La società odierna è caratterizzata da una fluidità spaziale che rende labili i confini del vivere associato. L’uomo del nostro secolo, in quanto cittadino del mondo, ricerca la propria dimensione sociale in contesti connotati dalle medesime caratteristiche che gli trasmettano un senso di sicurezza e familiarità: i non luoghi.

Cosa sono i non luoghi?

I centri commerciali sono un esempio di non luogo
I centri commerciali sono un esempio di non luogo

Marc Augé definisce i non luoghi in contrapposizione ai luoghi antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la peculiarità di non essere identitari, relazionali e storici. Fanno parte dei non luoghi sia le strutture necessarie per la circolazione delle persone e dei beni (autostrade, svincoli e aeroporti), sia i mezzi di trasporto, che i grandi centri commerciali. La principale critica mossa a questa definizione è proprio quella di non esserlo: essa si poggia infatti sulla negazione del concetto di luogo ma non è corroborata da un’accezione autonoma.

Il non luogo espressione della surmodernità

Augé intende definire una “nuova” modernità, connotata da specifici fenomeni sociali, culturali, economici, tipici delle società complesse della fine del ventesimo secolo: la surmodernità che è strettamente connessa al fenomeno della globalizzazione e genera un non luogo. La surmodernità è caratterizzata da:

  • eccesso di tempo: la temporalità presente è affollata di avvenimenti che finiscono presto nel dimenticatoio del passato e la loro fugacità non lascia spazio alla programmazione di un futuro a lungo termine;
  • eccesso di spazio: il mondo allarga i propri orizzonti stanziali e sempre maggiori sono le grandi concentrazioni urbane, i trasferimenti di popolazioni e moltiplicazione di installazioni e mezzi per la circolazione accelerata;
  • eccesso di individualismo: l’aumento spropositato dei riferimenti spaziali e temporali rende necessaria per ciascuno la ricerca di un percorso personale che risponda alle istanze del dinamismo contemporaneo.

I non luoghi sono i nodi e le reti di un mondo senza confini e dal punto di vista strutturale risultano identici in qualsiasi punto del globo.

L’eterotopia del non luogo

Michel Foucault
Michel Foucault

Si potrebbe provare a decodificare i non luoghi tramite delle chiavi di accesso di Michel Foucault. Il sociologo francese, che conia la definizione, descrive l’eterotopia in questi termini: “Tra tutti questi luoghi, quelli che più mi interessano hanno la curiosa proprietà di essere in relazione con tutti gli altri luoghi, ma con una modalità che consente loro di sospendere, neutralizzare e invertire l’insieme dei rapporti che sono da essi stessi delineati, riflessi e rispecchiati“. Perché non pensare al non luogo allora come una dimensione sospesa in cui tanti attori, vicende, bisogni, si incrociano senza mai mescolarsi davvero? Il non luogo potrebbe rappresentare dunque una sorta di terra di mezzo: accoglie nel momento di smarrimento il viaggiatore ma a lungo andare reifica l’essenza identitaria dell’umanità sacrificandola sull’altare della globalizzazione.

Roberta Cricelli

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