In questo articolo formuleremo delle riflessioni di carattere sociologico sul potere. Per prima cosa dobbiamo premettere che esistono diverse forme di potere che tuttavia possono essere classificate in due amplissime categorie.
Riflessioni sul potere della dimensione pubblica
In primo luogo, esiste il potere della dimensione pubblica e poi esiste il potere nella sfera privata. In tutte le società finora esistite nella lunghissima storia del genere umano il potere è sempre stato oggetto di idolatria da parte di quasi tutti gli individui. Nella maggior parte dei casi il potere è stato utilizzato per fini personali ed egoistici o al massimo per fare gli interessi di un numero ristretto di persone. Solamente una ristretta minoranza di persone ha utilizzato il potere per fare gli interessi della comunità e per difendere gli interessi dei più deboli.
Anche nella società moderna è presente una mitizzazione, un’idolatria del potere a tutti i livelli. In tale articolo prenderemo in considerazione sia il potere nella sfera pubblica che in quella privata anzi adotteremo una classificazione che ci sembra più chiara ed appropriata prendendo prima in considerazione il potere a livello macro- sociale e poi quello a livello micro-sociale. Un concetto di fondamentale importanza valido sia a livello macro che micro è che non basta conquistare il potere ma bisogna anche cercare di mantenerlo il più a lungo possibile. Riguardo la necessità di conquistare il potere a livello macro-sociale Alberoni afferma che il potere non è una cosa acquisita una volta per tutte ma deve essere continuamente conquistato.
Riflessioni sul potere politico
Considereremo ora il potere di tipo politico. Riguardo tale potere Alberoni dice che nei vari regimi politici variano le modalità della conquista del potere, il tipo di minacce che deve affrontare chi detiene il potere e gli strumenti più adatti per confermarlo. Considereremo prima la conquista del potere politico nei regimi democratici. In tali regimi quelli che aspirano al potere devono conquistare i voti degli elettori svolgendo tra l’altro corpose campagne elettorali e inoltre devono ottenere l’appoggio di altri uomini politici importanti nonché di organizzazioni di vario tipo in grado di procurare voti all’individuo. Per quanto riguarda i rischi che corrono i leader politici nelle nazioni democratiche dobbiamo dire che essi sono molto inferiori di quelli corsi dai dittatori.
Infatti, nelle nazioni democratiche esiste il rischio di perdere il potere durante le crisi di governo o alla fine del mandato elettorale. Per quanto riguarda gli strumenti per mantenere il potere nei sistemi democratici bisogna cercare di essere rieletti. I dittatori devono reprimere con la violenza tutti i tentativi dei loro oppositori di rovesciare il regime. A nostro avviso la peggiore democrazia è comunque migliore dei regimi dittatoriali in linea generale.
Riflessioni sul potere nelle Medie e grandi imprese
Proseguendo le nostre riflessioni sul potere, prenderemo ora in considerazione un secondo tipo di potere micro-sociale ovvero quello dei dirigenti delle medie e grandi aziende. Appare evidente che un manager per raggiungere i fini che si propone deve possedere qualità in parte simili a quelle dei grandi condottieri, dei leader politici e anche dei fondatori di movimenti religiosi. A detta di Alberoni un manager deve possedere soprattutto la qualità di trasmettere a chi lavora con lui il convincimento di partecipare ad un compito importante.
Infatti, l’individuo che vive questo tipo di esperienza è orgoglioso di appartenere ad una tale impresa. Di conseguenza spende le sue energie migliori senza risparmiarsi ed è disposto ad accettare le critiche dei superiori e dei colleghi.
Noi pensiamo che sia abbastanza difficile comunicare ai dipendenti del dirigente di azienda tale convincimento. A nostro avviso la qualità principale di un manager è quella di saper gestire in maniera appropriata il suo potere, dosando bene gli elogi e i rimproveri e dando in ogni occasione il buon esempio facendo pienamente il proprio dovere. Per quanto riguarda gli elogi ai dipendenti il manager non deve essere né troppo spartano nel concedere elogi, né esagerare con gli stessi inflazionandoli.
Elogi
Nelle aziende nelle quali il manager non elogia mai i collaboratori si creano dei rapporti interpersonali freddi e distaccati tra il dirigente e il dipendente. Al contrario gli elogi ben motivati aumentano i livelli motivazionali dei dipendenti che vedono riconosciuti pubblicamente i loro contributi forniti all’azienda. Tale fatto aumenta l’autostima dei dipendenti, la loro gratitudine nei confronti del merito, nonché il desiderio di dimostrare ai colleghi le proprie qualità. Inoltre, gli elogi ben motivati spingono gli altri dipendenti ad impegnarsi maggiormente per fare in modo che il manager elogi anche loro in futuro.
In effetti gli elogi meritati creano fenomeni di contagio psichico e di imitazione sociale che sono molto importanti nella dinamica di gruppo all’interno dell’azienda, in quanto responsabilizzano i dipendenti. Al contrario il manager che distribuisce elogi non meritati viene visto nella maggior parte dei casi come una persona debole che per evitare conflitti con i dirigenti ricorre alla tecnica dell’adulazione che non è mai una strategia adatta ad un dirigente. Inoltre, quando i dipendenti si rendono conto che il manager li elogia per fini adulatori non danno più nessun valore a tali elogi. Di conseguenza tali elogi subiscono un processo di svalutazione ragion per cui non motivano i dipendenti in nessun modo.
Anzi essi vengono indotti a diminuire il proprio impegno in quanto diventano consapevoli di avere un dirigente che non è in grado di far rispettare la disciplina all’interno dell’azienda a causa della debolezza della propria personalità. Per quanto riguarda i discorsi dei rimproveri essi sono importanti nella dinamica di gruppo quando sono ben motivati e legittimi. Alberoni afferma che quando il capo deve fare un rimprovero non è opportuno che lo faccia in pubblico ma solo in privato.
Riflessioni sul potere: i rimproveri fatti in pubblico
A nostro avviso Alberoni ha in parte ragione e in parte torto riguardo i rimproveri fatti in pubblico. Infatti, è vero che un manager non deve rimproverare in pubblico un suo dipendente che occasionalmente commette degli errori anche gravi perché lo sottoporrebbe ad un inutile umiliazione che da un lato potrebbero demotivarlo e dall’altro scatenare in lui sentimenti di odio nei confronti del manager. Tuttavia, è altrettanto vero che il rimprovero in pubblico è necessario e positivo nel caso che il dipendente in questione anche dopo essere stato rimproverato ha continuato a non dare un contributo adeguato al gruppo di lavoro. In casi del genere il rimprovero in pubblico è opportuno per almeno tre ragioni.
In primo luogo, è possibile che il dipendente in questione una volta umiliato davanti ai colleghi dal rimprovero in pubblico del manager si impegni maggiormente nell’immediato futuro per evitare altre umiliazioni del genere. In secondo luogo, il fatto che il dipendente in questione subisca una tale umiliazione può servire a fare in modo che qualcun altro dei collaboratori del manager che non faccia il proprio dovere rinunci a tale comportamento al fine di non incorrere nella stessa sanzione del collega.
In terzo luogo, se il manager continua a rimproverare in privato un dipendente che non fa il proprio dovere dà l’idea agli altri collaboratori di essere un individuo privo di personalità in quanto non ha il coraggio di rimproverare in pubblico il dipendente colpevole di scarso impegno. Nel momento in cui il manager rimprovera un dipendente in pubblico con autorevolezza dimostra a tutti gli altri dipendenti di avere una forte personalità.
Riflessioni sul potere in mano ai mediocri
Concludiamo le riflessioni sul potere a livello macro-sociale affrontando una questione molto importante. Accade spesso che personaggi potenti scelgano come collaboratori personaggi mediocri, scarsamente dotati di qualità intellettive. Tali scelte dei potenti impediscono ad individui dotati di ottime qualità intellettuali di occupare tali posti che spetterebbero loro se si seguissero criteri meritocratici.
La scelta di tali personaggi mediocri a volte anche squallidi si spiega in tre modi. In primo luogo, ci sono casi in cui un personaggio potente è costretto a fornire il suo appoggio ad un individuo mediocre per fare un favore ad un altro personaggio potente. (frequenti sono gli scambi di favore tra individui potenti). In secondo luogo, molte volte personaggi mediocri riescono a fare carriera facendo per anni i portaborse dei detentori dei vari tipi di potere. In terzo luogo, può anche accadere che un certo numero di uomini potenti abbiano paura di circondarsi di individui brillanti e dotati di ottime qualità cognitive. Alcuni perché sono autoritari e non amano essere contraddetti dai loro collaboratori. Altri perché sono megalomani e desiderano essere adulati continuamente dai loro collaboratori (sono più bravi e allenati nell’arte dell’adulazione di individui squallidi e mediocri che non quelli brillanti).
Conclusioni
Infine, altri sono fin troppo prudenti e sanno che le persone ben dotate intellettualmente potrebbero metterli in ombra condizionarli e limitare il loro potere. Per quanto riguarda il potere a livello micro-sociale ci limiteremo a dire che spesso i detentori di questo tipo di potere sono molto più crudeli, cinici e spietati di quelli che detengono il potere a livello macro-sociale. Infatti, tali persone spesso si rendono colpevoli di violenze fisiche e di sofisticate strategie di terrorismo psicologico che li rendono dei veri e propri dittatori a livello micro-sociale.
Anche nel palazzo e nel quartiere dove abitiamo ci possono essere un certo numero di dittatori a livello micro. Molte volte il sadismo di questi dittatori non è inferiore a quello dei peggiori dittatori a livello macro-sociale anche se le loro azoni spesso non fanno notizia e restano nell’ombra.
Giovanni Pellegrino, Mariangela Mangieri