Il dibattito pubblico francese è interessato, da inizio gennaio, da grosse proteste riguardanti la Réforme des rétraites, la riforma delle pensioni, annunciata dal primo ministro Elizabeth Borne e il ministro del lavoro Olivier Dussopt. Promulgata il 14 aprile, essa è osteggiata dai sindacati, uniti in un’intersindacale per la prima volta dal 2010, da una buona parte dei francesi, da quasi tutti i principali partiti d’opposizione e persino da qualche componente della maggioranza (Pétreault, 2023). Di conseguenza, la sua approvazione è stata molto travagliata, ed arriva dopo il rigetto di due mozioni di censura presentate da LIOT (Libertés, indépendants, outre-mer et territoires) e RN (Rassemblement Nationale), le quali si scagliavano contro l’uso del dispositivo dell’articolo 49,3 della Costituzione che ha permesso, il 17 marzo, che il testo passasse senza voto all’Assemblée Nationale, ma che non hanno raggiunto la maggioranza assoluta (Vie Publique, 2023).

Le intense proteste per la Réforme des rétraites

La riforma è stata interessata da intense proteste fin dal giorno in cui è stata annunciata. La stessa intersindacale, infatti, ha organizzato ad oggi già 14 manifestazioni (l’ultima delle quali ha avuto luogo il primo maggio, l’unica che non ha previsto, tra le altre cose, la concomitanza con uno sciopero), delle quali l’ultima è stata una giornata di protesta indetta il 6 giugno, in occasione della valutazione da parte dell’Assemblée Nationale di un progetto di legge presentato da LIOT. Quest’ultimo riguardava l’abrogazione dell’articolo 7 della riforma, ovvero lo scostamento dell’età minima legale per la pensione di vecchiaia da 62 a 64 anni, nonché il principale oggetto di contestazione, e si è trattato di un tentativo in extremis (rigettato) di risolvere un conflitto sociale creatosi, di fatto, a neanche un anno dall’inizio del secondo mandato di Macron.

In questo articolo proverò a chiarire nel dettaglio quali siano i punti più controversi contenuti nella suddetta riforma su cui, ancora adesso, si sta discutendo e, soprattutto, protestando, cercando di capire quali sono state le spiegazioni date in merito dal governo e quali sono le rimostranze delle opposizioni.

Una riforma controversa e mal compensata

Come leggiamo sul sito del Ministero del lavoro francese (Ministère du Travail, du Plein Emploi et de l’Insertion, 2023), la riforma delle pensioni consta, dunque, in un innalzamento dell’età legale a partire dalla quale sarà possibile andare in pensione di un trimestre all’anno, a partire dal 1° settembre 2023 fino al 2030, quando si stabilizzerà a 64 anni.

Come detto, questa misura è stata fortemente criticata: in primo luogo, infatti, essa risulta essere ulteriormente svantaggiosa per le donne, le quali, per raggiungere i 43 anni di contributi previsti dalla legislazione francese, utilizzano dei trimestri aggiuntivi per ogni bambino, in virtù dell’incidenza sulla vita professionale della maternità o dell’accoglienza di un bambino adottato (Service Public, 2021). Di fatto, non essendo questi trimestri contati nel calcolo dell’età minima per l’accesso alla pensione, ma solo per il raggiungimento dei contributi, questo comporta un allungamento degli anni di lavoro per le donne, che Le Parisien stima di 8 mesi per la generazione nata negli anni 80, in confronto ai 4 mesi aggiuntivi previsti per gli uomini (Le Parisien, 2023).

Réforme des rétraites: il minimum contributif

Per ovviare a questo ulteriore sacrificio che le donne dovrebbero sopportare, il governo ha previsto un aumento del minimum contributif (Mico), ovvero un contributo integrativo alla pensione destinato alle persone che non hanno versato il minimo di contributi previsto durante la propria carriera lavorativa a causa della presenza nella stessa di ampi periodi di disoccupazione e di part-time (Durupt, 2023). In virtù di ciò, il Mico de base, ovvero la somma prevista ad integrazione dei soggetti che non hanno raggiunto 120 mesi (30 anni) di contributi, si sposta grazie alla riforma da 684,14 euro al mese a circa 709,13 euro al mese, mentre il Mico majoré, previsto per i soggetti che hanno raggiunto la soglia dei 120 mesi ma non dei 43 anni di contributi necessari al raggiungimento di una pensione minima, passa da 747,57 a 822,57 euro al mese (Cfdt, n.d.).

Il traguardo della pensione

Soluzione, quest’ultima, che non appare sufficiente a compensare una riforma di tale portata: ad esempio, la Cfdt (Conféderation française démocratique du travail, il primo sindacato francese) si era già fatta portatrice già a Novembre 2022, quando la riforma stava ancora venendo dibattuta tra le parti sociali, di alcune istanze a proposito, tra le quali la volontà di portare le pensioni minime a livello dello Smic, ovvero il salario minimo, attualmente fissato a 1747, 20 euro al mese lordi, ma non venendo mai ascoltata (Cfdt, 2022).

Il mancato appoggio dei sindacati, però, non è finora stato d’ostacolo al governo, che considera la riforma indispensabile in virtù di urgenti motivi economici legati alla tenuta del sistema francese. Questa spiegazione, in ogni caso, non convince, in virtù dell’evidenziata presenza di alternative che potrebbero essere prese in merito, comunque più accettabili di una modifica del sistema pensionistico: le esploreremo nel dettaglio nel prossimo paragrafo.

Un motivo economico insufficiente a giustificare il provvedimento

Stando alle parole dello stesso Ministro dell’Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, la riduzione delle spese delle pensioni dovrebbe compensare la soppressione della CVAE (Contribution sur la valeur ajoutée des entreprises), tassa dovuta dalle imprese o persone che esercitano un’attività professionale non dipendente e generano un volume di affari annuale superiore ai 500.000 euro netti, e che sarà eliminata a partire dal 2024 (Service Public, 2023). Si tratta di una decisione approvata dalla legge di bilancio 2023 con la motivazione di permettere il rilancio dell’economia francese, ma che comporterà un costo di circa 8 miliardi di euro all’anno per il Tesoro francese (Couet, 2022). Questi ultimi sarebbero recuperati, appunto, con la messa in atto, ormai imminente, della riforma delle pensioni (Zemmour, 2022).

Questa motivazione, però, non convince i sindacati. Force Ouvrière, la costola riformista della CGT (Confédération Générale du Travail), ad esempio, suggerisce che per recuperare i sopracitati 8 milioni venga abolita la ritenuta alla fonte sui redditi da capitale immobiliare (prelevamento forfettario unico del 12,8%) ed integrata nella base imponibile dell’imposta sul reddito, oppure che vengano subordinati gli aiuti pubblici alle imprese alla loro efficienza economica e sociale (Fauvel, 2023).

Allo stesso modo, anche l’economista Michael Zemmour, già citato sopra, ritiene si possa trovare un altro modo per riequilibrare il sistema finanziario francese, per esempio aumentando la contribuzione salariale dello 0,8%, soluzione che, stando a quanto scrive Saïd Benmouffok (2023), sarebbe condivisa dalla maggioranza dei francesi interpellati in merito. Si tratta di una soluzione condivisa anche dai sindacati: la CGT, ad esempio, argomenta che ad ogni aumento dell’aliquota pensionistica di un punto contributivo corrisponderebbero 15 miliardi di euro di entrate, ovvero 10 euro ogni 1.000 euro di reddito lordo (La cgt, 2023).

Una Réforme des rétraites osteggiata

In sostanza, la réforme des rétraites è osteggiata in tutte le sue sfaccettature: se il contenuto della riforma è di per sé controverso, e persino ulteriormente svantaggioso per le donne, i tentativi del governo di rendere il suo impatto meno netto agendo su alcune misure assistenziali collegate alla pensione appaiono insufficienti, o quantomeno poco ispirate. Allo stesso modo, nemmeno le motivazioni economiche a sostegno della legge, che la rendono inevitabile agli occhi di chi l’ha ideata e, successivamente, approvata, seppur legittime, appaiono esaustive.

Secondo numerosi critici, infatti, ci sarebbero stati parecchi altri modi per risolvere i problemi economici francesi, senza dover per forza mettere le mani su un dispositivo previdenziale essenziale come la pensione, che era finora sopravvissuto a numerosi tentativi di riforma, l’ultimo dei quali nel 2020, fermato solo a causa della pandemia da Covid-19. Come anticipato, dunque, la parola resta ai manifestanti, ai sindacati ed alle opposizioni, che sono stati impegnati il 6 giugno nell’ennesima giornata di protesta utile a far sentire una voce contraria.

In altre parole, dunque, non è ancora detta l’ultima parola, ed in ogni caso, comunque vada, vale la pena di continuare a monitorare gli sviluppi di quella che resta una grande manifestazione di unità e tenacia da parte delle piazze francesi, la quale può agire come modello anche per il resto d’Europa, in quanto costruita su un tema fondamentale come quello previdenziale.

Andrea Gruttad’Auria

Bibliografia

  • Benmouffok, S. (2023, Febbraio 17). Retraites : Macron cible l’identité sociale de la France. L’OBS;
  • Cfdt. (2022). Réforme des retraites – Tract “Les propositions de la Cfdt pour un système plus solidaire”. Cfdt;
  • Cfdt. (n.d.). Pension minimum à 1200 euros, un slogan, pas une réalité ! Cfdt;
  • Couet, I. (2022, Ottobre 6). Budget 2023 : la baisse des impôts de production se fraye un chemin à l’Assemblée. Les Echos;
  • Durupt, F. (2023, Gennaio 11). Retraites : mais qui aura vraiment droit à une pension minimale à 85% du smic net ? Libération;
  • Fauvel, H. (2023, Febbraio 23). Retraites : d’autres solutions… Force Ouvrière;
  • La cgt. (2023). La CGT propose une autre réforme du système des retraites. La cgt;
  • La cgt. (2023). Tract CGT pour appeler à la grève et à la manifestation le 6 juin. La cgt;
  • Le Parisien. (2023, Gennaio 24). Retraites : Franck Riester admet que les femmes seront «un peu pénalisées» par la réforme. Le Parisien;
  • Ministère du Travail, du Plein Emploi et de l’Insertion. (2023). Projet pour l’avenir du notre système de retraite. Ministère du Travail, du Plein Emploi et de l’Insertion;
  • Pétreault, C. (2023, Ottobre 10). Réforme des retraites : la majorité présidentielle à l’épreuve du doute. Le Point;
  • Service Public. (2021). Retraite dans le privé : trimestres supplémentaires pour enfants. Service Public;
  • Service Public. (2023). Loi de finances 2023 : suppression de la CVAE sur deux ans. Service Public;
  • Vie Publique. (2023, Aprile 15). Loi du 14 avril 2023 de financement rectificative de la sécurité sociale pour 2023. Vie Publique;
  • Zemmour, M. (2022, Novembre). Bientôt, la retraite à 70 ans ? Le Monde Diplomatique.
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