Nell’approcciarsi ai fenomeni sociali, a fronte della loro complessità e multifattorialità, è importante porre l’attenzione anche sui fattori socio-relazionali che li causano, evitando di soffermarsi solo sulla dimensione individuale. A tal fine, l’utilizzo di una prospettiva di rete e, in particolare, del paradigma della Social Network Analysis consente di allargare lo spettro di analisi dei fenomeni sociali odierni.

Il paradigma della Social Network Analysis

La prospettiva della Social Network Analysis (SNA) ben si presta all’osservazione dei fenomeni socialiin quanto, a differenza degli approcci individualisti (non-network explanation), che cercano di comprendere i fenomeni sociali a partire dagli attributi individuali degli attori, non focalizza l’attenzione sul singolo individuo, bensì sull’ambiente sociale nel quale un individuo è inserito e sulle relazioni che intercorrono tra i soggetti (Wesserman e Faust, 1994). Più precisamente, tale approccio indaga le relazioni che connettono un attore focale, detto ego, ai membri della sua rete sociale (alters) e come questi ultimi influenzano i comportamenti di ego. Secondo Wesserman e Faust (1994) i presupposti fondamentali alla base dell’approccio di rete sono i seguenti:

  • Gli attori e le loro azioni sono interdipendenti e non indipendenti tra loro;
  • Le social network tra gli attori sociali sono dei canali per la veicolazione di risorse, le quali possono essere materiali e/o simboliche;
  • L’ambiente strutturale della rete è fonte di opportunità e vincoli;
  • La struttura, sia essa sociale, economica o politica, è vista come un modello di relazioni tra gli attori.

Sulla base di tali presupposti, gli stessi autori hanno identificato quelli che possono essere considerati i concetti chiave del paradigma della Social Network Analysis:

  • l’attore sociale, il quale può essere un singolo individuo o un collettivo;
  • la relazione sociale, nonché l’insieme dei legami che intercorrono tra gli individui, e quindi dei canali per mezzo dei quali circolano le informazioni;
  • la rete sociale, nonché «a finite set or sets of actors and the relation or relations defined on them»(Ibidem, p. 20).

Il paradigma della Social Network Analysis: teorie formaliste e teorie strutturaliste

Secondo Marin e Wellman (2009) alla prospettiva di rete (o network explanation) si può ricorrere principalmente in due modi, distinguendo tra teorie formaliste e teorie strutturaliste. Le formalist theory sono rivolte alla descrizione della forma matematica delle reti sociali, studiando le cause e gli effetti di esse. Poiché si rivolgono alla forma pura, i ricercatori si avvalgono di simulazioni di reti sociali al computer, senza la necessità di condurre ricerche empiriche. Le structuralist theory, invece, volgono il loro interesse al contributo che le strutture delle social network possono dare all’interpretazione dei fenomeni a seconda della finalità.

In tal caso, alla prospettiva di rete si può ricorrere per provare empiricamente una teoria, definire e spiegare dei concetti in termini di rete, considerare le reti sociali come la causa di alcuni fenomeni (ad es. la devianza e la criminalità) o indagare gli effetti della rete sul fenomeno di interesse (ad es. le reti sociali di persone con problemi di dipendenza da sostanze). In questo caso, emerge la necessità di condurre ricerche empiriche sul campo, entrando direttamente in contatto con i soggetti interessati.

Il paradigma della Social Network Analysis: i confini della rete, il tipo di relazione e l’oggetto d’indagine

Nel momento in cui si decide di approcciarsi ad un fenomeno ricorrendo ad una prospettiva di rete, è necessario identificare i soggetti che si vogliono includere nell’indagine. In letteratura, Laumann et al. (1983) hanno individuato tre approcci, non mutualmente esclusivi, che consentono di definire i confini della rete sociale. Si può ricorrere ad un approccio basato sulla posizione, il quale considera le persone che rivestono una certa posizione nella rete; ad un approccio basato sugli eventi, considerando i soggetti che hanno partecipato a determinati eventi; o, infine, ad un approccio basato sulle relazioni. L’adozione di quest’ultimo consiste nel considerare un piccolo insieme di soggetti che si ritiene facciano parte della popolazione di interesse e successivamente si includono altri nodi che condividono particolari relazioni con essi.

Una volta delimitati i confini, è necessario identificare il tipo di relazione intercorrente tra i nodi oggetto di interesse. Ad esempio, Wasserman e Faust (1994) hanno identificato diverse tipologie di relazioni che si possono osservare nelle c.d. one-mode networks: relazioni formali (di potere e autorità), informali, relazioni basate su transazioni o trasferimenti di risorse materiali e/o non materiali, interazioni fisiche, relazioni di mobilità spaziale e sociale, relazioni di parentela.

Social Network Analysis: Reti sociocentriche e reti ego-centrate

Gli oggetti d’indagine della prospettiva della SNA vertono fondamentalmente su due tipologie di reti sociali: le reti sociocentriche (o complete) e le reti ego-centrate. Le sociocentric (o whole) networks sono reti composte da un gruppo di soggetti di cui si prendono in esame i legami che intercorrono tra tutti coloro che fanno parte dello stesso setting (Panebianco, 2019).

Le ego-centred networks, invece, sono delle reti composte da un attore focale (ego) e un insieme di persone (alter) che sono direttamente o indirettamente legate a lui da un particolare tipo di relazione.

«An ego-centered network consists of a focal actor, termed ego, as set of alters who have ties to ego, and measurements on the ties among these alters. For example, when studying people, one samples respondents, and each respondent reports on a set of alters to whom they are tied, and on the ties among these alters. Such data are often referred to as personal network data» (Wesserman e Faust, 1994).

L’indagine delle reti ego-centrate risulta peculiare al fine di comprendere come ego sia collegato ai suoi alter e come le caratteristiche di questi, e della rete nel suo complesso, influenzano i comportamenti e le credenze dell’attore focale.

Le principali teorie di rete

La Social Network Analysis può essere definita come un paradigma in quanto, oltre all’adozione di una metodologia specifica nell’indagine delle reti sociali e avere un corpus di ricerche empiriche che l’hanno adottata, fa riferimento a delle premesse teoriche specifiche. Tra le principali teorie di rete, di particolare importanza sono la strength of weak tie theory di M. Granovetter, la structurale holes theory di R. S. Burt e la closure theory di J. S. Coleman.

Le principali teorie di rete: la strength of weak tie theory di M. Granovetter

Suggerendo il ricorso all’analisi delle reti sociali come strumento per collegare la dimensione micro e macro dei fenomeni sociali, Granovetter (1973) ha indagato un particolare aspetto delle relazioni interpersonali, i c.d. weak tie (legami deboli), al fine di comprendere il verificarsi di alcuni fenomeni a livello macro, quali la mobilità sociale, la coesione sociale, la diffusione delle informazioni. L’autore sostenne che la forza di un legame (strength of tie) è data da una combinazione di alcuni fattori come, ad esempio, il tempo dedicato e l’intensità emotiva della relazione, il grado di intimità tra i soggetti coinvolti e i servizi reciproci che caratterizzano la relazione:

«[…] the strength of a tie is a (probably linear) combination of the amount of time, the emotional intensity, the intimacy (mutual confiding), and the reciprocal service which characterize the tie» (p.1361).

Sulla base di tale definizione, Granovetter propose una distinzione delle tipologie di legami relazionali che un soggetto può intrattenere, classificandoli in legami forti e legami deboli. Con strong tie si fa riferimento alle relazioni in cui si riscontra una certa frequenza della comunicazione, una certa intimità e reciprocità tra soggetti con caratteristiche tra loro omogenee (ad es. la relazione tra familiari o tra amici stretti). Con weak tie, invece, si fa riferimento a relazioni caratterizzate da sporadiche comunicazioni, con un basso grado di intimità tra soggetti tra loro eterogenei (ad es., relazioni con amici di amici o con conoscenti).

Coerentemente con la prospettiva di rete, la teoria della forza dei legami deboli di Granovetter sostiene che le opportunità dei soggetti sono strettamente legate alle loro connessioni con altri attori sociali e che i legami deboli in realtà sono legami forti in quanto possono fungere da ponti (bridge)di collegamento tra le reti sociali dei soggetti, consentendo loro di avere accesso a informazioni e risorse non ridondanti, diverse da quelle della cerchia sociale di appartenenza.

The strength of weak ties

L’autore sostiene che i legami deboli facilitano l’integrazione sociale favorendo i collegamenti tra gruppi che altrimenti sarebbero separati, creando così coesione sociale: «[…] weak ties, […] are here seen as indispensable to individuals’ opportunities and to their integration into communities; strong ties, breeding local cohesion, lead to overall fragmentation» (p. 1378).

La teoria della forza dei legami deboli cerca di spiegare, quasi paradossalmente, che un legame debole in realtà è un legame forte in quanto consente di accedere a informazioni non ridondanti. Viceversa, un legame forte in realtà è debole, poiché le informazioni veicolate della propria cerchia sociale (con la quale si intrattengono strong tie) sono ridondanti. La prima premessa alla base di tale paradosso risiede nel fatto che più forte è il legame tra due persone maggiore è la probabilità che i loro mondi sociali siano sovrapposti. Difatti, nei legami forti opera il c.d. principio di omofilia (Lazarsfeld e Merton, 1954), secondo il quale le persone tendono ad instaurare relazioni intime e forti soprattutto con soggetti ad esse simili in termini di status, caratteristiche ascritte e acquisite, valori condivisi.

I legami deboli (che favoriscono legami tra soggetti eterofili) consentono di creare delle relazioni ponte (bridgind) che risultano essere la più efficace fonte di idee e opportunità nuove, consentendo di instaurare dei collegamenti con i membri di una rete sociale in assenza del quale si provocherebbe la rottura di due gruppi distinti. Un ponte di collegamento tra soggetti appartenenti a cluster diversi è quindi l’unico modo per ottenere informazioni e influenze diverse rispetto a quelle che circolano nel proprio gruppo, e quindi non ridondanti.

Le principali teorie di rete: la structural holes theory di R. S. Burt

Burt (2000), nell’argomentare la teoria dei buchi strutturali, considera gli attori sociali come giocatori di un’arena competitiva che portano con sé tre forme di capitale: finanziario, umano e sociale. Grazie a tale dotazione i soggetti possono avere dei profitti, ovvero un tasso di ritorno frutto dei loro investimenti.

«A player brings capital to the competitive arena and walks away with profit determined by the rate of return where the capital was invested» (p.57)

Con la metafora dell’arena, Burt sostiene che maggiori tassi di rendimento sono legati alla struttura della rete sociale e alla posizione dei membri nella struttura sociale. Più precisamente, coloro che possiedono social network ben strutturate, e quindi in grado di veicolare benefici circa le informazioni sulle opportunità disponibili, sono coloro che ottengono di più dai loro investimenti e hanno maggiori vantaggi (Panebianco, 2019). Secondo Burt, l’accesso alle informazioni dipende dai contatti che un soggetto vanta nella propria rete sociale e, pertanto, hanno maggiori opportunità di accedere a benefici coloro che presentano una rete ampia ed eterogenea (diversificata), in quanto in tal modo possono espandere le proprie reti accedendo a contatti che dispongono delle informazioni che servono.

Per coesione e per equivalenza strutturale

Il soggetto deve cercare di includere nella propria rete nodi a cui è direttamente connesso che rendono possibile il collegamento con soggetti altrimenti non raggiungibili, al fine di accedere ad informazioni non ridondanti. Pertanto, con il termine buchi strutturali Burt intende: «[…] a relationship of nonredundancy between two contacts. The hole is a buffer […]. As a result of the hole between them, the two contacts provide network benefits that are in some degree additive rather than overlapping» (Burt, 2000, p. 65). Una rete sociale può essere considerata ridondante in due modi:

  • per coesione: i contatti sono ridondanti nel momento in cui sono legati tra loro da una forte relazione, strettamente coesi e ciò indica l’assenza di un buco strutturale, favorendo così l’accesso a sole informazioni ridondanti.
  • per equivalenza strutturale: i contatti diretti della rete di ego, anche se non direttamente a lui collegati, conducono il soggetto verso lo stesso gruppo di attori, mediante una connessione indiretta, veicolando così informazioni simili e perciò ridondanti.
burt Social Network Analysis
R. S. Burt

Facendo riferimento alla strength of weak tie theory di Granovetter, Burt sostiene che legami deboli e buchi strutturali descrivono lo stesso fenomeno. Difatti, una relazione, indipendentemente dal fatto che si tratti di un legame debole o forte, potrà generare benefici solo se costituirà un ponte di collegamento con soggetti appartenenti ad altre cerchie sociali. La relazione genererà benefici solo se costituirà un punto di collegamento con clusters diversi, cioè se sarà una relazione non ridondante che unisce i buchi strutturali presenti nella rete sociale. Al fine di massimizzare i benefici, Burt ritiene necessaria la costruzione di una rete efficace ed efficiente: ego dovrà massimizzare il numero di contatti non ridondanti nella rete al fine di incrementare la possibilità di buchi strutturali derivanti da questo legame

Le principali teorie di rete: la closure theory di J. S. Coleman

La teoria della chiusura della rete è stata utilizzata da Coleman (1988) al fine di spiegare il meccanismo mediante il quale agisce il capitale sociale. In particolare, l’autore sostiene che intrattenere legami intensi con i nodi di una social network aiuta un soggetto ad accumulare capitale sociale e, pertanto, a raggiungere certi obiettivi (Panebianco, 2019).

Coleman ha posto l’attenzione sulla proprietà relazionale della chiusura della rete, la quale viene considerata come una caratteristica che rafforza elementi quali la fiducia, le norme, autorità, sanzioni e protegge da influenze esterne:

«Closure of the social structure is important not only for the existence of effective norms but also for another form of social capital: the trustworthiness of social structures that allows the proliferation of obligations and expectations. Defection from an obligation is a form of imposing a negative externality or another. Yet, in a structure without closure, it can be effectively sanctioned, if at all, only by the person to whom the obligation is owed. Reputation cannot arise in an open structure, and collective sanctions that would ensure trustworthiness cannot be applied. Thus, we may say that closure creates trustworthiness in a social structure» (Coleman, 1988, pp. 107-108)

coleman Social Network Analysis
J. S. Coleman

La densità e la chiusura della rete sono delle caratteristiche che fanno in modo che i soggetti si conoscono tra di loro e abbiano relazioni reciprocamente sentite. Essi promuovono certi comportamenti mediante l’azione di meccanismi come la diffusione veloce dell’informazione o la minaccia dell’espulsione, in quanto la chiusura della rete incrementa le possibilità che il comportamento venga facilmente conosciuto e punito, aumentando anche le aspettative di ricevere aiuto in caso di bisogno (Panebianco, 2019). Gli attori con reti dense e chiuse sono coloro che, nella prospettiva di Coleman, possono vantare di una maggiore dotazione di capitale sociale rispetto alle reti scarsamente interconnesse. Come si vedrà successivamente, però, la chiusura della rete risulta essere una caratteristica strutturale negativa per alcune categorie di attori sociali (come, ad esempio, le persone con problemi di addiction).

Vittoria Di Pietrantonio

Riferimenti bibliografici

  • Burt R. (2000), The network structure of social capital, in (a cura di) Sutton R. I., Staw B. M., Research in Organizational Behavior, Jai Press, Greenwich, Ct.
  • Coleman J. S. (1988), Social capital in the creation of human capital, in American Journal of Sociology, Vol. 94.
  • Granovetter M. (1973), The strength of weak ties, in American Journal of Sociology.
  • Laumann E. O., Marsden P. V., Prensky D. (1983), The Boundary Specification Problem in Network Analysis, in (a cura di) Burt R., Minor M., Applied Network Analsis, Sage Publication, California.
  • Lazarsfeld, P., Merton, R.K. (1954), Friendship as a Social Process: A Substantive and Methodological Analysis, in (a cura di) Berger, M., Abel, T. and Charles, H., Eds., Freedom and Control in Modern Society, Van Nostrand, New York.
  • Marin A., Wellman B. (2009),Social Network Analysis: An Introduction, in Carrington P., Scott J., Handbook of Social Network Analysis, London: Sage.
  • Panebianco D. (2019), Dipendenza e cultura delle relazioni. Social network analisys e capitale sociale nei servizi alla persona, Rubbettino, Catanzaro.
  • Wesserman S., Faust K. (1994), Social network analysis: method and applications, Cambridge, Cambridge University Press.
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