Il neoliberismo è una forma di totalitarismo, un’ideologia autoritaria e dominante, appoggiata dalle grandi Istituzioni politico-economiche (FMI, WTO, Banca Mondiale), che sta inesorabilmente smantellando lo Stato di diritto. La crisi del ‘29 negli Stati Uniti e la grande depressione che ne seguì, sancirono il fallimento del libero mercato e misero gli Stati di fronte alla necessità di un cambiamento di rotta nelle politiche economiche su larga scala.

Una caricatura di John Maynard Keynes
Una caricatura di John Maynard Keynes

Pioniere ed architetto del nuovo corso fu John Maynard Keynes ed il suo testo “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (1936) ne fu il punto di svolta. Un’altra economia, volta al benessere dei popoli, era possibile. E così è stato per molti anni a seguire. Molti Paesi registrano progressi record nelle proprie economie, il nuovo Stato sociale si dirige verso la piena occupazione e la valorizzazione dei diritti sanciti dalle Costituzioni nazionali, in particolare quelle nate nell’immediato dopoguerra. Ma i teorici del “laissez-faire” non erano scomparsi, non sconfitti del tutto; così una piccola cerchia di ideologi e professori dell’Università di Chicago, convinti che la società potesse essere regolata interamente da forze “naturali”, iniziò a sviluppare una corrente di pensiero volta a sostenere il mercato come sola ed unica religione.

La nascita della shock economy

La copertina del Time dedicata a Friedman
La copertina del Time dedicata a Friedman

I due guru del nuovo movimento anti-stato furono Friedrich von Hayek e un suo allievo, Milton Friedman, che diventerà da lì a poco il primo consulente di Pinochet per le politiche economiche. I “Chicago boys” sfruttano la prima occasione utile che gli si presentò: il golpe cileno rappresenta uno strumento utile per l’applicazione pratica delle nuove teorie e in breve tempo la consulenza della scuola monetarista di Friedman si traduce in un programma di privatizzazioni selvagge e una deregolamentazione del mercato del lavoro in un paese ancora sotto shock. È la nascita della cosiddetta “shock economy”, la tattica del capitalismo contemporaneo: approfittarsi di uno stato di shock politico, sociale o economico per effettuare un cambiamento rapido, permanente ed irreversibile nella società.

Come scrive la giornalista canadese Naomi Klein “per più di trent’anni Friedman e i suoi potenti seguaci avevano perfezionato proprio questa strategia: attendere il verificarsi di una grande crisi o di un grande shock, quindi sfruttare le risorse dello Stato per ottenere un guadagno personale, mentre gli abitanti sono ancora disorientati, e poi agire rapidamente per rendere permanenti le riforme”.

Cosa comporta questa nuova scuola di pensiero?

Ma quali sono le caratteristiche di questa scuola di pensiero, che altro non è se non la ripresentazione in chiave moderna del liberismo nato agli inizi dell’Ottocento? Un nuovo liberismo (neoliberismo appunto) dunque ancora più estremista, fondamentalista. La premessa teorica, l’ideologia di base è la convinzione che le variabili economiche (domanda, offerta, occupazione) siano regolate da leggi naturali legate al comportamento individuale. Il mercato, lasciato a se stesso, è visto come un sistema perfetto in grado di autoregolarsi solo se si concede la possibilità agli individui di agire secondo i propri interessi. La condizione necessaria, dunque, trova le basi nella visione di una maggiore efficienza del privato rispetto al pubblico. Tutto questo per Friedman e soci ha valore scientifico e dogmatico ed è sostenuto da modelli matematici in grado di spiegare e prevedere esattamente le situazioni.

Di seguito un video che spiega le dinamiche della shock economy

Rino Carfora

Print Friendly, PDF & Email