Oggi sentiamo molto spesso parlare e discutere della “crisi della democrazia”, e il riferimento a Platone è quasi immediato per chi mastica questi temi. In effetti, molti avvenimenti recenti sembrano confermare i sintomi di una tendenza degenerativa delle democrazie contemporanee. Basti pensare all’assalto al Congresso degli Stati Uniti, avvenuto il 6 gennaio 2021, da parte di una schiera di sostenitori dell’ex presidente Trump per contestare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. Questo episodio ha creato un incredibile fenomeno mediatico ed è stato definito come un attentato alla più importante democrazia del mondo.
Tuttavia, negli ultimi tempi, la più grande democrazia del mondo è attraversata sempre più da conflitti interni e scontri armati fra la popolazione. Ciò rende l’attacco al Campidoglio soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno sociale forse molto più profondo, dove le disuguaglianze economiche, il razzismo e le derive ideologiche estremiste ne fanno da contesto. Ma qual è la causa strutturale prima, cioè la radice scatenante, ma ben nascosta, di questi eventi diffusi anche in altre democrazie del mondo? Attraverso Platone e la sua concezione della democrazia ateniese del IV secolo, proverò a far emergere degli spunti di riflessione.
La culla della democrazia e le sue contraddizioni secondo Platone
La democrazia ateniese, secondo Platone, è fin dalle origini afflitta da contraddizioni interne, tra ciò che realmente essa è e l’immagine narrativa che offre di sé ai cittadini. La polis greca è difatti attraversata continuamente da conflitti che mettono in discussione il sistema democratico stesso. La città è divisa non solo perché non è ben governata ma perché il continuo irrompere delle sue componenti verso ruoli che non gli competono crea instabilità: pseduo-intellettuali (i sofisti) aizzano soprattutto le passioni del popolo, il quale non segue la lucidità della ragione e incorre inevitabilmente nel fanatismo. La retorica guida dunque la città con la sua eloquenza persuasiva concentrandosi sulle emozioni del pubblico piuttosto che sul pensiero razionale.
Come se non bastasse, le classi dirigenti sono sempre più assetate di potere e ricchezza e non si preoccupano minimamente di governare in modo saggio e giusto. Il potere così è nelle mani di chi riesce a sfruttare la volontà collettiva dei cittadini, facendo leva sulle loro frustrazioni, invece di argomentare fatti ed evidenze per cambiare le loro opinioni. Tutto ciò spinge il popolo ad affidarsi alle fascinazioni ideologiche di un demagogo, un tiranno, che fa credere di avere le soluzioni giuste ai loro problemi.
Manipolazione odierna
Le problematiche illustrate da Platone ci sono, in qualche modo, molto familiari. Anche oggi vediamo persone fomentare l’odio e creare disinformazione tra le masse. La maggior parte della gente ignora però i veri motivi che si celano dietro a questi incitamenti all’odio e all’intolleranza. Lo scopo degli istigatori è infatti quello di manipolare gli altri per raggiungere i loro fini personali. A ciò si aggiunge la perdita di credibilità di politici e autorità istituzionali, che contribuiscono così a far emergere la sfiducia, l’irrazionalità e, infine, il nichilismo nei cittadini.
Oggi, inoltre, viviamo in una società complessa, difficile da comprendere fino in fondo per via dell’enorme mole di informazioni e notizie a cui siamo sottoposti ogni giorno. Siamo catapultati in un mondo saturo di comunicazione: social network, programmi televisivi e pubblicità, non fanno altro che riempire ogni giorno una parte considerevole, se non totale, della nostra quotidianità. Anche per questi motivi, diviene difficile discernere le reali motivazioni di chi comunica.
La riforma morale di Platone
Torniamo a Platone. Secondo il filosofo, per evitare le degenerazioni sociali del sistema democratico, c’è il bisogno di una riforma morale. Cosa significa? Significa favorire e diffondere l’educazione morale e civica per far sì che la città, la polis, possa formare nel modo giusto i propri membri. Se i cittadini sono egoisti, avidi e ignoranti è perché la città li educa in questo modo. I membri di una comunità sono lo specchio della comunità stessa. Se il popolo è avido e intollerante altrettanto lo saranno i loro leader. Entrambi sono prodotti del sistema educativo, morale e formativo.
Solo una riforma sociale e culturale della città può quindi stimolare il cambiamento e il miglioramento dei cittadini e dei suoi governanti. Se la città segue questa via potrà tornare alla giustizia. L’equilibrio riporterebbe di conseguenza l’armonia nel corpo sociale. La società da mera somma di vari individui, diventa comunità (dal latino communĭtas–atis cioè «comunanza», di interessi, obiettivi e benessere). Il dialogo razionale, alla maniera socratica, che scaturisce dall’apprendimento culturale, favorisce l’emergere delle virtù morali e civiche che garantiscono, a loro volta, una vera convivenza sociale. Lo stesso dialogo che, ricordiamolo, dovrebbe stare alla base di ogni vera democrazia. Se infatti regnano l’incapacità di comunicare, di comprendere, di elaborare razionalmente le proprie emozioni, si producono inevitabilmente insofferenze relazionali, che a loro volta possono sfociare nell’odio, nella violenza e nella discriminazione altrui.
Un primo passo
Ovviamente, la proposta e l’attuazione di una riforma, basata sull’educazione civica e morale dei cittadini, è oggi sicuramente una sfida molto più difficile e complessa. La grande diversità di opinioni, le nuove tecnologie e le sfide globali possono complicare ulteriormente il quadro. Tuttavia, prendere consapevolezza che promuovere una cultura basata sulla razionalità, la comprensione e l’ascolto, può aiutare a prevenire le degenerazioni della democrazia, è un primo, anche se impercettibile, passo nella giusta direzione.
La libertà di pensiero, di religione e di stile di vita sono sì i capisaldi della democrazia, ma per conoscerli, favorirli e difenderli è necessario favorire il diffondersi dell’istruzione, della cultura, del dialogo e della tolleranza, garantendo così la riscoperta della storia e della moralità umana. Solo in questo modo si potranno riconoscere gli inganni demagogici e difendere la legittimità delle istituzioni e dei valori che ci rappresentano.
Gaspare Triolo