Abbiamo visto come il biocapitalismo, delineatosi nello scorso secolo, abbia trovato nuove nicchie per lo sfruttamento del corpo e della mente degli individui, tendendo a fagocitare sempre nuove dimensioni per plasmarle e asservirle ai suoi scopi. Nel suo saggio Psicopolitica, il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han traccia le differenze tra le varie fasi storiche della modernità e il relativo esercizio del potere.

 Le tre forme di potere

Il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han
Il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han

Il feudalesimo e gli albori del capitalismo industriale sono stati connotati da un sistema che agiva con la violenza fisica per mantenere l’ordine: è questa la fase del potere disciplinare. Ad essere sfruttata era unicamente la forza lavoro. Questa fase è stata descritta esaustivamente da Karl Marx e corrisponde a una società di capitalisti (proprietari di mezzi di produzione) e proletari. Diversi decenni dopo, Michel Foucault si soffermò sulle nuove forme di costrizione e gerarchia, che si iscrivevano direttamente sui corpi e i comportamenti fino a giungere, almeno in parte, a manipolare la mente per rendere docili. È questo il biocapitalismo e, nella sua espressione socio-istituzionale, la biopolitica. Questo tipo di stato distingue al suo interno sorveglianti e sorvegliati. Negli ultimi decenni stiamo assistendo a una nuova trasformazione del sistema capitalista e delle sue potenzialità di sfruttamento e coercizione. Il potere diviene subdolo, quasi invisibile. Non minaccia più, non amministra direttamente i corpi e comportamenti, se non in pochi casi. Il neoliberalismo manipola lusingando il consumatore-produttore. A differenza della precedente epoca, questo tipo di egemonia economica non cerca di sottomettere per rendere docili, ma di lusingare per rendere dipendenti.

La statistica illuminista

psicopoliticaHan sottolinea come il primo illuminismo, anche per voce dei suoi  filosofi più illustri, espresse una fiducia entusiasta nel metodo statistico e quantitativo, che avrebbe reso la realtà razionale e il suo significato alla portata di tutti. Ugualmente, questo “secondo illuminismo” sembra far affidamento particolarmente ai big data, le informazioni riguardanti le nostre attività informatiche che possono rivelare i nostri desideri e le nostre preferenze. Conducendo la nostra vita tra il reale e (sempre più) il virtuale, non ci rendiamo conto di essere osservati, non solo da un nuovo Grande Fratello orwelliano, ma anche dai nostri pari e da noi stessi, come in uno specchio. In questo panottico digitale, sorveglianti e sorvegliati  si identificano. Similmente è difficile tracciare una barriera tra imprenditori e proletari, perché nella nostra epoca ognuno è imprenditore di se stesso, inesorabilmente osservato, manipolato e sfruttato senza opporre la minima resistenza. Schiavo inconsapevole dei propri bisogni indotti, sempre più immateriali, si autosfrutta per consegnare sé stesso, interamente alienato, nelle mani del capitale.

Velocità e connessione

Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, dove le informazioni circolano con massima accelerazione, rendendo impossibile riflessione e controllo razionale, spesso sfuggendo persino alla nostra coscienza che possiede tempi di reazione più lunghi. Il coinvolgimento è vissuto come un susseguirsi di emozioni momentanee, annientando il sentimento che necessita di tempi, senso e discorso compiuto. Han accenna a una via d’uscita attraverso la riappropriazione di se stessi, dei propri ritmi e della propria singolarità: essere la nota stonata, il saggio idiota, il dato eccezionale che distorce la curva della distribuzione statistica.

Barbara GV Lattanzi

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