La crescente presenza di negozi automatici aperti H24 sta ridefinendo il panorama urbano contemporaneo. Questi punti vendita automatizzati rappresentano non solo una risposta alle esigenze di una società sempre più frenetica ma anche un fenomeno sociale intrigante che merita uno sguardo attento, magari attraverso la lente della sociologia urbana. Proviamo a dare qualche suggestione.
La Società 24/7 e il consumo onnipresente
La nascita e la proliferazione dei negozi automatici aperti 24 ore su 24 degli ultimi anni riflette l’evoluzione della società. La frenesia da un lato, ma anche un risparmio dei costi del personale da parte dei gestori, condizionano il senso dell’abitare e vivere questi luoghi: questi spazi commerciali, privi di personale umano, offrono la possibilità di accedere ai prodotti in qualsiasi momento, sottolineando la reiterazione di una cultura del consumo sempre attiva e tesa alla spersonalizzazione. In un certo qual modo, questi negozi si ergono a emblema non solo della società del consumo, ma anche della resa commerciale dei quartieri residenziali.
Negozi automatici H24: tra isolamento e libertà
Un aspetto interessante da esplorare è la tensione tra l’idea di libertà individuale e la possibile percezione di isolamento che i negozi automatici H24 potrebbero portare. Mentre da un lato offrono la comodità di fare acquisti senza vincoli di orario, alcuni potrebbero vedere questi spazi come luoghi impersonali che mancano dell’interazione umana tipica dei negozi tradizionali, e dunque, di una mancanza di vita del quartiere stesso. Le classiche botteghe che hanno caratterizzato la storia italiana, hanno avuto da sempre una funzione sociale importante.
Proprio perché sono dei luoghi accessibili a qualsiasi ora, possono diventare sia bivacchi per senzatetto che luoghi di ritrovo soprattutto dei giovani. La mancanza di personale addetto alla vendita genera un fattore di libertà importante: se solitamente vi è interazione, bisogna altresì giustificare la propria presenza in un negozio e in certi casi l’interazione si riduce a “o compri o te ne vai”, con l’assenza di personale viene meno la giustificazione della motivazione della presenza lì e il limite di tempo della permanenza nell’esercizio commerciale.
La differenza con i bar
Un confronto possibile – sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale – è il bar. Esso è un elemento centrale nella cultura italiana, ha svolto un ruolo significativo nel plasmare le dinamiche sociali della nazione. Questi luoghi non sono semplici fornitori di caffè e bevande, ma veri e propri centri sociali che riflettono l’evoluzione della società italiana nel corso dei decenni. Durante il dopoguerra, i bar sono diventati punti di ritrovo per le comunità locali, offrendo un luogo di svago e relax in un periodo di ricostruzione nazionale anche grazie all’avvento della televisione.
L’apparecchio in sé aveva ancora un costo molto elevato e non era possibile acquistarlo per la famiglia media, così i bar si dotarono di televisori per creare business e integrazione: si consumava perché, magari, c’era il telegiornale o un determinato programma. Oggi elementi attrattivi possono essere il Wi-Fi gratuito e spazi per lavorare e organizzare incontri aziendali e musicali.
Negozi automatici H24 come spazi di aggregazione
La transizione verso un modello di negozi aperti H24 ha impatti economici e lavorativi. Da un lato, offre opportunità di lavoro in settori correlati, come manutenzione e sicurezza, dall’altro può generare un cambiamento – in meglio o in peggio – del prestigio del quartiere. Non è infatti difficile individuare, per esempio, nelle zone urbane adiacenti le stazioni metro, questi esercizi che fungono da rifugio arrangiato per senzatetto, o, se posizionati tra i negozi di un corso principale di un paese, potrebbero essere percepiti come intrusioni in uno spazio sociale tradizionale. Inoltre, un negozio non gestito con del personale presente in loco, genera dubbi e problemi dal punto di vista della sicurezza: non è difficile infatti leggere notizie inerenti ad atti vandalici nei confronti delle cosiddette macchinette automatiche, ma anche la trasmutazione del negozio in sè in un nuovo punto strategico della mappa cittadina dello spaccio di droga e simili.
Sociologia spicciola o sociologia degli spiccioli?
Un aspetto da non sottovalutare, oltre la disponibilità oraria e la mancanza di interazione cliente-esercente, è la scelta, da parte dei ragazzi, di questi luoghi per i loro acquisti da passeggio. Solitamente, i ragazzi di età scolare tra i 12 e i 15 anni, non percepiscono remunerazione da lavoro, se non la proverbiale “paghetta”. Ragion per cui, la socialità che può avvenire tra compagni di scuola e amici nei classici pomeriggi di svago post-studio, viene regolata da questa “economia degli spiccioli”. Spesso non ci si può allontanare troppo da casa e quale migliore soluzione per darsi appuntamento e bere qualcosa se non ai negozi automatici H24? ovviamente questi possono essere anche una tappa della promenade, ma rimangono tuttavia un luogo che i ragazzi considerano da inglobare nell’itinerario dello svago.
Riferimenti
Hr specialist, orientatore, docente e giornalista pubblicista laureato in Sociologia con lode. Redattore capo di Sociologicamente.it.
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