In Italia è appena passata le legge sulle unioni civili. Le discussioni su questo tema si protraggono da tempo, ma solo negli ultimi anni intravediamo traguardi sostanziali di regolamentazione e accettazione dell’omosessualità. Le ricerche hanno messo in evidenza come la parte della popolazione che accetta di buon grado gli omosessuali sono le persone maggiormente istruite, le donne e i giovani. Nel passato, e in parte ancora oggi, vi sono state disuguaglianze giuridiche nei confronti dei gay: condanne sociali come il mancato riconoscimento delle coppie di fatto, che può risultare un problema per questioni di ereditarietà, ad esempio. Condanne penali come la reclusione per aver commesso atti omosessuali. Per comprendere come siamo arrivati ad un’apertura nei confronti dell’omosessualità è importante spiegare il percorso che ha condotto la società fino a questo punto e i pensatori che hanno fornito punti di vista innovativi e avanguardistici su cui è utile ragionare.

Il percorso verso nuove prospettive

I primi progressi verso la depenalizzazione degli atti omosessuali avvennero durante l’Illuminismo: erano considerati delitti senza vittima”. Gli anni ‘70 furono però di un importanza essenziale in riferimento ai movimenti di liberazione omosessuale e ai traguardi che questi raggiunsero. In questo periodo fu introdotto il termine “gay” per discostare la categoria da un’accezione negativa. Il concetto di orientamento sessuale multiforme comincia a prendere forma con l’abolizione dall’elenco delle malattie mentali dell’omosessualità esogenotica, ovvero quella che non è problematica per l’individuo. Tuttavia rimase nella lista delle malattie mentali l’omosessualità egodistinica, cioè non perfettamente in linea con desideri di chi la pratica. Si sviluppa la concezione di un omosessualità essenzialista in cui l’orientamento sessuale è insito nell’individuo, il quale attraverso un percorso di ricerca della propria identità accetta la propria eventuale omosessualità con la consapevolezza di non doversene vergognare.

La psicologa Celia Kitzinger (dx) con la sua compagna
La psicologa Celia Kitzinger (dx) con la sua compagna

La psicologa inglese Celia Kitzinger, esponente del movimento lesbofemminista, aveva individuato tre paradigmi che si sono storicamente susseguiti: l’omosessualità come una devianza o come patologia; l’accezione dell’omossessualità come stile di vita; e infine l’omosessualità come virtù (visione condivisa dalla studiosa). Il sociologo Ken Plummer ci fornisce uno spunto di riflessione interessante: tanto più una comunità accetta gli omossessuali, tanto più la forma in cui questi manifesteranno la loro particolare sessualità sarà differente. Una società che ripudia i gay avrà un espressione dell’omosessualità transitoria e casuale o legata alla contingenza (ad esempio all’interno del carcere). Diversamente all’interno di una società che non condanna l’omossessualità, i gay vedranno il loro orientamento sessuale come una scelta e la espliciteranno. Passato l’entusiasmo degli anni ’70, facciamo fatica a vedere l’omosessualità come una virtù, ma i gay sono considerate al giorno d’oggi persone normali a cui devono essere garantiti gli stessi diritti degli eterosessuali.

L’omosessualità nel mondo

L'omosessualità nei diversi paesi mondiali
L’omosessualità nei diversi paesi mondiali

Nel mondo occidentale l’omosessualità è tendenzialmente accettata, ma così non possiamo dire in riferimento ad alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia a prevalenza islamica. Ad agosto 2016 i paesi in cui l’omosessualità è considerata un reato sono 72, di cui 45 condannano anche rapporti sessuali tra donne. Di questi, alcuni prevedono ancora la pena di morte: Yemen, Mauritania, Iran, Sudan, Arabia Saudita, alcune zone della Nigeria e della Somalia. In Mauritania le pratiche omosessuali vengono punite con la lapidazione: la punizione è espressamente esplicitata all’interno del codice dello stato. La reclusione è prevista in 65 stati, in 10 di questi con una detenzione che va addirittura dai 14 anni all’ergastolo. Anche in Europa dell’Est vi sono delle restrizioni: Ucraina, Moldavia, Russia e il nord di Cipro prevedono leggi che limitano la libertà di espressione e le associazioni gay. La motivazione potrebbe essere ricondotta ad un fattore religioso: sono tutti paesi, escludendo gli stati dell’est Europa, non laici e con una forte presenza islamica. Paesi in cui la Shari’a, le leggi di Dio, sono parte integrante dell’ordinamento giuridico.

Filippo Campo Antico

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