Il neoliberismo è una forma di totalitarismo, un’ideologia autoritaria e dominante, appoggiata dalle grandi Istituzioni politico-economiche (FMI, WTO, Banca Mondiale), che sta inesorabilmente smantellando lo Stato di diritto. La crisi del ‘29 negli Stati Uniti e la grande depressione che ne seguì, sancirono il fallimento del libero mercato e misero gli Stati di fronte alla necessità di un cambiamento di rotta nelle politiche economiche su larga scala.
![Una caricatura di John Maynard Keynes](https://sociologicamente.it/wp-content/uploads/2015/05/keynescolour-300x278.jpg)
Pioniere ed architetto del nuovo corso fu John Maynard Keynes ed il suo testo “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (1936) ne fu il punto di svolta. Un’altra economia, volta al benessere dei popoli, era possibile. E così è stato per molti anni a seguire. Molti Paesi registrano progressi record nelle proprie economie, il nuovo Stato sociale si dirige verso la piena occupazione e la valorizzazione dei diritti sanciti dalle Costituzioni nazionali, in particolare quelle nate nell’immediato dopoguerra. Ma i teorici del “laissez-faire” non erano scomparsi, non sconfitti del tutto; così una piccola cerchia di ideologi e professori dell’Università di Chicago, convinti che la società potesse essere regolata interamente da forze “naturali”, iniziò a sviluppare una corrente di pensiero volta a sostenere il mercato come sola ed unica religione.
La nascita della shock economy
![La copertina del Time dedicata a Friedman](https://sociologicamente.it/wp-content/uploads/2015/05/1101691219_400-228x300.jpg)
I due guru del nuovo movimento anti-stato furono Friedrich von Hayek e un suo allievo, Milton Friedman, che diventerà da lì a poco il primo consulente di Pinochet per le politiche economiche. I “Chicago boys” sfruttano la prima occasione utile che gli si presentò: il golpe cileno rappresenta uno strumento utile per l’applicazione pratica delle nuove teorie e in breve tempo la consulenza della scuola monetarista di Friedman si traduce in un programma di privatizzazioni selvagge e una deregolamentazione del mercato del lavoro in un paese ancora sotto shock. È la nascita della cosiddetta “shock economy”, la tattica del capitalismo contemporaneo: approfittarsi di uno stato di shock politico, sociale o economico per effettuare un cambiamento rapido, permanente ed irreversibile nella società.
Come scrive la giornalista canadese Naomi Klein “per più di trent’anni Friedman e i suoi potenti seguaci avevano perfezionato proprio questa strategia: attendere il verificarsi di una grande crisi o di un grande shock, quindi sfruttare le risorse dello Stato per ottenere un guadagno personale, mentre gli abitanti sono ancora disorientati, e poi agire rapidamente per rendere permanenti le riforme”.
Cosa comporta questa nuova scuola di pensiero?
Ma quali sono le caratteristiche di questa scuola di pensiero, che altro non è se non la ripresentazione in chiave moderna del liberismo nato agli inizi dell’Ottocento? Un nuovo liberismo (neoliberismo appunto) dunque ancora più estremista, fondamentalista. La premessa teorica, l’ideologia di base è la convinzione che le variabili economiche (domanda, offerta, occupazione) siano regolate da leggi naturali legate al comportamento individuale. Il mercato, lasciato a se stesso, è visto come un sistema perfetto in grado di autoregolarsi solo se si concede la possibilità agli individui di agire secondo i propri interessi. La condizione necessaria, dunque, trova le basi nella visione di una maggiore efficienza del privato rispetto al pubblico. Tutto questo per Friedman e soci ha valore scientifico e dogmatico ed è sostenuto da modelli matematici in grado di spiegare e prevedere esattamente le situazioni.
Di seguito un video che spiega le dinamiche della shock economy
Rino Carfora