La coniazione della locuzione “tigri asiatiche” risale agli anni ’90 e si riferisce alla capacità di produzione industriale dimostrata dagli stati del sud-est asiatico e della relativa delocalizzazione di alcuni processi produttivi da parte di aziende leader di tutto il mondo. Il fiore all’occhiello della produzione di queste aree è rappresentata dall’elettronica.

Con ogni probabilità chi scrive e chi legge questo articolo lo fa tramite un dispositivo elettronico dove i pezzi principali quali circuiti elettrici, chip, processori e schede madri vengono prodotti proprio dagli operai del sud-est asiatico, ma sarebbe meglio dire dalle operaie.

Donne in fabbrica

Le protagoniste nel loro giorno libero

Nimble Fingers” (dita agili) è un documentario diretto da Parsifal Reparato, antropologo, fotografo e regista italiano. Attraverso il documentario è possibile prendere visione di un Vietnam ben diverso da quello presente nell’immaginario collettivo, dalla giungla, dalle spiagge esotiche e dalle immense risaie.

Il film, girato per la maggior parte del tempo ad Hanoi, inizia con le riprese di aree industriali in sviluppo a ridosso di quelle che erano aree agricole e d’allevamento. Fabbricati in costruzione, strade sterrate attraversate da bufali e percorse da migliaia di motorini con i quali le giovani operaie vietnamite si recano a lavoro in fabbrica. È opportuno precisare che l’80% delle maestranze in Vietnam è costituita da donne.

Protagoniste di questo documentario sono due ragazze conviventi che lavorano in fabbriche vicine; persone come loro sono le fautrici del cosiddetto “Miracolo Asiatico“. Prendendo visione delle scene di vita quotidiana, è possibile rendersi conto delle condizioni lavorative e di vita delle giovani operaie vietnamite, costrette a condividere ambienti domestici di 3 metri per 6, valorizzando al massimo l’acqua e trascorrendo quel pochissimo tempo libero a loro disposizione in casa, chiacchierando, giocando a carte, esprimendo attraverso il disegno i propri sogni.

Il vero e proprio tempo libero è costituito da 1 giorno libero al mese, dove approfittare per fare passeggiate in giro per la città, comunque troppo cara da vivere per il loro stipendio. Le scene girate per strada colgono perfettamente la rapida trasformazione della società vietnamita: migliaia di motorini e ovunque persone con il viso coperto da una mascherina per proteggersi dall’inquinamento e dalle malattie.

Pochi diritti e grandi responsabilità

Contrarre una malattia che impossibilita l’operaio a lavorare per un giorno, fa perdere un giorno di salario e condanna lo stesso al rischio di perdere il posto di lavoro alla fine dell’anno di produzione. Se ci si sente male sul posto di lavoro, l’operaio ha diritto a 30 minuti di assistenza medica in infermeria, oltre i quali si perdono ore di salario.

Dai discorsi di Bay e le sue amiche emergono altre forti problematiche disciplinari inerenti al diritto di parlare, di mangiare, di andare in bagno durante l’orario di lavoro. Commettere un errore può essere decisivo per la perdita del posto di lavoro.

L’alternanza di brillanti animazioni realizzate a partire dai disegni e dai racconti delle operaie riesce a restituire la realtà dello stress fisico, psicologico ed emotivo vissuti alla catena di montaggio, dove gli operai vengono ripresi e sorvegliati con telecamere di vigilanza mentre con estrema ripetitività posizionano chip, mettono viti e saldano, a seconda della propria mansione.

I luoghi d’origine

La casa di campagna tradizionale vietnamita

Il grande contrasto modernità-tradizione appare con il ritorno ai villaggi e paesi d’origine per la festa di capodanno. Il ritorno a casa avviene durante i lavori di mietitura. Queste scene riescono a ridare il senso del lento trascorrere del tempo e dei cicli naturali anche nello spettatore.

La grande casa vietnamita, ad ambiente unico, è il luogo dove la famiglia si riunisce per il capodanno, dove emergono gli usi e costumi della tradizione agricola locale. Chi vive lì sogna di ottenere un posto in fabbrica per scampare al lavoro in risaia e ai trasporti a mano al mercato, abbagliato da uno stipendio di rilievo che però non basta a pagare l’affitto e i beni essenziali.

Si stima che dopo circa 5 anni un operaio abbandoni il proprio lavoro a causa di malattie o per l’impossibilità di aderire ai severi regolamenti imposti in fabbrica.

Faranno ritorno alle proprie origini mentre nuove leve partiranno verso la città e i capannoni industriali a ridosso dei cimiteri e delle campagne, passeggiando nel tempo libero sugli argini dei canali di acque reflue, unici luoghi simili alla natura e lontani dalla frenesia dei ritmi di produzione.

Parco industriale di Hanoi

Nimble Fingers” si basa su ricerche sul campo effettuate dallo stesso Parsifal Reparato e coadiuvate dall’Università “L’Orientale” di Napoli e l’Accademia di Scienze Sociali Vietnamita.

Di seguito il trailer del documentario.

René Verneau

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