In tema Halloween, che tra poco arriverà nelle nostre case, oggi è il turno di un tema tanto caro al premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello: quello delle maschere. Non solo in questo periodo dell’anno siamo costretti ad indossarne una, bensì, come piaceva ripetere allo scrittore siciliano, siamo costretti a cambiare volto molto spesso durante la nostra vita.
Nel suo capolavoro letterario “Uno, nessuno e centomila” Pirandello sosteneva che nella vita si incontrano tante maschere e pochissimi volti, e che ognuno di noi è uno solo, ma nessuno allo stesso tempo, nonché centomila persone tutte insieme. Ebbene sì, perché noi siamo sempre tenuti ad assumere comportamenti e dimensioni che la società ci impone, venendo appunto “mascherati” dai dogmi che ci vengono imposti, senza poter esprimere la nostra vera e profonda personalità, se non in pochi e intimi casi. Qualche esempio? Chi ha un temperamento molto impulsivo, su un posto di lavoro, dovrà sostituire il suo carattere istintivo con la maschera della persona docile e comprensiva; a meno che non voglia giocarsi il posto di lavoro. Idem per chi ha un carattere piuttosto festaiolo e, quando incontra un uomo o una donna da corteggiare, indossa la maschera della persona tranquilla e semper fidelis! Allo stesso modo, quanti di noi hanno indossato la maschera da “sono sobrio” dopo una festa con i propri amici davanti ai nostri genitori?
Luigi Pirandello aveva proprio ragione: le maschere non si indossano soltanto ad Halloween o a Carnevale, bensì siamo costretti a temperare le nostre note caratteriali sempre e comunque, per seguire le regole che la società ci impone, al fine di convivere pacificamente nella nostra civiltà. Dopotutto l’uomo è un animale sociale, e il cambiamento, seppur momentaneo e a seconda della situazione, fa parte della sua natura.
Maria De Luca