Nel mio percorso di educatrice, ho sempre avuto a che fare con tantissimi casi di bambini “particolari” che avevano bisogno di ricevere un aiuto in più, a causa dell’insuccesso scolastico, o nella vita sociale. Spesso gli adulti ne attribuiscono le cause solo ed esclusivamente ai comportamenti inadatti dei bambini, ignorando che l’insuccesso può dipendere proprio dal rapporto che questi ultimi hanno con la famiglia. Rientra quindi, nella sfera delle nostre funzioni, quella di mediatore sociale tra il bambino e i genitori.

Il ruolo della famiglia

Prima di tutto è importante comunicare al genitore che nel bambino si sono riscontrati problemi di tipo comportamentale e/o gestionale: del tempo, dello spazio e del rapporto con i coetanei. Spesso i piccoli sono irruenti, annoiati e vivono il conflitto con gli altri bambini, anche se dall’altro lato questo conflitto non è riscontrabile. Dobbiamo stare attenti infatti, a decifrare se siano comportamenti duraturi o atteggiamenti spinti da un particolare momento. Una volta accertato che si tratta di comportamenti costanti nel tempo, il primo intervento è proprio da parte della famiglia. Con l’aiuto costante dell’educatore, i genitori si troveranno ad affrontare in modo diverso il rapporto con il bambino, assumendo anch’essi comportamenti differenti.

I motivi dell’insuccesso

Ecco quali sono i motivi per cui i genitori provocano l’insuccesso dei propri figli.

  • Aspettative troppo alte e/o non idonee alle attitudini del bambino: spesso i genitori vivono i figli come la realizzazione dei propri sogni, il che è sbagliato poiché ogni essere umano ha i propri interessi e le proprie capacità, che non sempre sono il riflesso di quelle di mamma e papà.
  • Disattenzione nei compiti: il bambino non viene guidato, seguito né tanto meno ascoltato; il che è un bene finché egli riesce a sostenere già da piccolo il peso dell’indipendenza, ma in alcuni casi ha bisogno di essere almeno sostenuto durante lo svolgimento dei compiti più semplici, in modo da non innescare in lui il bisogno di attirare l’attenzione in modi diversi.
  • Più rimproveri e meno elogi: è necessario che si faccia invece, esattamente il contrario. Anziché rimproverare il bambino quando sbaglia, è preferibile elogiarlo quando qualcosa gli riesce molto bene.

È importante riuscire, poi a registrare il miglioramento nelle attitudini dei bambini presi in considerazione. Questo perché, nel caso in cui il piccolo non migliora, è probabile che ci troviamo davanti ad un caso più grave, da diagnosticare con l’intervento di uno psicologo.

Maria De Luca

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