Pierre Bourdieu nasce a Denguin, piccola cittadina dei Pirenei francesi, l’1 agosto 1930. È stato forse il più importante scienziato sociale europeo della seconda metà del XX secolo e a partire dagli anni ’80 divenne uno dei sociologi francesi più frequentemente citati negli Stati Uniti. Influenzato contemporaneamente dal marxismo e dallo strutturalismo, Pierre Bourdieu si è interessato particolarmente allo studio dei processi culturali elaborando diverse idee fondamentali per la comprensione della società, all’interno di una visione strutturalista secondo la quale nel mondo sociale esistono strutture indipendenti dalla coscienza dell’individuo e dal suo volere, le quali delimitano il comportamento dell’attore sociale. Il testo più importante di Pierre Bourdieu è Differenza: una critica sociale al giudizio di gusto (La distinction. Critique sociale du Jugement – 1979), nominato dall’Associazione Internazionale di Studi Sociologici come uno dei dieci lavori di sociologia più importanti del XX secolo.

Il pensiero di Pierre Bourdieu

Un ritratto su un muro di Pierre Bourdieu
Un ritratto su un muro di Pierre Bourdieu

Pierre Bourdieu ama definire la propria posizione teorica come “costruttivista strutturalista“: a suo avviso, gli individui possono costruire fenomeni sociali tramite il loro pensare e il loro agire, ma tale costruzione avviene sempre all’interno di un’ineludibile struttura che mai può essere rimossa. Il sociologo francese attacca Talcott Parsons e il suo “strutturalismo funzionalistico”, poiché ritiene che gli attori sociali non sono automi che si conformano ai ruoli che la società impone ma al contrario godono di una certa libertà nell’agire, sono creativi e imprevedibili, e fanno uso di quel senso pratico grazie al quale possono adeguarsi alle situazioni più disparate. Grazie al senso pratico, nota Bourdieu, possiamo aggiustare di volta in volta il nostro ruolo in funzione delle concrete situazioni che ci si presentano, adattandoci a esse.

La posizione di Bourdieu sembra dunque collocarsi a metà strada tra il determinismo degli strutturalisti e il “volontarismo” degli interazionisti. In particolare, gli interazionisti (ad esempio Erving Goffman) esagerano la capacità degli individui di negoziare l’identità e di definire la situazione. Criticando l’interazionismo, Bourdieu scopre il materialismo nella sua accezione marxiana.

Violenza simbolica e habitus

All’inizio degli anni ’70 Pierre Bourdieu elabora il concetto di violenza simbolica, connessa secondo lui con i processi educativi. Questo concetto si riferisce alle forme di violenza esercitate non con la diretta azione fisica, ma con l’imposizione di una visione del mondo, dei ruoli sociali, delle categorie cognitive, delle strutture mentali attraverso cui viene percepito e pensato il mondo, da parte di soggetti dominanti verso soggetti dominati. Costituisce quindi una violenza “dolce”, invisibile, che viene esercitata con il consenso inconsapevole di chi la subisce e che nasconde i rapporti di forza sottostanti alla relazione nella quale si configura.

Strettamente connesso alla violenza simbolica è il  concetto di habitus, ossia la maniera attraverso cui un essere sociale interiorizza la cultura dominante riproducendola. Per Bourdieu l’habitus è la chiave della riproduzione culturale, che – essendo strettamente collegato alla struttura di classe – è in grado di generare comportamenti regolari che condizionano la vita sociale.

I quattro tipi di capitale per Bourdieu

Caricatura di Bourdieu e Marx
Caricatura di Bourdieu e Marx

Sulla scia di Karl Marx, Pierre Bourdieu ritiene che ciascuno di noi si muova all’interno di una certa ideologia a seconda della classe di appartenenza. Il sociologo francese, andando oltre Marx, distingue tra quattro diversi tipi di capitale: capitale economico (denaro, mezzi di produzione); capitale sociale (reti sociali); capitale culturale (lingue, gusto, modo di vivere); capitale simbolico (simboli di legittimazione).

Sulla base di questa distinzione del capitale, Bourdieu può distinguere diverse classi sociali: anche in ciò egli rimane fedele a Marx ma allo stesso tempo si spinge oltre. Infatti, la distinzione marxiana tra borghesi (dominatori) e proletari (dominati) oggi è del tutto inadeguata per comprendere una situazione sociale che si è fatta più complessa e intricata. La classe che sta più in alto, dice Bourdieu, è quella che ha tutti e quattro i tipi di capitale in misura maggiore: ma ciò non vuol dire che le classi siano gerarchiche e fisse come in Marx. Le tre classi principali (classe alta, classe media, classe bassa) si dividono a loro volta in tre livelli interni: così, il gruppo alto della classe alta può trovarsi a condividere interessi del gruppo alto della classe media. Si trova in una situazione in cui si hanno comunità di interessi che prescindono dalle diversità di classe. Pierre Bourdieu muore il 24 gennaio 2002 a Parigi, all’età di 71 anni.

Sociologicamente.it

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