciso interesse a creare utopie, il cui destino è il semplice inserimento nella cornice dell’equilibrio e della stagnazione culturale del consumo.

Anarchia positiva

Il ritratto utopistico per eccellenza è quello che ambisce a rappresentare la società come un meccanismo tecnico in grado di ristabilire il proprio equilibrio uniformandosi alle possibili modifiche e imprevisti. Ciò può far pensare ad una società priva di potere, dove l’individuo può agire nel solo interesse dei propri bisogni e desideri. Atteggiamento che può essere spinto fino al suo estremo, cioè ad un’anarchia positiva. L’idea che sta dietro ad una tale utopia è che se la società viene concepita solo come un sistema di relazioni di scambio ed equilibrio, ci si libera dall’etica dell’accumulazione, e dunque del potere. Se il consumo, invece, continua ad ottenere un ruolo dominante, la società che ne deriva sarà orientata solo verso gli interessi coinvolti, e non verso il progresso.

“Nasce così una società che può sostituire la creazione autoritaria esercitata in nome dell’investimento, […] non più basata sulla distruzione creatrice o della creazione distruttrice che ha caratterizzato l’industria”

Questione di potere

Dall’estremismo utopico organizzativo si genera l’utopia politica. La politica fa riferimento al potere politico descritto da Mann, ossia l’attività che implica la coordinazione degli individui e la regolamentazione dei vari modelli d’interazione sociale. Così intesa, la politica è la dimensione all’interno della quale lo Stato liberale trova la sua propria collocazione. La concezione liberale dello Stato, come ricorda Weber, trova sua espressione solo laddove al potere politico si aggiungano altri due tipi di potere: il potere simbolico, che conferisce solidità allo stato mediante l’uso di forme simboliche, e il potere coercitivo, applicabile in casi d’urgenza dinanzi a minacce esterne e dissensi interni tramite forme di coercizione fisica. L’utopia descritta da Touraine descrive il potere politico del capitalismo maturo come un apparato che si serve di molteplici ramificazioni del potere, ognuna finalizzata al consolidamento del potere politico contrario ad ogni forma di utopia e di espressione spontanea dell’individuo.

Lorenzo Villani

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