Secondo una visione non mainstream le Rivoluzioni Colorate non sono manifestazioni sociali spontanee, come le dipingono i media, ma piuttosto dei piani strategico-militari per la destabilizzazione di un’area-bersaglio geopolitica.
Le caratteristiche delle Rivoluzioni Colorate
Le Rivoluzioni Colorate hanno sempre queste sei caratteristiche in comune:
1. il Paese viene dichiarato non libero da una delle organizzazioni internazionali americane;
2. gli USA e le altre organizzazioni internazionali allineate dichiarano di intervenire in nome del loro diritto-dovere di instaurare la democrazia, attivando nel frattempo movimenti come Otpor (protagonista della sconfitta di Milosevic in Serbia nel 2000 – ndr);
3. questi movimenti, anche se minoritari, vengono presentati come il vero portavoce della volontà e degli interessi di gran parte della popolazione;
4. le manifestazioni provocheranno l’intervento delle forze dell’ordine che forniranno così un’ottima occasione per dimostrare il grado di ira popolare contro il regime e la mancanza di libertà dell’opposizione;
5. in caso di elezioni, se il risultato non è conforme a quanto desiderato, si metterà in dubbio la capacità del sistema elettorale di assicurare un conteggio dei voti imparziale ed accurato;
6. questo condurrà infine, grazie ad un monitoraggio internazionale, alle conclusioni auspicate (intervento ONU e NATO).
Il ruolo di George Soros

Quelle di Praga e Budapest furono tra le prime Rivoluzioni Colorate, la più recente in Macedonia; spesso sono state finanziate dal magnate George Soros, per sua stessa dichiarazione. La crisi ucraina ne è l’esempio più evidente: blocchi di protesta popolare in rivolta contro un governo, colpevole di non essere allineato o particolarmente favorevole alle linee politiche occidentali/statunitensi. Secondo molti studiosi di geopolitica, la vera causa di queste strategie è che la FYROM (Repubblica di Macedonia – ndr) è un importante transito per i gasdotti russi diretti verso l’Europa occidentale, e quindi è interesse USA destabilizzare la zona e far così crollare o quanto meno delegittimare l’attuale governo, moderatamente filo-russo.
Prossima fermata: Africa

Secondo Gianluca Vannucchi (Ufficio Geopolitico USN) anche in Africa sono in arrivo diverse “primavere” o finte rivoluzioni, sulla scia di quelle precedenti, ormai ben collaudate, come recentemente dichiarato dall’attivista nazionalbolscevico belga-francese Luc Michel a “La voce della Russia”. L’Africa francofona, infatti, sarà la regione designata ad ospitare queste colorate rivolte, le quali si prevedono in Gabon, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana e forti destabilizzazioni anche nel Congo. Ancora non sono ben chiare le modalità con cui avverranno i suddetti disordini, ma probabilmente si succederanno tramite l’utilizzo di mercenari e successivamente di diversi tiranni locali ancor più asserviti a Francia e Stati Uniti, con relative multinazionali alle spalle.
Il dato certo è che il fenomeno delle Primavere Colorate è in forte aumento negli ultimi anni, dato che forse le potenze mondiali hanno capito che sono assai più convenienti e meno dispendiose delle guerre “canoniche”.
Rino Carfora