Se ci fermiamo un attimo, staccandoci dalle connessioni web, ci rendiamo conto di come la società ha drammaticamente perduto la sua caratteristica ironica, fatta di molteplici ingredienti (letterari, storici, sociali, e anche scientifici) che amalgamandosi ne formano uno dei molteplici sostrati della struttura sociale. Perché in fondo, essere ironici oltre ad essere una caratteristica soggettiva ed individuale, rappresenta anche un modo di essere di una data collettività o di una etnia. Dunque è possibile fare una sociologia dell’ironia? proviamo a ragionarci sopra.

Sociologia dell’ironia: essere ironici oggi

Quello che emerge nei tempi odierni (il plurale è voluto, perché il tempo ha una connotazione soggettiva, e ancor di più sulle diverse società) è una incapacità sociale dell’individuo ad essere autoironico, circondati come siamo da visioni autocratiche che pur tuttavia riscuotono un certo fascino almeno su una parte della società. Si sorride poco e male, ed in effetti le popolazioni che sono per esempio sottoposte a regimi autocratici e dittatoriali hanno perso la capacità di ironizzare, poiché vi è una sorta di meccanismo dis-conoscitivo dell’ironia.

La capacità di affrontare il cammino della propria esistenza ha in se la leggerezza dell’arte di alleggerire le avversità. Hugo lega l’ironia alla libertà, purché non si travalichi nel sarcasmo. In quest’ottica l’ironia è legata al vissuto storico di un popolo sia passato che presente. Anche sull’ironia è possibile rintracciare una forma di stratificazione sociale, legata più ad aspetti politici dell’organizzazione di una determinata società oltre che a quella socia economica. In un certo senso, se in una società vige un sistema che comprime le libertà e i diritti fondamentali, vi è poco spazio per l’ironia e la leggerezza (se non come forme celate di protesta contro il sistema).

Fare sociologia dell’ironia

Allo stesso modo, società che hanno un sistema organizzativo di tipo solidale, pur se con indicatori socioeconomici non eccellenti, denotano una capacità di risposta alle avversità maggiore, poiché la semplicità vitale diventa un catalizzatore degli eventi quotidiani. Più la società è complessa, meno spazio per l’ironia esiste.

Nelle classi sociali meno abbienti l’ironia si lega con la semplicità, pur con le difficoltà notevoli di vita. In quelle medie, la capacità adattiva è invece agganciata alla soddisfazione dei bisogni intermedi. Vi è comunque da considerare che nei tempi che stiamo vivendo c’è veramente poco su cui ironizzare, se non per distogliere l’attenzione dai problemi sia individuali che collettivi.

Ironia: nessuna epoca ne è esente

In realtà, se diamo uno sguardo al passato, nessuna epoca è stata mai priva di conflitti, di tragedie immani, è chiaro che l’ultimo conflitto mondiale ha denotato una crescita esponenziale della tecnologia bellica, conflitto che ha coinvolto una gran parte degli stati mondiali.

Oggi, sembra che l’umanità non si renda conto del prezzo umano che pesa sulle tragedie derivanti da eventi bellici, e così, appare quasi scontato che senza “ironia” si parli apertamente di coinvolgimento allargato in una determinata guerra (il caso dell’esternazioni di Macron ne sono un esempio) quasi fosse naturale e addirittura auspicabile che un conflitto si allarghi a macchia d’olio con grande soddisfazione dell’industria bellica a discapito della vita delle persone e dell’umanità stessa.

Ed ecco che non è un caso che si parli di cecità morale, gli individui, visibili ed invisibili si ritrovano ad affrontare in totale solitudine minacce comuni. Il male non è solo guerra, ma anche indifferenze alle sofferenze altrui (non si aiuta un anziano che cade sui binari ma lo si filma in diretta con il cellulare per postare l’evento), riviviamo con estrema attualità quell’ironia amara molto cara a Pirandello che attraverso i suoi personaggi calati in quegli spaccati della società sembrano senza tempo.

L’ironia tra politica e storia

La politica non è l’unica ad essere colpita dall’insensibilità morale, anzi è forse una vittima collaterale di un cancro che coinvolge ogni cosa, e per Bauman la politica è l’arte del possibile (anche spegnere le guerre) ed è il contesto socioculturale che crea il proprio genere di politica, mortificando ogni altro tipo di prassi. È così, che l’ironia quale concetto generalizzato, non può che essere calato in un determinato periodo storico, in un determinato territorio, e ovviamente afferente ad un determinato popolo.

Essa è diversificata e stratificata, mapparne la tipologia forse è più un compito dell’antropologia. L’ironia inglese è diametralmente opposta a quella spagnola, perché la cultura stessa è diversa, anglosassone la prima, latina la seconda. Così come l’ironia di un nostro concittadino del nord Italia è diversa rispetto ad uno del sud. Per quanto banale possa apparire, ci viene in aiuto anche il cinema (le due pellicole, “Benvenuti al sud” e “Benvenuti al nord” con Siani e Bisio ne sono un esempio, e proprio attraverso l’ironia sociale tentano di rappresentare due modi di vivere molto diversi, entrambi con i loro pregi e difetti, enfatizzandone le caratteristiche e i modi di concepire il vivere quotidiano che sono molto distanti e distinti tra di loro).

Sociologia dell’ironia… anche nel cinema

Nei fatti, nei due episodi filmografici citati emerge come l’ambiente eserciti un’influenza sia diretta che mediata sui soggetti protagonisti, che altro non sono che individui calati in ambienti territoriali diversi, e nel tempo, prima l’uno e poi l’altro si amalgamano con il tessuto sociale, acquisendone abitudini e stili di vita lontanissimi dal loro vissuto. Questo dimostra come l’ambiente in quanto considerato una variabile, sia determinante per gli individui in termini comportamentali. E’ questo, sicuramente un esempio applicato delle teorie sistemiche, molto care alla sociologia dell’organizzazione, che attraverso una combinazione delle tre prospettive (razionale, naturale, aperto) focalizzano l’attenzione delle dinamiche umane sul contesto sociale.

Nelle società passate, l’ironia collettiva aveva spesso aspetti cruenti e crudeli, si pensi agli spettacoli nelle arene romane tra gladiatori o le “venationes” caccia e uccisione di animali selvatici. Non sono mancati nemmeno le pratiche che vedevano schiavi e cristiani dati in pasto a leoni e altri animali come forma di punizione, con il doppio obbiettivo, da una parte punire i malcapitati, dall’altro divertire chi assisteva a queste scene. Di ironico invero c’era ben poco, ma è storicamente noto che i romani non erano solo un popolo di giuristi…

La differenza tra ironia e sarcasmo

Tra ironia e sarcasmo vi è comunque una differenza non solo formale ma anche sostanziale, laddove la prima denota una connotazione positiva sdrammatizzando un evento, la seconda invece ha una connotazione negativa, assume infatti una forma quasi dispregiativa sminuendo l’interlocutore, ancor di più se questa azione viene posta in ambienti collettivi nei quali si produce un effetto moltiplicatore dell’agire sarcastico. L’ironia è un aspetto molto complesso delle dinamiche umane, soprattutto del linguaggio (sia parlato che simbolico) poiché essa è un fenomeno linguistico, cognitivo e sociale. In quest’ottica multidisciplinare essa rappresenta una competenza sociolinguistica di primario livello perché diretta a regolare le relazioni umane.

Nell’ironia scopriamo similitudini e familiarità, questo permette l’attivazione di una sorte di catalizzatore sociale orientato alla costruzione di legami sociali. In fondo essere ironici spesso può essere una caratteristica tipica di una data popolazione rispetto ad un’altra che genera anche attriti sociali, alcune popolazioni sono poco inclini verso l’ironia (pensiamo a quella religiosa, rimane purtroppo impressa la reazione fondamentalista islamica rispetto ad una vignetta su Maometto pubblicata sulla rivista “Charlie Hebdo”, periodico ironico francese, che scatenò l’inaudita violenza dei terroristi provocando 12 morti proprio nella sede del giornale a seguito di un attentato avvenuto il 7 Gennaio 2015.

Ironia come caratteristica sociale

Dunque, l’ironia come caratteristica sociale risente della stratificazione socioculturale, le possibilità di crescita e sviluppo umano (in termini di diritti fondamentali, di garanzie costituzionali, di accesso alla cultura) è strettamente legato al sapere, alla cultura intesa come patrimonio di conoscenze siano esse umanistiche che scientifiche.

La consapevolezza umana però è storicamente attraversata da periodi oscuri e illuminati a causa di dinamiche politiche, economiche, e di gestione e detenzione del potere (poco spazio c’è per l’ironia in un sistema dittatoriale) inteso proprio come capacità di gestione, di fare o non fare qualcosa, collegandosi ai concetti di energia, forza, coercizione, violenza. In una battuta, il potere schiaccia, l’autorità fa crescere.

Sociologia dell’ironia: potere e autorità

L’autorità a sua volta si distingue in legittima autorevole e autoritaria, quest’ultima non lascia spazio alle libertà e ai diritti fondamentali. In passato, a corte i sovrani si intrattenevano con i giullari, i quali in quanto artisti fissi cercavano di rendere le giornate dei reali o dei nobili meno noiose a discapito del popolo che annaspava nella miseria e nella povertà.

sociologia dell'ironia hugo libertà

Tra l’altro rimane nella rappresentazione letteraria quella scena contenuta nei versi del poeta romanesco Cesare Pascarella, che nell’immaginare il dialogo tra Cristoforo Colombo, stanco delle promesse non mantenute e il re cattolico, rivolgendosi ad esso, pose la domanda se egli fosse un re o un particolare. L’ironica risposta di Ferdinando fu; “Pe esse re, sò re, nun c’è quistione, ma mica posso fa quer che me pare”.

Sociologia dell’ironia: la situazione attuale

In questo periodo storico, purtroppo c’è veramente poco da ironizzare, tra conflitti bellici locali (che rappresentano delle vere e proprie polveriere con altissimo rischio di allargamento), terrorismo islamico, crisi della democrazia come sistema politico, autocrazie che prendono piede anche in stati che sino a pochi anni fa rappresentavano dei baluardi di democrazia, populismi, diseguaglianze socio economiche sempre più drammatiche, e se a tutto questo si aggiunge anche la presenza di esecutivi che privilegiano i pochi a discapito dei molti (con l’uguaglianza e l’equità che rimangono solo visioni utopiche) l’orizzonte temporale si prospetta piuttosto cupo.

Vi è indubbiamente una deriva della politica, sprezzante verso l’interesse collettivo e le classi sociali meno abbienti, ma che corteggia oligarchie finanziarie e stakeholders di nicchia, appartenenti a determinate correnti filogovernative.

Sociologia dell’ironia, alcuni dati

Le politiche pubbliche a cui stiamo assistendo, tracciano una precisa linea di demarcazione, tra quei pochi che detengono la stragrande maggioranza della ricchezza e la collettività che viene impoverita sempre più (nei salari, nei servizi, nel potere d’acquisto, nella partecipazione), ne è prova il recente allarme lanciato dall’ISTAT, con l’indice della povertà assoluta che in Italia raggiunge livelli allarmanti (circa 5.700.000 di persone) nel 2023.

Emerge quindi con ironia amara una rottura o cleavage tra potere e cittadini, proprio laddove, ironia della sorte, anche i padri dell’Europa (Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Jean Monnet, Robert Shuman, Konrad Adenauer, Joseph Beck, Paul Henry Spaak), uscita dal secondo conflitto mondiale, avevano auspicato un futuro sicuramente diverso dall’attuale, con un continente coeso, tendente all’abbattimento delle disuguaglianze e solidale, ma forse…, erano soltanto ironici.

Francesco Caliò

Riferimenti

Print Friendly, PDF & Email