Dal momento della nostra nascita, e per il corso di tutta la nostra vita, ci ritroviamo in un mondo che non è fatto solo di aria, terra, acqua, e tutto ciò che questi elementi producono, ma con il progredire del genere umano anche di attività più astratte, come la filosofia e l’ontologia, che ci accompagno da tantissimi anni per cercare di capire cosa sia natura e come essa si comporta.

Per comportamento si potrebbero intendere tantissime cose, da quello vegetale a quello animale, un’accezione generale del termine potrebbe essere “come si sta’ al mondo e ci si relaziona con esso”. Comunque, ciò che interessa e riempie l’impegno delle scienze sociali, ovviamente, è il comportamento degli uomini. Ed ecco un altro “elemento” importante del nostro pianeta: la socializzazione. Un’attività a cui nessuno può sottrarsi, tranne qualche eremita sperduto in chissà quale montagna o quale isola, ma che non tutte le persone svolgono nella stessa maniera. Tralasciando il relativismo culturale internazionale, che di certo ci permette di cogliere differenze importanti nei modi in cui le varie società socializzano, si possono comprendere e cercare degli assunti che possono essere attribuiti alla maggior parte delle società, per averne una maggiore consapevolezza. In questo, la sociologia e la psicologia sociale sono materie che danno un grosso aiuto.

Cosa significa socializzazione?

Socializzazione è un concetto sociologico. Secondo la definizione del Dizionario di Sociologia Luciano Gallino questo concetto indica l’insieme dei processi tramite i quali un individuo sviluppa lungo tutto l’arco della vita, nel corso dell’interazione sociale con un numero indefinito di collettività, il grado minimo, e a certe condizioni e gradi via via più elevati, di competenza comunicativa e di capacità di prestazione, compatibile con le esigenze della sua sopravvivenza psicofisica entro una data cultura e ad un dato livello di civiltà, in rapporto con tipi variabili di gruppo o di organizzazioni atti a fornirgliene i mezzi attraverso forme di scambio, e commisurati con i suoi successivi stadi di età. Sinteticamente si può dire che la socializzazione è il processo attraverso cui viene trasmesso il patrimonio culturale di una società.

Questo processo si divide in due fasi, a seconda degli agenti di socializzazione che intervengono, e sono: socializzazione primaria e secondaria. Gli agenti sono dei gruppi o dei contesti sociali all’interno dei quali avvengono dei significativi processi di socializzazione. Così abbiamo che quella primaria inizia dalla nascita e finisce quando l’individuo incomincia il suo percorso scolastico (in questa fase l’agente di socializzazione più importante è la famiglia), mentre la seconda entra in gioco quando l’individuo si ritrova all’interno del suo percorso scolastico e poi termina con la morte (in questa ulteriore fase gli agenti di socializzazione sono molti, come la scuola, gli amici, i colleghi di lavoro, gruppi di sport e molti altri). Sorge spontaneo, quindi, che in queste fasi avviene la formazione e lo sviluppo del comportamento umano.

Cosa avviene nell’ambito psicologico?

Per quanto riguarda la socializzazione primaria e secondaria è generalmente ammesso che gli eventi della primaria contribuiscono a strutturare pulsioni motivazionali più durature e profonde rispetto agli eventi della secondaria, tuttavia ciò non significa che il comportamento dell’adulto sia esclusivamente condizionato dalla prima e non dalla seconda. Tali tipi di pulsioni possono rimanere latenti per lunghi periodi, e talvolta anche per sempre, mentre in certi casi sono eccitate e diventano fattori determinanti del comportamento per un tempo più o meno lungo, potendo essere, addirittura, considerati come stati di personalità. Questo pensiero trae origine dall’analisi transazionale di Eric Berne, psicologo canadese. Secondo lui pulsioni motivazionali e comportamento si strutturano sin dai primi anni attorno a tre stati fondamentali che si manifestano in maniera variabile, per tutta la vita dell’individuo, a seconda della situazione. Questi tre stati sono:

  • lo stato di bambino: esprime la spontaneità e l’emotività. Esso racchiude tutte quelle esperienze e quei comportamenti che noi mettiamo in atto nella nostra infanzia. Quando si è nello stato di bambino l’individuo non si comporta come un bambino in generale, ma come egli si comportava da bambino.
  • lo stato di genitore: questo stato è quello in cui sono custoditi i sentimenti, i comportamenti, le emozioni, gli insegnamenti e gli esempi che noi abbiamo appreso dai nostri genitori o dalle figure che hanno svolto un ruolo educativo. Quando un individuo si trova in questo stato egli si comporta come si comportavano i suoi genitori o chi ne ha fatto le veci.
  • lo stato di adulto: la parte adulta è la parte razionale di tutti noi, qui si elaborano le informazioni.

Guardiamo con un altro occhio

Guardiamo con un altro occhio generazione

Oltre alla teoria precedente, che sottolinea la maggiore influenza della socializzazione primaria rispetto a quella secondaria, si può ampliare il discorso ricorrendo ad un altro punto di vista ancora una volta derivante dalla psicologia sociale, in particolare da Erik H. Erikson, studioso tedesco. Egli individua, nello sviluppo di un individuo, 4 fasi per tutti e due i tipi di socializzazione. Ad ogni fase corrisponde sia un tipo di personalità che anche caratteristiche biologiche, esse sono:

Per socializzazione primaria

  • prima fase orale-sensoriale da 0 a 1 anno, con caratteristiche di personalità fiduciasfiducia.
  • seconda fase anale-muscolare da 1 a 3 anni, con caratteristiche di personalità autonomiavergognaaiuto.
  • terza fase locomotoria-genitale da 3 a 6 anni, con caratteristiche di personalità spirito di iniziativasenso di colpa.
  • quarta fase latenza, da 6 a 12 anni, con caratteristiche di personalità industriosità-inferiorità.

Per la socializzazione secondaria

  • prima fase adolescenza, da 12 a 20 anni, con caratteristiche di personalità identità-dispersione.
  • seconda fase prima età adulta, da 20 a 40 anni. Con caratteristiche di personalità intimità-solidarietà-isolamento
  • terza fase età adulta, da 40-65 anni, con caratteristiche di personalità generatività-stagnazione.
  • quarta fase maturità, da 65 anni in poi, con caratteristiche di personalità integrità dell’io-disperazione.

Secondo lo psicologo tra la quarta fase primaria e la prima fase secondaria avviene la sovrapposizione ed il passaggio tra socializzazione primaria e secondaria, e sostiene che la dissociazione tra una data fase di socializzazione e la corrispondente fase biologica può compromettere la maturazione della personalità del soggetto.

C’è anche la risocializzazione

Quanto detto può dare una maggiore consapevolezza e degli spunti di riflessione riguardo a ciò che concerne la socializzazione, considerando che i vari processi di passaggio culturale, le varie fasi e gli stati di personalità che avvengono nella stessa hanno tutte un fattore comune, cioè l’educazione che riceviamo da quando apriamo gli occhi da neonati. Non c’è cosa più importante che ci permette di poter crescere ed apprendere i comportamenti più corretti possibili per tramandare e sviluppare al meglio sia il singolo individuo che la società stessa. Ovviamente non è sempre possibile poter compiere un processo di socializzazione perfetto e ordinato, che ci permette di assimilare e interiorizzare le norme sociali in maniera adeguata.

Se così fosse non esisterebbero situazioni e soggetti devianti, come i criminali, gli alcolisti, drogati, o persone civili che nel corso della propria vita incontrano problemi mentali, come ansia e depressione. Spesso questi soggetti, che possono variare dal prigioniero al giovane ragazzo condizionato da problematiche psicologiche, non solo sono vittime di una scorretta socializzazione ma devono anche fare un altro lavoro, ovvero quello della risocializzazione, che comprende quindi un rimettersi in moto, ricostruirsi, trovare dei valori e delle norme che possono formare la propria personalità. Il risultato finale della socializzazione è l’identità, perciò si può facilmente intendere quanto questo concetto sia importante.

Armando Filippa

Riferimenti bibliografici

  • Luciano Gallino, Dizionario di sociologia, 2014, Novara, De Agostini Libri S. p. A.
  • Eric Berne, Analisi transazionale e psicoterapia, 1970, Astrolabio Ubaldini
  • E. Erikson, Infanzia e società, 2008, Armando editore
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