La nota frase di Moretti cela una grande verità, nota ai logici, ai linguisti, agli psicologi cognitivisti e, certamente, a qualche sociologo. C’è una relazione molto stretta fra ciò che pensiamo e ciò che sappiamo dire; possedere un lessico articolato e complesso consente di formulare pensieri più ricchi, più sfumati, più profondi. Questo accade anche nel linguaggio scientifico con un’aggravante: il linguaggio scientifico nasce dal normale linguaggio ordinario e si sforza, nel sorgere e nell’evolvere di una disciplina, di trovare dei significati univoci e inequivoci al proprio lessico, una condizione preliminare, ben lo si comprende, per un confronto intra e inter disciplinare. Nonostante questa necessità e lo sforzo scientifico secolare in questo senso, non è affatto vero che l’impresa sia riuscita; ove non si riesca ad utilizzare un linguaggio altamente formalizzato, come quello dei numeri , gli equivoci, le ambiguità semantiche, gli utilizzi impropri di determinati termini, sono sostanzialmente una norma.

Il linguaggio secondo Marradi

Alberto Marradi
Alberto Marradi

Un’analisi molto famosa di Alberto Marradi del 1984 (“Teoria: una tipologia dei significati”, Sociologia e Ricerca Sociale, 13, 1984) mostrò come il fondamentale concetto di ‘teoria‘ era utilizzato, nella letteratura internazionale, in molteplici modi differenti, e non solo per dettagli marginali. Lo stesso per ‘misurazione‘, da Marradi analizzato pochi anni dopo (“Linguaggio scientifico o Torre di Babele?“, Rivista italiana di Scienza Politica, 1987). I problemi di traduzione sono poi molteplici; un esempio per tutti: mentre in Italia distinguiamo nettamente ‘metodo’ da ‘tecnica’, l’inglese method li riassume entrambi creando ambiguità per esempio nell’importante concetto Mixed Method, che in italiano sarebbe scorretto tradurre sia come ‘Metodi misti’ sia come ‘Tecniche miste’. Ma di casi analoghi ce ne sono veramente molti. C’è quindi un’ineludibile e insormontabile difficoltà anche nel linguaggio scientifico, spesso aggravato dai termini specifici di discipline diverse, che chiamano differentemente identici oggetti; quando si parla di ‘dati’, ‘matrici’, ‘correlazione’, sociologi e statistici non si riferiscono sempre alle stesse cose, mentre parlando di ‘qualità’ avremmo problemi a capirci coi certificatori, con ‘monitoraggio’ i valutatori hanno da ridire sull’uso che se ne fa in progettazione e gestione dei servizi e così via.

La necessità di un lessico corretto e rigoroso

Ma anche all’interno della stessa comunità, per esempio quella dei sociologi, gli equivoci fioccano, e non più solo per l’ambiguità dei termini ma a volte anche per una loro cattiva interpretazione e uso. Trovo spessissimo un uso improprio di ‘metodologia’ equivocata con ‘metodo’ e con ‘tecniche’, per esempio in frasi come “…la metodologia utilizzata in questa ricerca…” o “… il metodo del questionario…” e altre che sono errate (nel primo caso il termine corretto è ‘metodo’ e nel secondo è ‘tecnica’ o, al più, ‘strumento’). Altri termini molto equivocati: ‘dati’ e ‘informazioni’; ‘questionario’, ‘intervista’, ‘inchiesta’; ‘valutazione’, ‘monitoraggio’, ‘assessment’; ‘realizzazione’, ‘risultato’, ‘esito’, ‘impatto’; e molti altri. Questi veri e propri errori sono gravi. Utilizzare termini errati significa avere a monte un concetto impreciso e a valle lasciare aperte più possibilità interpretative. L’impegno per un lessico corretto e rigoroso deve essere un obiettivo chiaro e condiviso dalla comunità dei sociologi, e degli scienziati sociali in genere, troppo facilmente accusati di essere membri di una comunità scientifica fragile, o addirittura pre-scientifica. Se il complesso d’inferiorità dei sociologi verso le scienze “esatte” non ha alcuna ragion d’essere (invito a leggere su questo il bellissimo libro curato da Marradi, “Oltre il complesso d’inferiorità. Un’epistemologia per le scienze sociali è altresì vero che i sociologi, e gli scienziati sociali in genere, “devono perseguire il rigore concettuale e terminologico”.

Il Glossario della ricerca sociale

Uno sforzo in questo senso, pur con tutti i suoi limiti, è il Glossario della ricerca sociale e valutativa (ora solo: valutativa, ma i contenuti non cambiano) che da oltre venti anni cerco di implementare, correggere e ampliare. In questo lungo lasso di tempo il Glossario è arrivato alla sesta edizione che potete trovare qui dove, fra l’altro, troverete i significati dei termini utilizzati in questo articolo. Purtroppo quel Glossario è vecchio di sei anni. “Vecchio” significa, fra l’altro, con indicazioni bibliografiche e sitografiche non aggiornate. Mancano poi moltissime voci rilevanti, e altre sono diventate obsolete. Infine, quel Glossario è sostanzialmente opera mia, con una manciata di voci (sulle 850 circa che contempla) scritte da colleghi.

La mia idea per il nuovo Glossario 7 che mi accingo a produrre, è diversa: vorrei un Glossario rigoroso, completo, aggiornato, ipertestuale e, specialmente, corale. Vorrei curare un Glossario scritto, corretto, costantemente aggiornato a più mani. Le mie e le vostre. Questo è quindi un annuncio, una specie di Call for Glossary; date un’occhiata al vecchio Glossario (per farvi un’idea del lavoro fatto); poi guardate l’inizio della costruzione del nuovo, alla pagine www.glossario.blog. Sin dalla Home page vedrete l’elenco alfabetico con menù a cascata che rivelerà i lemmi già disponibili (al momento pochissimi). Date loro un’occhiata: sono corretti? Completi? La bibliografia e la sitografia sono accettabili? O avete altre idee, suggerimenti, perplessità? Perché non comunicarli e contribuire a migliorare quella voce? Oppure siete esperti di un qualche settore e vi sentite di scrivere alcuni lemmi (che esistano o no nel vecchio Glossario 6); bene! Proponeteli!

Più lemmi per tutti

Noi garantiamo: rispetto della proprietà intellettuale (chi scrive un lemma lo firma; chi corregge un lemma preesistente in maniera sostanziale viene riconosciuto) e il rigore del blog, garantito da un Comitato di redazione di grande spessore, che darà prestigio al Glossario e a chi vi collabora. Poi, naturalmente, esiste anche una semplice parte blog dove inserire notizie, eventi, recensioni e altro, e anche a questa parte siete invitati tutti a collaborare. Se volete saperne di più vi invito a guardare il video dove ho spiegato motivazioni e struttura del blog/glossario oppure (o in aggiunta) leggere questa breve nota che illustra anche le prime regole redazionali minime. Avete poi, come sempre, la possibilità di scrivermi a claudio.bezzi@me.com.

L’idea, come potete facilmente capire, riguarda esteriormente il Glossario (che è comunque un’impresa nobile e buona) ma ha a che fare, implicitamente, con la rete professionale, culturale e scientifica dei sociologi, degli scienziati sociali in genere e quindi dei valutatori e altri ricercatori operativi. Ha a che fare con il confronto, con lo scambio, con la rete. Scrivere per il Glossario vuole dire accettare di confrontarsi sul rigore, sulla teoria, sul metodo, e scrivendo, e confrontandosi, cresceremo come comunità.

Aspetto i vostri feedback.

Claudio Bezzi

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