Il 23 gennaio 2002 è morto Pierre Bourdieu. Sono, quindi, trascorsi pressoché 20 anni dalla morte del sociologo, filosofo, accademico ed antropologo. Il francese è considerato come uno dei sociologi più importanti della seconda metà del Novecento. Bourdieu ha criticato il primato attribuito ai fattori economici da parte dell’analisi marxista. La sua opera fu contraddistinta da un’analisi dei meccanismi di riproduzione delle gerarchie sociali ed ha sottolineato l’importanza dei fattori simbolici e culturali all’interno della riproduzione stessa. Secondo l’accademico a giocare un ruolo fondamentale nei rapporti sociali di dominazione sarebbe la capacità degli agenti sociali in posizione di supremazia ad imporre le proprie produzioni culturali e simboliche. Uno dei suoi concetti principali riguarda la violenza simbolica e la definì come la capacità di nascondere l’arbitrarietà di queste produzioni simboliche e, di conseguenza, ammetterle come legittime agli attori sociali dominati.

Biografia di Pierre Bourdieu

Pierre Bourdieu è nato a Denguin, l’1 agosto del 1930 e dopo aver studiato presso il liceo di Pau ed al liceo ‘Louis-le-Grand’ a Parigi è entrato, nel 1951, all’École Normale Supérieure della capitale francese. Nel 1955 ha insegnato presso liceo di Moulins. Tra il 1955 e il 1958 ha effettuato il servizio militare in Algeria, allora in guerra. Divenne così assistente all’università di Algeri. Ritornò nella sua Francia nel 1960, come assistente alla Sorbona. L’anno successivo fu professore incaricato all’Università di Lilla. Nel 1964 venne nominato direttore di studi all’Ecole pratique des hautes études e nel 1981 fu chiamato alla cattedra di sociologia del Collège de France. Diresse il Centro di Sociologia Europea e le riviste “Actes de la recherche en sciences sociales” e “Liber”. Bourdieu divenne nel 1989 dottore honoris causa della Università libera di Berlino; nel 1993 fu membro dell’Accademia Europea e dell’American Academy of Arts and Sciences, medaglia d’oro del CNRS, mentre tre anni dopo fu dottore honoris causa dell’Università Johann Wolfgang Goethe di Francoforte. All’età di 69 anni fu insignito del titolo di “duca di Desarraigo”, dal Sovrano del Regno di Redonda. Morì a Parigi il 23 gennaio del 2002.

Pierre Bourdieu e i campi

Pierre Bourdieu definì con il termine campi le varie divisioni del mondo sociale. La differenziazione delle attività sociali ha costituito una serie di spazi sociali, come il “campo artistico” o il “campo politico”, ognuno dei quali specializzato nella realizzazione di una determinata e specifica attività sociale. Ogni campo è relativamente autonomo verso il sistema sociale preso nel suo complesso e all’interno di ogni campo si creano gerarchie e dinamiche di dominio che derivano dalla lotta per la conquista della posizione dominante. In accordo con l’analisi marxista, Pierre Bourdieu riconobbe l’importanza del ruolo svolto dalla lotta e dal conflitto sociale per il funzionamento della società. Tuttavia, per il francese il conflitto si realizza prima di tutto all’interno di ogni campo sociale, dove si scontrano gli agenti sociali dominanti e quelli dominati di quello specifico campo. Lotta che ha come obiettivo la conquista del dominio del campo.

Il sociologo francese Pierre Bourdieu

Il concetto di habitus di Bourdieu

Pierre Bourdieu ha inoltre sviluppato, all’interno di una sua teoria dell’azione sociale, un altro importante concetto, quello di habitus, che ha esercitato una grande influenza nelle scienze sociali. Bourdieu insistette molto sul momento culturale: chi fa parte di una classe ha una certa visione del mondo, certi costumi. È ciò che il sociologo franese definì habitus, categoria nella quale rientrano, in definitiva, tutte le cose condivise in una certa classe (comportamenti, gusti, idee, giudizi). L’habitus non è un destino, ma piuttosto l’inconscio collettivo di una classe sociale, la quale non sa di avere quell’habitus. Rispetto a Marx, la vera novità risiede nel fatto che la classe sociale non dipende soltanto dall’economia, ma anche dalla cultura, dall’estetica e dalla morale: a tal punto che gli stessi conflitti di gusto sono conflitti di classe.

I quattro tipi di capitale

Bourdieu si concentrò sui “principi generativi” coi quali gli individui costruiscono fenomeni sociali e culturali. Era convinto, sulla scia di Karl Marx, che ciascuno di noi si muova all’interno di una certa ideologia a seconda della classe di appartenenza. Bourdieu andò oltre Marx e distinguette quattro diversi tipi di capitale: il capitale economico (denaro, mezzi di produzione); capitale sociale (reti sociali); capitale culturale (lingue, gusto, way of life, ecc) e, infine, capitale simbolico (simboli di legittimazione). I quattro tipi di capitale sono convertibili l’uno nell’altro. Ad esempio, chi ha la cultura (capitale culturale) ha la possibilità di tradurla in denaro (capitale economico). Sulla base della distinzione del capitale, Bourdieu poté distinguere diverse classi sociali. Secondo il francese, la classe che sta più in alto è quella che possiede tutti e quattro i tipi di capitale in misura maggiore.

Ciò, però, non significa che le classi siano gerarchiche e fisse come in Marx. Le tre classi principali (classe alta, classe media, classe bassa) si dividono a loro volta in tre livelli interni: alto, medio e basso. In particolare, per quel che riguarda la classe sociale alta, il gruppo alto è quello della borghesia con grande capitale economico; quello medio è quello dei professionisti; infine quello basso è quello degli intellettuali e degli artisti. Le classi tendono a sfumare le une nelle altre perdendo la rigidità con cui si configuravano nel marxismo tradizionale.

Print Friendly, PDF & Email