Black Mirror” è una miniserie televisiva prodotta nel Regno Unito da Charlie Brooker per Endemol. Ogni episodio presenta trama, personaggi e scenari (prettamente distopici) diversi. Il tema principale è la tecnologia, oramai fisiologica, ad una società che cresce e si sviluppa adattandosi alle ripercussioni del caso.

USS Callister: tutti a bordo con il Capitano Daly

La prima puntata della quarta stagione ha come protagonista Robert Daly, il creatore di “Infinity”, una piattaforma online di realtà virtuale. Nonostante il grande successo del videogioco, Daly è stato soverchiato da James Walton, il suo socio in affari. Il primo ha infatti un carattere apparentemente docile e permissivo, il secondo è carismatico ed intraprendente. Tutti i giorni, Daly sembra dedicarsi con grande impegno al proprio account di Infinity, strategicamente collegato solo alla rete domestica. L’ambientazione e la trama scelte sono ispirate alla sua serie televisiva anni ’60 preferita: Robert Daly è il leggendario “Capitano Daly” della navicella spaziale USS Callister. All’interno del gioco vi sono le copie virtuali di alcuni suoi colleghi di lavoro il cui unico compito è recitare un ruolo come membri dell’equipaggio. Le copie sono state realizzate grazie ad una particolare strumentazione in grado di duplicare la loro personalità (comprendente qualsiasi tipo di ricordo acquisito recentemente o pregresso) a partire da alcuni frammenti di DNA che Daly si è procurato, nella maggior parte dei casi, da dei rifiuti. Copia e controparte reale non sono in alcun modo collegate e ciò permette a Daly di relazionarsi con gli altri personaggi come farebbe un dio o un monarca: benevole e misericordioso in alcuni momenti, distruttivo e vendicativo in altri. Un nuovo membro dell’equipaggio, Nanette Cole, si rifiuta di adattarsi alla realtà virtuale che le viene imposta. Riesce infatti, dopo alcune difficoltà iniziali, a progettare e mettere in pratica un piano di fuga. L’episodio si conclude con Robert Daly, seduto davanti alla postazione di gioco della sua abitazione, con lo sguardo totalmente perso nel vuoto: la propria controparte virtuale è stata irrimediabilmente confinata all’interno dell’account utilizzato fino a quel momento. L’equipaggio della USS Callister è invece libero di esplorare l’universo della rete messa a disposizione ai clienti dell’azienda.

Copia virtuale e controparte reale: qual è la differenza

Come quasi tutti gli episodi di Black Mirror, gli spunti di riflessione sono innumerevoli e poter giungere ad una conclusione soddisfacente non è per nulla facile ed immediato come in realtà potrebbe sembrare. Uno degli interrogativi che ci viene suggerito dall’autore è se sia moralmente e legalmente accettabile avere la possibilità di utilizzare liberamente, potendo quindi soddisfare qualsiasi desiderio personale, la copia virtuale di un individuo. Non si tratta di sfruttare un personaggio creato ad hoc, le cui caratteristiche fisiche e psicologiche (qualora vi fossero) si adattano ad uno specifico scenario, ma l’immagine ed anche la personalità di una persona reale, la quale, è bene ricordare, è in grado di formulare pensieri articolati, di interagire efficacemente con i propri simili, di provare delle emozioni eterogenee e che, soprattutto, ha bisogno di uno scopo più o meno utopico a cui legarsi nella propria esistenza. La tecnologia ci ha abituati all’uso (ma anche all’ostentamento) della nostra immagine: Black Mirror, con questo episodio, suggerisce un’eventualità che, grazie all’invenzione e all’utilizzo di alcuni fra i più recenti software di computer grafica e programmazione, non sembra poi così irreale. Chi di noi sarebbe però disposto a concedere se stesso? In pochi, probabilmente, convinti che ci sia una sorta di limite invalicabile tra la realtà a cui apparteniamo, universalmente tollerata ed ampiamente adottata, in cui condividiamo quotidianamente i nostri dati personali con chiunque altro frequenti la rete e la prospettiva di non essere più unici e irripetibili nel proprio genere ma sostituibili un numero infinito di volte.

Tutti a disposizione di tutti, h24 e senza limiti

Prendendo spunto direttamente dalla trama, occorre inoltre sottolineare un dettaglio che, ad un’analisi approssimativa, potrebbe non risultare evidente: Robert Daly è una persona profondamente frustrata che ha scelto di spendere tempo ed energie, quasi unicamente, in una vita virtuale. Per affermare la propria identità utilizza la violenza, sia essa psicologica o fisica, nei confronti di un equipaggio praticamente inerme. Del tutto arbitrariamente, ha infatti riservato a se stesso la possibilità di modificare l’ambientazione, la trama ed i personaggi del proprio account in qualsiasi momento lui voglia. Occorre dunque dover riformulare il quesito iniziale come segue: è lecito poter sfogare le proprie pulsioni ed ossessioni in una realtà virtuale abitata unicamente da copie perfettamente identiche a persone reali? Si può parlare di abuso di potere nel riferirsi a delle riproduzioni, seppur ben fatte? C’è chi suggerisce, come possibile risposta ad entrambi i quesiti, che la propria immagine e personalità non debbano assolutamente essere alla mercé di chi lo richiede né che siano costruite tecnologie che lo permettano. Ma è anche evidente che, così come l’episodio rammenta, Robert Daly potrebbe essere punito, nel caso l’attuale sistema normativo non dovesse subire alcuna modifica, esclusivamente per furto d’identità. È sufficiente che realtà e finzioni restino ben distinte?

Giulia Marra

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