La Sociologia della musica vede come oggetto di studi la musica intesa come “l’arte delle Muse”, non riferendosi prettamente al mondo dei suoni, ma a tutte le forme espressive caratterizzate da una certa trascendenza divina. Con il tempo, si è formalizzata una definizione in cui la musica è indicata come quell’arte capace di creare sequenze di suoni strutturate secondo le dimensioni di melodia, armonia e ritmo.
Essendo un aspetto culturale dalla portata globale, studiosi dei più eterogenei campi, dalla fisica con gli studi sull’acustica alla filosofia con l’estetica musicale, hanno cercato di esplorare l’arte sonora in tutti i suoi aspetti. Antropologi e sociologi, in particolare, si sono interrogati sul rapporto cruciale tra società e musica, arrivando a formalizzare una disciplina chiamata proprio “sociologia della musica”.
Sociologia della musica è sociologia dell’arte?
La sociologia della musica è un ambito specifico di studi sociologici sull’arte. Questa disciplina viene formata a partire dai primi decenni del Novecento da Weber e Schutz che non si interessano prettamente ad una definizione di musica, ma si soffermano in particolare su questioni legate alla sua distribuzione e fruizione.

Evidenziare quelle forme sonore che riescono a cristallizzarsi in un impatto sociale concreto è, infatti, tra i principali scopi di ogni sociologo della musica. Simmel, a tal proposito, evidenziò la socialità data dall’esperienza dell’ascolto, identificò: nella melodia il parametro musicale che esprime il carattere di un gruppo sociale, nell’armonia l’indicatore del grado di complessità di una società e nell’evoluzione del ritmo uno degli elementi di spersonalizzazione della contemporaneità.
La Sociologia della Musica di Max Weber
“Die rationalen und soziologischen grundlagen der musik” è il principale saggio di Max Weber sulla sua teoria sociologica della musica. Uscito postumo, nel 1921, questo testo pone innanzitutto domande circa il vero significato dell’arte, e, in particolare, della musica.
Il principale quesito del sociologo tedesco è se l’arte sia espressione del singolo artista oppure frutto dell’evoluzione sociale, culturale ed economica del tempo. In altri termini Weber si chiede anche se la musica si un percorso prettamente naturale o artificiale.
Questi quesiti sono posti in una riflessione di più ampio respiro portata avanti in quasi tutti gli scritti weberiani. L’idea di fondo che affiora è guardare alla società moderna come l’esito di un processo di razionalizzazione tecnica della realtà, di cui la musica ne è un chiaro esempio.
Le motivazioni che mossero il sociologo tedesco ad avanzare tali ipotesi derivarono proprio dal diretto confronto delle culture musicali extraeuropee con quelle europee. Globalmente, infatti, in tutte le culture esistono i concetti di armonia tonale e polifonia, ma solo nella cultura europea si struttura un sistema tonale e un particolare uso della polifonia.
Questa natura si fa artificiosa nel momento in cui i parametri musicali divengono funzionali solamente al periodo storico. Dichiarando ciò, Weber, implicitamente, risponde anche al suo principale quesito: la musica europea è una creazione antropica basata sullo sviluppo della società. Armonia, ritmo e melodia non sono frutti naturali del fenomeno acustico, ma sono vere e proprie prerogative culturali.
La fenomenologia della musica di Alfred Schutz
Il filosofo austriaco Alfred Schutz può essere considerato il fondatore della sociologia fenomenologica, vale a dire quella sociologia basata proprio sulle teorie di Edmund Husserl. La corrente filosofica fenomenologica indaga il rapporto tra l’attività della coscienza e i fenomeni che la circondano, applicando quella “sospensione del giudizio” del reale (epochè).
L’interesse di Schutz, allo stesso modo, riguardava le relazioni sociali connesse alla musica, quest’ultima intesa proprio come attività sociale. Per raggiungere tale scopo, le domande che si pone l’autore vertono sia sul vero significato della musica che sulla sua produzione e ricezione.
Ogni esecuzione, secondo Schutz, è innanzitutto preceduta da una precomprensione socialmente derivata, la quale è il mezzo attraverso cui l’autore di un brano adegua la propria esecuzione a dei cosiddetti “tipi” ideali generali, la quale si pongono come forme a priori della conoscenza.
Rilevando la natura temporale della musica, sotto l’influenza della durata bergsoniana, il filosofo austriaco afferma che ogni esecuzione consente all’interprete di immaginare il flusso interno della coscienza del compositore. In questo contesto, il vero significato della musica si pone come forza sincronizzante delle durate temporali interiori degli ascoltatori con quelle degli esecutori.
Tale capacità permetterebbe alla musica di instaurare una situazione di condivisione pre-comunicativa, stabilendo una relazione intersoggettiva tra chi suona e chi ascolta.
Theodor W. Adorno, la filosofia della musica moderna
Theodor W. Adorno, prima di essere il celeberrimo filoso e sociologo, fu, innanzitutto un pianista, allievo, tra l’altro, di Alban Berg, tra i protagonisti della scena musicale ad inizio Novecento. Oltre all’ “Introduzione alla sociologia della musica”, infatti, l’autore di Francoforte, si dedicò alla scrittura di varie monografie su autori del calibro di Wagner e Mahler, proprio a testimoniare la profonda conoscenza di quest’arte espressiva.
Partendo da una posizione che vede tutta la cultura assoggettata dalle dinamiche di produzione e consumo, Adorno, per dimostrare la relazione esistente tra fenomeni musicali e strutture sociali, si concentra soprattutto sul comportamento degli ascoltatori, classificandoli in base alla passività con cui percepiscono quest’arte.
Tra gli “esperti” e i “consumatori di musica” vi si pone una differenza abissale che evidenzia la trasformazione dello statuto stesso di musica, ma anche di tutta l’arte espressiva e non. La società moderna ha trasformato, attraverso la manipolazione dell’ideologia dominante, perfino i sistemi di produzione musicale e della “vera musica” per Adorno, vale a dire quella di Schönberg e Stravinsky, ve n’è sempre meno traccia.
In “Filosofia della musica moderna”, Adorno, abile critico dell’estetica musicale, contrappone la figura della musica progressista, vale a dire Schönberg, al neoclassicista Stravinsky. Le melodie create da questi autori rappresentano i sogni e i timori di quell’epoca, rivelando quella crisi dell’individuo oppresso dal dominio della divisione del lavoro, in cui la musica non trova più spazio, se non come passatempo.
Queste considerazioni si sono poste come la base della sociologia musicale, sistematizzando, di fatto il vasto bacino di rapporti che intercorrono tra musica e società.
Dario Caso
Riferimenti
- T. W. Adorno, “Filosofia della musica moderna”, Einaudi (2002)
- T. W. Adorno, “Introduzione alla sociologia della musica”, Einaudi (2002)
- P. Prato, “Fenomenologia della musica di Alfred Schutz”, Rivista di Estetica, n. 10, Rosenberg e Sellier Editori in Torino (1982)
- G. Simmel, “Studi psicologici ed etnologici sulla musica”, Aracne (2008)
- M. Weber, “Sociologia della musica”, Il Saggiatore (2017)
- http://www3.unisi.it/ricerca/prog/musica/sapere/mus_soc.htm