Può un mito essere un utile strumento per l’analisi e la riflessione socio-pedagogica? a quanto pare sì: Philippe Meirieu, utilizza il mito della creazione umana del mostro come critica pedagogica e come strumento di rilancio di una proposta nuova per gli studi sull’educazione. Il suo testo Frankenstein educatore, in particolare, è parso molto utile e interessante per riflettere e connettere elementi non solo pedagogici ma anche di sociologia dell’educazione… e dell’immaginario. Vediamo come.

Chi è Philippe Meirieu?

Philippe Meirieu è un pedagogista francese, nato il 23 novembre 1949 a Alès, nel dipartimento del Gard, in Francia. È stato professore universitario presso l’Università Lumière Lyon 2 e ha anche ricoperto numerosi incarichi di responsabilità nella formazione degli insegnanti e nella politica educativa a livello nazionale in Francia. Meirieu è conosciuto per le sue opere teoriche nel campo della pedagogia e per i suoi contributi alla pratica educativa, in particolare la sua promozione di una pedagogia dell’autonomia, che cerca di sviluppare l’autonomia dell’allievo, attraverso l’apprendimento cooperativo, la democrazia partecipativa e la cura degli insegnanti nei confronti dei loro studenti.

philippe meirieu
Philippe Meirieu

Meirieu promuove l’idea che l’apprendimento sia sempre un processo cooperativo, dove l’insegnante e gli studenti lavorano insieme per raggiungere gli obiettivi comuni. In un certo qual modo, Philippe Meirieu predilige una pedagogia come “arte del fare”. Inoltre egli sostiene che l’apprendimento deve contemplare una democrazia partecipativa costantemente alimentata, dove gli studenti partecipano attivamente alla costruzione della conoscenza e dello sviluppo delle proprie abilità.

Philippe Meirieu e il Frankenstein educatore

Perchè Frankenstein? verrebbe da chiedersi. Il primo pensiero va al mito della creazione, reso indicibile da questo mito moderno: si può costruire un corpo, ma non una persona. Qui giace l’orribile e l’indesiderabile, una caratteristica molto interessante dal punto di vista sociologico: quando infatti immaginiamo Frankenstein, mettiamo in moto un meccanismo emotivo di rielaborazione esistenziale di alcune questioni problematiche come la morte, il conflitto tra paradigma religioso e paradigma scientifico, il rapporto padre/figlio e la tensione morale tra stato di natura e stato sociale dell’essere umano (Bory, 2018). Detto in altri termini, si tratta di una tensione o di una messa in discussione del nostro immaginario.

In particolare nel suo testo Frankenstein educatore, Philippe Meirieu utilizza il mito del mostro creato (quindi Frankenstein, ma anche il Golem e simili) come immagine identificativa di una critica a un progetto educativo ben preciso: l’educazione come fabbricazione. Per l’autore, bisogna evitare che l’educatore cada nella tendenza manichea di voler costruire nell’altro (educando o meno che sia) un qualcosa o un qualcuno che rispecchi le volontà del suo creatore. Ma cosa significa questa espressione?

povere creature! sociologicamente
Bella Baxter del film POVERE CREATURE! è un tipo di Frankenstein particolare: un fatale monstrum. Approfondisci.

Il ruolo dell’educatore

Per Meirieu il rapporto educatore-educando (ma soprattutto padre-figlio) si realizza nella difficile conciliazione della volontà di trasmettere conoscenza e valori del primo con la libertà di scelta e rielaborazione degli stessi del secondo. Detto in altri termini, il rapporto di educazione vive una natura conflittuale che deve essere accettata. Con questa accettazione tuttavia, non bisogna rimanere inerti, anzi, bisogna riconoscere il proprio compito di educatori come strumento di consapevolezza e di autonomia dell’altro.

L’educazione quindi, deve centrarsi sulla realtà, sulla relazione del soggetto con il mondo degli uomini che lo accoglie. Essa serve a sviluppare non solo un’intelligenza formale, ma soprattutto un’intelligenza storica in grado di sapere in quali radici culturali ci inseriamo. Oltre a questo, bisogna creare le opportunità, le occasioni e fornire gli strumenti giusti affinché il bambino, il figlio o l’educando che sia, possa costruirsi da sé in quanto

"soggetto nel mondo, erede di una storia di cui percepisce la posta in gioco e persona in grado di comprendere il presente e di inventare l'avvenire" (Meirieu, 2007, p.14).

Tra pedagogia e sociologia: applicazioni ad altri argomenti

Quanto appena espresso si pone in netta contrapposizione col sopracitato progetto di Frankenstein. Questo implica un uomo costruito la cui conoscenza del mondo è solo la somma delle conoscenze apprese e niente più. Tuttavia, è un progetto non semplice da combattere: forte è la tendenza degli uomini a esercitare il potere sull’altro, ma non solo. E’ altrettanto forte la tendenza a voler creare un tipo di libertà dell’altro ad aderire al proprio potere. Chiariamo meglio questo passaggio.

In altre situazioni – che non siano necessariamente educative – coloro che esercitano un qualsivoglia tipo di potere vogliono poter creare un sentimento di libertà nel discente/suddito o chi per esso che non corrisponde a una libertà reale ma “controllata”, esattamente come nell’Emilio di Jean-Jacques Rousseau.

Per evitare questo, bisogna creare un tipo di rapporto particolare. Non solo deve contemplare il rispetto dell’altro come persona ma, Pestalozzianamente, deve essere un rapporto in cui l’altro abbia la piena libertà di scelta e di farsi “opera di se stesso” (1974).

Riferimenti

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