Uno dei miti più diffusi nella società contemporanea è l’esaltazione della visione relativistica del mondo secondo la quale non esistono più valori e verità assoluti ma solamente verità e valori relativi nel tempo e nei vari luoghi geografici. Addirittura, esistono valori relativi alla visione del mondo dei singoli individui. Dobbiamo premettere che esistono due concezioni opposte e inconciliabili della verità e dei valori, ovvero la concezione metafisica e la concezione relativistica. Per la prima esiste una verità oggettiva che non dipende dalla volontà degli individui ma dai dati di fatto oggettivi. Al contrario per la concezione relativistica della verità può essere considerata vera anche un’affermazione che non si basa sui dati di fatto ma sulle intuizioni, sulle opinioni e anche sulle credenze della maggior parte degli individui che anche in mancanza di prove considerano quell’affermazione vera. Siamo un po’ tornati alla visione filosofica dei valori sostenuta dai sofisti. 

L’uomo è a misura di tutte le cose

Protagora uno dei più importanti sofisti affermava che: “L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. In sintesi, il filosofo greco sosteneva che era l’uomo a decidere se una cosa era vera e non i dati di fatto. Al contrario la concezione metafisica dei valori afferma che essi e la loro gerarchia non dipendono dalla volontà degli uomini e quindi dal contesto storico ma dalla volontà divina. Secondo tale concezione meno radicale i valori dipendono se non dalla volontà divina quanto meno dai principi etici metastorici e metatemporali.

Al contrario la concezione relativistica (detta anche contrattualistica) dei valori afferma che sono gli uomini a decidere nei vari sistemi sociali e nelle varie epoche storiche quali sono i valori e quale è la loro gerarchia senza tenere conto né della volontà divina né dei principi etici naturali ed immutabili.

Non ci sono certezze assolute nella visione relativistica

Nella visione del mondo relativistica non ci sono certezze assolute, non vi sono punti di riferimento in grado di dare stabilità e prevedibilità alle azioni degli uomini. Secondo Kumar il mondo contemporaneo è un mondo in eterno presente privo di un centro intorno al quale costruire qualcosa di stabile e duraturo. Inoltre, per Kumar sono possibili solo forme di conoscenza temporanee, mutevoli e locali. Tale punto di vista è perfettamente in linea con la filosofia di Eraclito che affermava “panta rei kai uten madein” (tutto scorre nulla permane).

La visione relativistica del mondo non colpisce solamente il concetto di verità e conoscenza nonché quello di valore ma anche quello di personalità inteso come un qualcosa che con il trascorrere del tempo acquista stabilità. Infatti, un individuo giunto nell’età adulta dovrebbe avere una personalità ben definita nonché dotata di una certa coerenza comportamentale. Kumar esponente di spicco della visione relativistica del mondo afferma che il mito della personalità stabile e ben definita è crollata. Il sé post-moderno è un’entità discontinua con una serie di identità con caratteristiche schizofreniche.

Kumar: identità discontinue

Per kumar la personalità dell’uomo post-moderno è incapace di unire passato, presente e futuro. La biografia personale dell’uomo post-moderno è costituita da esperienze e identità discontinue e non dalla storia di una personalità coerente in formazione. A nostro avviso tale concezione relativistica della personalità è semplicemente assurda e definibile ai limiti della follia tanto e vero che lo stesso Kumar parla di vissuto schizofrenico.

Appare evidente che un individuo normale si caratterizza per il fatto che la sua personalità si struttura col passar degli anni e con l’accumulo dell’esperienza tanto che nel periodo compreso tra i 30 e i 35 anni dovrebbe giungere ad una strutturazione ben definita a parte cambiamenti secondari o comunque marginali sempre possibili a qualunque età. Per i sostenitori della visione relativistica, la personalità non giungerà mai ad una strutturazione ben definita dal momento che sarà sempre un’entità discontinua, incoerente, contradditoria e instabile soggetta a cambiamenti non prevedibili e senza un filo logico che dia loro un senso.  

Vogliamo mettere in evidenza che una personalità che abbia tali caratteristiche rende estremamente problematici tutti i tipi di rapporti interpersonali. Di conseguenza dato che tali rapporti sono alla base della struttura sociale di una personalità di tal tipo rende problematica l’intera vita sociale. Infatti, la condizione più importante per rendere possibili i rapporti interpersonali è rappresentata dal fatto gli attori impegnati in tali azioni mantengano un tipo di comportamento lineare prevedibile e coerente in mancanza del quale nessun attore sociale potrebbe fidarsi delle altre persone.               

Critiche alla visione relativistica?

Tale fatto è vero sia per i fenomeni sociali che riguardano la sfera privata, sia per quelli che concernano la sfera pubblica. Appare che solamente individui che posseggono una personalità coerente dotata di senso di responsabilità e stabilità e che non abbiano tendenze ad assumere comportamenti schizofrenici possono essere considerati attori degni di fiducia e di credibilità. Non vediamo invece quale fiducia e quale credibilità possa essere attribuita ad individui che hanno una personalità simile a quella considerata accettabile dal post-modernismo ovvero la più importante corrente filosofica che esalta la visione relativistica del mondo.

Nessuno potrebbe concedere la minima fiducia ad individui che posseggono una personalità discontinua, incoerente ed instabile. Essi potrebbero modificare il loro comportamento senza nessun motivo razionalmente valido ma solamente perché il loro istinto e il loro intuito gli suggeriscono di modificare le loro idee e il loro comportamento. In definitiva quindi la concezione relativistica del mondo applicata alla personalità degli individui creerebbe un’anarchia comportamentale che renderebbe ancora più critici e problematici i rapporti sociali.  Come tutti sanno l’anarchia non è mai positiva in nessun settore della vita sociale.

Verso il futuro

Infatti, kumar mette in evidenza che secondo i post-modernisti gli individui dovrebbero avere una personalità che non tenga conto dei ricordi delle aspettative del futuro ma che viva in un eterno presente. A nostro avviso questa idea dei post-modernisti è semplicemente assurda e utopistica dal momento che tutti gli individui nel loro comportamento sociale sono condizionati da tre fattori: i ricordi del passato, la situazione presente e le aspettative del futuro. Per chiarire quanto abbiamo detto faremo un esempio.

Ipotizziamo che un individuo decida di entrare a far parte di un gruppo, il comportamento che adotterà nel gruppo dipende sia dai ricordi delle esperienze acquisite nei gruppi dei quali è stato membro in passato, sia dalla situazione presente dell’individuo e dalle caratteristiche del gruppo dove ora è inserito e sia dai vantaggi che l’individuo si aspetta di ricevere in un futuro più o meno prossimo dalla sua appartenenza al gruppo in questione.                   

Eterno presente

In sintesi, il comportamento di tutti gli individui dipende dal ricordo del passato, dalle situazioni presenti e dalle prospettive future. Infatti, solamente un bambino di uno o due anni può vivere in un eterno presente poiché non ha ricordi significativi del passato e non può elaborare progetti per il futuro. D’altra parte, un adolescente, un giovane o un adulto che vivessero in un eterno presente sarebbero degli irresponsabili. Nemmeno un vagabondo o un eremita possono vivere in un eterno presente dal momento che non possono cancellare dalla loro mente alcuni ricordi che non svaniscono mai nemmeno col passare del tempo. Di conseguenza il concetto di eterno presente dei post-modernisti è illogico e assurdo.

Tuttavia, un esponente del post-modernismo non darebbe nessuna importanza al carattere illogico di tale affermazione nonché di qualunque altra affermazione dal momento che per i post-modernisti le piccole narrazioni ovvero le forme di conoscenza contestuali e provvisorie devono essere illogiche.                        

Visione relativistica: ragionamento para logico

Kumar afferma a riguardo che le piccole narrazioni sono para logiche poiché accettano quelli che in base alla logica scientifica apparirebbero come ragionamenti infondati ed argomentazioni contraddittorie. Vogliamo chiarire che col termine ragionamento para logico si intende in psichiatria un modo di ragionare illogico, incoerente e contraddittorio. D’altra parte, appare evidente che quando viene violato il principio di non contraddizione si entra in piena anarchia sociale, filosofica e scientifica. Per quanto riguarda l’anarchia sociale nessun discorso dotato di senso e nessuna comunicazione comprensibile e chiara è possibile tra gli individui se non viene rispettato il principio di non contraddizione dal momento che ogni discorso contraddittorio è privo di significato.

Non solo nella vita di tutti i giorni il carattere contradditorio dei discorsi rende impossibile la comunicazione ma anche nella comunità scientifica non sarebbe possibile il dialogo tra gli scienziati se viene violato il principio di non contraddizione. La stessa cosa vale anche per la filosofia. Dobbiamo dire che comportamenti e discorsi contraddittori sono abbastanza frequenti nella società contemporanea poiché moltissimi individui non seguono criteri razionali ma criteri non razionali nel loro comportamento.            

Appare chiaro che quando una decisione viene presa basandosi su motivazioni irrazionali è molto frequente che tale decisione venga modificata senza nessuna motivazione logica dal momento che era stata presa seguendo l’istinto e le situazioni del momento. Di conseguenza oggi diventa difficile comprendere e prevedere il comportamento di moltissime persone proprio perché l’esaltazione della visione relativistica del mondo svaluta l’importanza della razionalità nella scelta delle strategie comportamentali. In sintesi, l’esaltazione della visione relativistica del mondo comporta tutte le conseguenze negative che abbiamo evidenziato in questo articolo. Infatti, ogni qual volta si abbandonano i criteri razionali nella scelta delle strategie comportamentali le conseguenze sono pesantissime.                         

Visione relativistica e dissonanza cognitiva

Ma i problemi non riguardano solo i rapporti interpersonali e la costruzione della visione del mondo coerente e sensata. Infatti, proprio la svalutazione dei criteri razionali nella scelta delle strategie comportamentali rende oggi moltissimi individui incapaci persino di conoscere sé stessi. Appare evidente che la conoscenza delle caratteristiche principali della propria personalità nonché dei punti forti e deboli di essa richiede la capacità di riflettere razionalmente. Ma per il post-modernismo riflettere razionalmente è inaccettabile. Soprattutto conoscere la propria personalità significa essere in grado di comprendere le motivazioni che determinano le nostre azioni e riuscire almeno in parte a prevedere i propri comportamenti e le proprie scelte. Tutto ciò diventa impossibile se non si usano i criteri razionali tanto detestati dai post-modernisti che ritengono possibili solo le piccole narrazioni.             

Concludiamo il nostro discorso sulla visione relativistica del mondo mettendo in evidenza che essa ha determinato l’aumento della dissonanza cognitiva nella società contemporanea. Festinger parla di dissonanza cognitiva quando esiste contraddizione tra i dati oggettivi a disposizione di un individuo e il suo comportamento. Appare evidente che la contraddizione non spaventa i post-modernisti che non la giudicano affatto negativa ragion per cui cadono spesso e volentieri anche in comportamenti dissonanti. Detto ciò, crediamo di aver spiegato chiaramente tutti i problemi che derivano a livello microsociologico e macrosociologico dall’esaltazione della visione relativistica del mondo.

Mariangela Mangieri, Giovanni Pellegrino

Bibliografia  

  • K.Kumar, “Le nuove teorie del mondo contemporaneo, Einaudi, Torino, 1995
  • G. Pellegrino,” Il neopaganesimo nella società contemporanea, Edisud, Salerno, 2000
  • G. Pellegrino,” I miti della società contemporanea, New Grafic Service, Salerno. 2005
  • H. Reimann, Introduzione alla sociologia, Il Mulino, Bologna, 1992           
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