A differenza di quanto si pensi, lo studio delle celebrità è un percorso assai complesso da un punto di vista scientifico e soprattutto rischioso, in quanto si vanno a toccare elementi di cui non si detiene l’esclusività della conoscenza e che fanno parte di una narrazione socio-mediale quotidiana alla portata di tutti: il salumiere, il parrucchiere, il giornalista, la vicina di casa, tutti sanno qualcosa riguardo le celebrità, non serve (questo è ciò che molti pensano) un esperto del settore. Nell’epoca dei new media però, qualcosa è cambiato; la quotidiana pratica del gossip non basta più, è necessaria un’analisi sociologica più profonda della questione “star”.
Tra fama e celebrità
Innanzitutto è di fondamentale importanza evidenziare la differenza tra “fama” e “celebrità”. Generalmente le celebrità vengono dal mondo dello spettacolo, mentre la fama può essere raggiunta anche per motivi che esulano da questo mondo, come per esempio in conseguenza di un percorso politico, un crimine, una scoperta scientifica: questo però non porta necessariamente ad essere considerati una celebrità. L’elemento chiave sta nel fatto che a differenza delle persone famose (Rita Levi Montalcini), le celebrità (Tom Cruise) suscitano interesse per la loro professione, ma in particolar modo per la loro vita privata. È l’interesse per il privato del soggetto infatti, a rendere possibili quelle narrazioni in cui riconosciamo tutti i tratti tipici delle celebrità: storie sentimentali, operazioni di chirurgia estetica e cosi via. Per entrare nel privato e far si che ogni aspetto della celebrità diventi pubblico e trasparente, sono necessari i media e le narrazioni costruite con, attraverso e per i media.
Il ruolo dei media
Secondo la sociologa Jessica Evans, media e celebrità sono mutualmente costitutivi e veicoli per la creazione di significati sociali: da un lato i media investono immense risorse nella promozione e copertura mediatica delle celebrità; dall’altra la celebrità rappresenta sempre qualcosa più di lei, ospitando valori, percezioni, credenze. La copertura mediatica sui giornali, nei film, nella tv, nei social network gioca un ruolo cruciale nella percezione e nell’organizzazione del nostro mondo. Il processo di “celebrificazione” è caratterizzato per essere fortemente dislocato in una pluralità di media che offrono input ed output differenti: celebrità del cinema, televisive ed oggi i noti “youtubers” sono figure totalmente differenti in termini di narrazione, personalità, pubblico, tempi e spazi, tutto muta oggi in seguito alla globalizzazione dei media e al processo di convergenza.
Le nuove celebrità
La televisione ha creato molti divi e ciascuno di questi subisce la conseguenza di essere “quotidianizzato” da essa, facendo loro perdere il potere. Rispetto a prima, le star televisive e cinematografiche non appaiono più cosi lontane, superiori, irraggiungibili, ma fanno semplicemente parte della quotidianità delle persone comuni. Le star di un tempo sono considerabili esattamente sullo stesso piano dello youtuber oggi, anzi quest’ultimo coltiva il suo successo ogni giorno collezionando like (unità di misura del successo personale) raggiungendo un numero impressionante di followers, senza necessariamente avere specifiche competenze nel settore. Grazie a Facebook e Twitter nascono oggi giovani nuove (micro) celebrità che sfruttano la trasparenza e la natura interattiva dei media digitali, costruendo in tempi brevi e a costo zero canali diretti con i propri pubblici, muovendosi nelle piattaforma social come esperti influencer.
Privato? No grazie
Le nuove pratiche come quella dei selfie tengono in stretto contatto celebrità e pubblici, costantemente aggiornati sulla vita professionale e sentimentale della star, essendo la dimensione privata totalmente assente già dall’inizio del rapporto tra loro. Inoltre con i social media anche l’esperienza del corpo si fa pubblica: un corpo globalizzato e trasparente che crea interconnessione, successo o insuccesso, potere o fragilità, ma quello che è certo oramai, è che chiunque può tentare almeno di costruirsi un percorso di micro e auto-celebrità. Non guardiamo più al mondo per imparare, sapere o emozionarci, ma esclusivamente per essere apprezzati dagli altri, mettendo a nudo il nostro sé (web reputation). Cerchiamo di catturare il mondo che ci circonda per ingabbiarlo, per mostrare agli altri noi stessi e ciò che vediamo: uno, nessuno e centomila celebrità racchiuse in un unico profilo. La Rete ha reso tutto più semplice ed immediato: essere piccole celebrità è ormai un passo semplice e scontato, quasi doveroso, ma mantenere tale posizione online ed offline per lungo tempo è il vero ostacolo della “star contemporanea”, ma che è possibile superare attraverso un percorso di consapevolezza ed imparando ad educare ed educarsi nell’ambiente “on/off-life”.
Giacomo Buoncompagni