Credo che molti di voi abbiano già letto e/o siano stati esposti a un numero enorme di articoli, commenti e post sui social che hanno affrontato le assurde e ricorrenti manifestazioni di razzismo contro Vinicius Junior (giocatore brasiliano del Real Madrid), di domenica 21 maggio in una partita contro il Valencia. Tuttavia, voglio affrontare l’argomento da una prospettiva critica diversa.

Il razzismo nel calcio

In primo luogo, si osserva che purtroppo, negli ultimi anni sono aumentati gli episodi di flagrante razzismo contro i calciatori neri in Europa. Solo per citare alcuni pochi esempi dimostrativi, si possono evidenziare i seguenti casi:

  1. Nell’aprile 2014, in una partita del campionato spagnolo, un tifoso del Villareal ha lanciato una banana sul campo all’indirizzo del calciatore brasiliano Dani Alves (che all’epoca era un atleta del Barcellona);
  2. In diverse occasioni, Mario Balotelli è stato oggetto di insulti e manifestazioni razziste da parte di tifosi negli stadi italiani come, ad esempio, nel gennaio 2020 in una partita del Brescia (la squadra che all’epoca lui difendeva) contro la Lazio;
  3. In una partita valida per la Coppa di Germania nel febbraio 2020, il calciatore dell’Hertha Berlino Jordan Torunarigha ha subito attacchi razzisti da parte dei tifosi dello Schalke 04;
  4. Dopo la finale di Euro 2020, quando l’Inghilterra ha perso ai calci di rigori contro la Nazionale italiana, i giovani giocatori neri inglesi sono stati pesantemente offesi sui social per aver sbagliato i loro tiri e, inoltre, come è già di ampia conoscenza, i social hanno questa capacità di diffondere l’odio con una velocità incredibile;
  5. Infine in Francia, anche il celebre attaccante Kylian Mbappé, insieme al suo compagno di Nazionale Kingsley Coman, sono stati vittime di aggressivi commenti razzisti sui social subito dopo alla sconfitta in Coppa del Mondo FIFA 2022 ai calci di rigore contro l’Argentina.

Comunque, come già accennato, purtroppo gli esempi sono tanti e potrei continuare qui ad elencarne molti altri, però penso che non sia necessario.

Silenziare in confronto al razzismo non è una opzione

Come se non bastasse il suddetto osceno comportamento di una parte considerevole dei tifosi del Valencia nei confronti di Vinicius Junior, ciò che ha veramente richiamato la mia attenzione è stato l’assurdo e insostenibile tentativo di normalizzare e accettare quanto accaduto da parte della stampa madrilena e anche del direttore del l’azienda che organizza il campionato spagnolo (La Liga), quest’ultimo arrivato al punto surreale di incolpare la vittima.

Durante la conferenza stampa, mentre l’allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti si rifiutava di parlare di calcio, sostenendo che era successo qualcosa di molto più importante della partita, la giornalista ha insistito di voler parlare solo di calcio.

Questo tipo di atteggiamento e condotta rende un enorme disservizio alla lotta contro il razzismo e in realtà ha l’effetto di normalizzarlo e ridurne la rilevanza. Dopotutto, se l’argomento non viene dibattuto apertamente, è come se non esistesse. Peggio ancora, la sofferenza e il dolore delle vittime vengono minimizzate e i loro reclami e proteste vengono ignorate, delegittimate e messe a tacere.

Una piaga sociale

È anche importante sottolineare che gli attacchi verbali erano diretti a un individuo specifico (in questo caso, il calciatore Vinicius Junior), tuttavia, il dolore è condiviso sia con la comunità nera brasiliana che con quella internazionale. Questo perché il flagrante razzismo manifestato dai tifosi del Valencia riflette la loro percezione discriminatoria e il pregiudizio non solo riguardo al calciatore, ma di fatto riguarda tutte le persone nere indipendentemente dal loro luogo di origine o genere.

Una piaga sociale così grave come il razzismo, che dimostra chiaramente di essere ancora profondamente radicata nell’immaginario collettivo sia in Spagna che in molti altri Paesi, ha bisogno di essere apertamente discussa e combattuta con tante misure educative, di conoscenza, di sensibilizzazione e anche di sanzioni legali, e non con il silenzio e l’interdizione del tema.

Resistere e combattere il razzismo

Resistere è necessario e tacere non è un’opzione di fronte a situazioni di questo genere, sia che coinvolgano una celebrità nera o un(a) comune cittadino(a). Il razzismo, oltre ad essere un atteggiamento criminalizzato in molti Paesi, è una pratica avvilente, superata, del tutto fuori luogo, e rivela molto di più sulla visione del mondo limitata e miope degli aggressori che non la condizione di inferiorità che vogliono e si ostinano ad assegnare alle vittime.

Come affermato durante un’intervista rilasciata dalla pluripremiata scrittrice afroamericana Toni Morrison (vincitrice del Premio Pulitzer nel 1987 e del Premio Nobel per la letteratura nel 1993):

“Se puoi essere alto solo perché qualcuno è in ginocchio, allora avete un problema serio. E la mia sensazione è che i bianchi abbiano un problema molto, molto serio e dovrebbero iniziare a pensare a cosa possono fare al riguardo”.

Infine, ciò che si osserva è che l’ascensione sociale dei neri e la loro crescente occupazione di spazi sociali di visibilità, prestigio e privilegio storicamente considerati esclusivamente bianchi e soprattutto maschili, provocano un dolore e disagio così profondo nelle persone con pregiudizio, che l’unica risorsa che viene in loro mente è scatenare insulti razzisti. Si sentono minacciati e vanno all’attacco, tuttavia, senza rendersi conto che il mondo intorno a loro è cambiato molto tempo fa. E il silenziare le voci nere di resistenza e, soprattutto, la negazione dell’esistenza del razzismo diviene insostenibile e ingiustificabile.

Luiz Valério P. Trindade

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