L’epoca pre-industriale portava con sé i famosi status ascritti che limitavano ciò che oggi è chiamato “ascensore sociale”. Oggi infatti, con l’evolversi delle società, dopo la Rivoluzione Francese e le Rivoluzioni industriali e tecnologiche, si manifesta un cambio di rotta tra cui l’emancipazione volontaria dallo status ascritto. La globalizzazione poi, ha dato avvio ad uno scenario differente in cui la geografia dei mercati è mutata e il consumo sfrenato si erge a nuovo mito del XXI secolo. Ciò ha procurato un’impennata delle multinazionali a scapito delle piccole imprese e delle professioni artigianali. Per questo oggi parliamo di professioni che muoiono e ci chiediamo: qual è lo stato attuale?

Status ascritto e acquisito?

Ragioniamo con cautela. Innanzitutto, gli status, in sociologia, sono degli attributi dati all’individuo o per nascita o per le capacità acquisite e sviluppate nel corso della vita che gli permettono di mutare posizione nella piramide sociale (il famoso ascensore sociale). Possono, tuttavia, essere visti come indici sintetici e principalmente sono di due tipi:

  • Status ascritti: carattere attribuibile all’individuo per nascita quali ad esempio il sesso, la famiglia di appartenenza, l’età e il lavoro nelle società pre-industriali.
  • Status acquisiti: carattere attribuibile all’individuo grazie alle proprie capacità, agli sforzi, all’intraprendenza e che riflette le volontà del soggetto quali ad esempio il grado d’istruzione.

Ognuno di noi ricopre più status contemporaneamente tramite un connubio di ascritti e acquisiti. Inoltre adottando i cosiddetti “status symbol” orientiamo il nostro agire e ci rendiamo identificabili soprattutto in termini di aspettative.

La cultura che da emancipazione

La cultura, intesa qui come soggettiva e non oggettiva, è fonte di emancipazione e mutamento di status non solo a livello professionale ma anche a livello di libertà di pensiero. La cultura, appresa durante il periodo scolastico, è la prima forma di libertà di pensiero critico e di autodeterminazione per eccellenza.

capitalismo professioni che muoiono

Siamo in una realtà che è eccessivamente permeata da possibilità che rendono difficoltose le scelte e, per tale motivo, lo studio potrebbe essere un mezzo per comprendere e vivere la complessità in cui siamo immersi. Lo status acquisito è frutto di una società e di un pensiero che dovrebbe far capo ad una logica meritocratica in cui le condizioni di partenza non dovrebbero influire sulle volontà dell’individuo.

Professioni che muoiono causa capitalismo

Il mondo contemporaneo è innervato da miti fallaci, incompatibili con le professioni delle piccole imprenditorie, quali ad esempio il consumismo sfrenato e il progresso in continua ascesa. Le piccole imprese sono diventate mercato per ricchi, ovvero coloro che si possono permettere servizi artigianali a Km 0. La società attuale infatti vive in parte in condizione di povertà relativa, incrementata causa COVID-19, e perciò si adegua ad un modello di consumo coerente con i propri stipendi.

Il capitalismo ha fatto nascere multinazionali, catene, etc che offrono servizi a basso prezzo in una di logica di consumo veloce e di sovrapproduzione, anche alimentare. Si pensi ad IKEA che offre a tutti la possibilità di poter comprare e di poter costruire da sé il proprio mobile o alle quantità di scelte che vi sono all’interno dei supermercati. In quest’ottica tutte le piccole imprese, come le piccole falegnamerie ma anche i piccoli multimarket, tenderanno a scomparire perchè non adattate al cambiamento del mercato.

Inoltre il lavoro si è tramutato da lavoro manuale a lavoro intellettuale proprio perchè l’evoluzione tecnologica ha introdotto nuovi mezzi che si prestano alle mansioni dei lavoratori fino a sostituirli. Tutti i lavori manuali, tranne alcune eccezioni, cadranno nell’oblio anche se bisognerebbe ricordarsi che il fattore X, chiamato così da Mayo, o meglio fattore umano è indispensabile e non evadibile dal sistema. Il lavoro intellettuale che oggi è delineato, comunque, ha bisogno di una base culturale rintracciabile solo nei vari titoli di studio o attraverso corsi e seminari in quanto, come già detto, non siamo più in un’epoca taylorista o post-fordista.

Professioni che muoiono: l’unico status professionalizzante?

Lo status ascritto più antico che vi sia e che potrebbe accostarsi quasi ad una professione, per cosi dire eterna, è quella di chi non ha pari opportunità di emancipazione. Lo status ascritto di cui ognuno di noi è portatore, nella nostra società, influisce in modo non marginale generando diseguaglianze.

Il capitalismo è artefice di questo fenomeno in quanto va ad incrementare un senso di non empatia ma anzi di colpevolizzazione del più debole e povero che scaturisce, a volte, anche in sfruttamento. Si pensi alla delocalizzazione dei mercati nei paesi del terzo mondo e allo sfruttamento degli stessi, al lavoro dei migranti nel nostro paese o ai lavoratori sottopagati. Il capitalismo, perciò, produce una spirale di ricchezza sempre crescente per le elite non tollerando redistribuzione e opportunità per chi non ha avuto lo stesso privilegio di status ascritto.

Emilia Marcotulli

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