“M il figlio del secolo”, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati, racconta gli anni della giovinezza e dell’ascesa al potere di Benito Mussolini. La serie non si limita a esplorare la personalità del dittatore, con le sue debolezze e la sua brama di potere, ma offre anche una riflessione sulle trasformazioni della società italiana nel periodo post-bellico.

La precisione storica di M il figlio del secolo

Uno degli elementi distintivi della serie è la cura nella ricostruzione del contesto storico, politico e sociale dell’epoca. L’Italia del primo dopoguerra viene rappresentata come un Paese segnato dalla crisi dello Stato liberale, in cui forti sentimenti populisti favoriscono l’ascesa di regimi totalitari. La narrazione segue il percorso del Fascismo, da piccolo movimento a fenomeno di massa, illustrando le tappe che hanno permesso a Mussolini di consolidare il suo potere per un ventennio.

Manipolazione dei mass media e propaganda

La serie mette in luce la capacità di Mussolini di sfruttare la stampa a fini propagandistici, escludendo deliberatamente le voci dissidenti. Questo aspetto si collega alle teorie della Scuola di Francoforte, corrente di pensiero nata negli anni ’20 presso l’Istituto per la Ricerca Sociale di Francoforte. I suoi esponenti principali, tra cui Max Horkheimer e Theodor Adorno, nella loro opera “Dialettica dell’Illuminismo”, i mass media non si limitano a informare, ma possono diventare strumenti di controllo sociale, standardizzando il pensiero e sopprimendo il dissenso attraverso contenuti ripetitivi e privi di critica.

L’industria culturale, secondo questa prospettiva, serve a perpetuare lo status quo, impedendo lo sviluppo di una coscienza critica nelle masse. Mussolini comprese l’importanza di questi strumenti per consolidare il regime, ma la serie avrebbe potuto approfondire il ruolo di altri mezzi propagandistici, come il cinema e la radio, che ebbero un impatto determinante nella costruzione del consenso.

Il concetto di potere in M il figlio del secolo

Un altro tema centrale della serie è il potere, con un focus sul potere carismatico di Mussolini in contrapposizione al potere legale-razionale del Re Vittorio Emanuele III.

Secondo Max Weber, il potere può assumere tre forme principali: Potere tradizionale: basato su consuetudini e tradizioni consolidate nel tempo, tipico delle monarchie ereditarie, il Potere legale-razionale: fondato su norme e leggi codificate, tipico delle moderne democrazie e degli stati di diritto e infine, il Potere carismatico: basato sulla devozione personale nei confronti di un leader percepito come eccezionale e dotato di qualità straordinarie.

Mussolini incarnò il potere carismatico, imponendosi grazie alla sua oratoria e alla costruzione della propria immagine di guida indiscussa. Il suo carisma gli permise di attrarre masse di sostenitori, presentandosi come il salvatore della nazione in un periodo di crisi. Tuttavia, Weber sottolineava che il potere carismatico tende a essere instabile e deve istituzionalizzarsi per sopravvivere nel tempo. Questo avvenne con il Fascismo, che trasformò il carisma di Mussolini in un sistema di potere duraturo attraverso la repressione politica, la propaganda e il controllo delle istituzioni.

Un commento critico a M il figlio del secolo

Nonostante i suoi meriti, la serie presenta alcune lacune narrative e storiche.

  • Il ruolo della società: la narrazione si concentra prevalentemente su Mussolini, senza esplorare in profondità il ruolo attivo della società nell’ascesa del Fascismo. La popolazione italiana non fu solo vittima, ma spesso sostenne il regime per paura, speranza o nazionalismo. Una maggiore attenzione a questi aspetti avrebbe reso la rappresentazione più completa.
  • Personaggi storici semplificati: Figure chiave come Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti vengono trattate in modo superficiale. D’Annunzio, con la sua influenza sul nazionalismo italiano, e Marinetti, promotore del Futurismo e dell’estetica bellica fascista, avrebbero meritato maggiore spazio.
  • La costruzione della propaganda: Sebbene venga evidenziato il ruolo della stampa, la serie non approfondisce strumenti cruciali della propaganda fascista, come il cinema e la radio, che furono determinanti nella creazione dell’immaginario collettivo attorno alla figura del Duce.

“M il figlio del secolo” non è solo una serie storica, ma un’opera che offre spunti di riflessione sulla natura del potere e sulla manipolazione dell’informazione. Questa breve analisi sociologica di un prodotto mediale prova a mostrare come il consenso non derivi da un’azione unidirezionale, ma sia il risultato di propaganda, controllo politico e partecipazione attiva della società. Sebbene la serie riesca a trasmettere questi concetti, avrebbe potuto esplorarli con maggiore profondità, rafforzando il legame tra passato e presente.

Andrea Zampieri

Riferimenti