Il sistema pensionistico è uno dei capisaldi dello stato di diritto nelle società moderne. Esso va a costituire, insieme con altri servizi, il cosiddetto patto intergenerazionale basato su un sistema di trasferimenti chiamato schema Ponzi: nel sistema previdenziale pubblico le pensioni in essere sono pagate con i contributi entranti pagati da imprese e lavoratori, a differenza dei fondi privati e assicurativi i quali devono accantonare o investire il pagamento del cliente per capitalizzarlo fino a che non abbia raggiunto l’età pattuita per la liquidazione del trattamento previdenziale integrativo. Il sistema pensionistico si basa quindi sull’idea di una politica economica che garantisca la crescita o, per lo meno, la stabilità del sistema e dei flussi economici, una tenuta dell’occupazione, dei salari e dei relativi contributi previdenziali. Una diminuzione repentina dei contributi (a causa di una crisi occupazionale, deflazione salariale o legislazioni che cancellano o diminuiscono i contributi dovuti per ampie categorie di cittadini) intacca ovviamente il patto, generando un attrito nel sistema.

Il gioco a somma zero del sistema pensionistico

Rappresentazione dello schema Ponzi
Rappresentazione dello schema Ponzi

Con lo schema Ponzi, infatti, l’assioma spesso ripetuto dagli araldi dei governi che non intendono contrastare la recessione si mostra in tutta l’ipocrisia: non è vero che i trattamenti pensionistici “tolgono qualcosa ai giovani” come un’ottusa riproposizione del cosiddetto gioco a somma zero. Tagliando le pensioni non si aiutano affatto i giovani anzi, si crea automaticamente una contrazione della domanda interna che va a scapito dell’occupazione, come un circolo vizioso. Il gioco a somma zero è infatti un paradigma sopravvalutato nelle scienze sociali perché, nella maggior parte dei casi, i sistemi complessi non funzionano così. Molto più sottile fu l’economista John Maynard Keynes che, introducendo nuovi fattori rispetto alle formulazioni dell’economia classica, ottenne una maggior capacità di previsione e di incidenza nelle politiche economiche dei sistemi capitalisti.

Un conflitto generazionale

Il traguardo della pensione
Il traguardo della pensione

Si è parlato anche di tradimento generazionale per indicare la crescente erosione dei diritti previdenziali e dei lavoratori (le due cose sono evidentemente collegate). Questo tende a generare un conflitto generazionale che, come sopra descritto, nella realtà dei fatti non ha senso di esistere, essendo le generazioni e i ruoli collegati in un sistema complesso gestito dalla politica e dalle legislazioni. A questo punto possiamo riflettere al contratto sociale di memoria illuminista, sempre vivo in qualche maniera nel sentimento di appartenenza e solidarietà civile del cittadino. Questo contratto si attua come patto non scritto tra individuo e istituzioni e si esplica in una serie di diritti e doveri di cittadinanza. La rottura di un contratto da parte di uno dei contraenti può avere conseguenze nefande. La fiducia nelle Istituzioni è infatti ai minimi storici, notevole nelle preoccupanti statistiche sull’astensionismo elettorale. In tutto questo, con la crisi economica, istituzionale e morale in atto, il sociologo non è chiamato né ad esprimersi né a collaborare da una classe politica e di amministratori che Franco Ferrarotti, con singolare eleganza, ha definito recentemente “non dirigente ma durante” (nel senso che ormai spera solo di mantenere le proprie posizioni più a lungo possibile).

Barbara GV Lattanzi

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