Secondo l’OMS, per “attività fisica” si intende “qualunque movimento determinato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello delle condizioni di riposo”. In questa definizione rientrano non solo le attività sportive, ma anche semplici movimenti come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici, che fanno parte della “attività motoria spontanea”. L’espressione “attività motoria” è sostanzialmente sinonimo di attività fisica. Con il termine di “esercizio fisico” si intende invece l’attività fisica in forma strutturata, pianificata ed eseguita regolarmente.

Lo sport, quindi, comprende situazioni competitive strutturate e sottoposte a regole ben precise. È un gioco istituzionalizzato, codificato in modo tale da essere riconosciuto e riconoscibile da tutti per regole e meccanismi, ai quali si fa riferimento per la sua pratica in contesti ufficiali o non ufficiali. Le attività sedentarie sono quelle caratterizzate da un dispendio energetico inferiore a quello di riposo, esemplificate dallo stare seduto o in posizione reclinata (guardare la televisione, guidare l’auto, leggere, stare seduti alla scrivania, ecc.)[1].


[1]Cfr. “Informativa OMS: Attività fisica:”, Informativa n.384, Febbraio 2014, Ministero della Salute, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2177_allegato.pdf.


Indice

I benefici del movimento

Che l’attività fisica regolare comporti numerosi benefici non è solo un modo di dire, ma analisi e ricerche avvalorano questa tesi. Tra i numerosi benefici vi sono: – la riduzione della mortalità per tutte le cause correlate a patologie cardiovascolari del 20- 30%, l’essere attivi (a un livello pari o superiore al minimo raccomandato di 150 minuti di camminata veloce alla settimana) è risultato associato a un guadagno globale come aspettativa di vita di 3,4-4,5 anni; – ha un effetto protettivo diretto sullo sviluppo delle lesioni aterosclerotiche e un effetto indiretto favorevole su altri fattori di rischio cardiovascolare (profilo lipidico, sensibilità all’insulina, massa grassa e pressione arteriosa), mentre la sedentarietà agisce, invece, con una tendenza opposta.

È provato, infatti, un effetto preventivo dell’attività fisica, moderata o vigorosa ma costante, con una riduzione del 30% del rischio di comparsa del diabete per i soggetti attivi rispetto a quelli sedentari. Inoltre, esiste una relazione diretta tra livelli di attività fisica e predisposizione a sovrappeso e obesità.
Un’attività fisica costante, anche moderata, consente di mantenere un peso stabile; nei soggetti già in sovrappeso l’attività fisica e l’esercizio moderato, in associazione a stili di vita corretti e in particolare a un’adeguata alimentazione, favoriscono un calo ponderale.

L’attività fisica e lo sport

La partecipazione a programmi di attività fisica è utile per mantenere la funzionalità e rallentare il fisiologico declino dipendente dall’età dell’apparato muscolo-scheletrico, processo che conduce a forme degenerative di tipo artrosico, nonché ad una perdita prevalente della forza e dell’elasticità;  un livello medio-alto di attività fisica, inoltre, è utile per prevenire l’osteoporosi, soprattutto negli anziani e nelle donne in menopausa; in aggiunta, i vantaggi legati all’attività fisica si traducono in benefici psicologici e nelle relazioni sociali, come l’incremento dell’autostima e della qualità della vita e una migliore immagine di sé, specie nel sesso femminile.

I benefici psicosociali sono maggiormente evidenti quando vengono praticati sport di squadra rispetto a forme individuali di attività fisica. Questi ultimi benefici sono osservabili in termini di prevenzione dei disturbi psichici, dall’ansia agli attacchi di panico, dalla depressione a varie dipendenze, dallo stress alla solitudine[2].


[2]Cfr. Valentina Minardi, Benedetta Contoli, Maria Masocco, Attività fisica e salute: adulti, ISS, https://www.epicentro.iss.it/attivita_fisica/Adulti-Passi-2018.


Lo sport

Lo sport è stile di vita, identità sociale e culturale, frutto del mutamento sociale, espressione di vita quotidiana. Dato che lo sport è agire pensato che “si manifesta come interazione regolata fra un attore, l’ambiente e gli altri attori, a partire da un sistema simbolico convenzionale e condiviso”[3], per il suo significato simbolico esso è capace di focalizzare l’attenzione di diversità sociali e culturali per istituzioni politiche, religiose, tradizionali. La contrapposizione tra gioco e sport, malgrado nella distinzione tra i due sia determinante il concetto di competizione, è stata per lungo tempo al centro del dibattito della sociologia dello sport, per cui si è avvertita la necessità di superare definizioni dello sport quali quelle di passatempo o attività ludica al fine di considerarlo un’attività pratica istituzionalizzata.


[3]Cfr. Pippo Russo, Sport e Società, Carocci, Roma, 2004, p.60.


I sociologi e lo sport

Nello studio di questo specifico ambito, un contributo importante è quello di Norbert Elias, che identifica nella sportivizzazione del nuovo modello di società moderna, una strada privilegiata della civilizzazione occidentale, fino a ricondurre le riflessioni sociologiche sullo sport e le attività del loisir nella sfera di una teoria sociale delle emozioni. Con la ricerca sulla sportivizzazione dei passatempi, Elias e il suo collaboratore Eric Dunning, hanno portato a termine la ricostruzione del processo di civilizzazione[4] , che è iniziata con l’analisi del sociologo in questione sulla costituzione di una civiltà delle buone maniere[5] nel passaggio dalla fine dell’età medievale, ossia, quando si sono formate le monarchie e gli Stati nazionali e si sono sviluppate le prime società moderne.

Con le loro analisi, Elias e Dunning dimostrano l’importanza dello studio di argomenti quale quello dei giochi e dello sport nella loro evoluzione storica e nella loro considerazione sociologica, così da individuare quali sono i giochi e gli sport moderni, gli elementi di quel processo di civilizzazione, dell’elaborazione di codici di comportamento fondati sulla repressione consapevole degli impulsi, dei sentimenti e delle passioni, che, secondo la riflessione degli studiosi, costituisce uno dei principali presupposti su cui si regge l’intero sistema delle società di massa.


[4] Cfr. Norbert Elias, Eric Dunning, Sport e aggressività, Il Mulino, Bologna 1989 (trad. it), p.24

[5] Nell’interpretazione di Elias la civiltà delle buone maniere è un fondamento della rivoluzione sociale e culturale della modernità che si impone delle regole di comportamento, quali quelle del galateo.


La sportivizzazione di Elias

La loro analisi parte dalla premessa che senza un processo evolutivo e, quindi, un metodo comparativo, risulta complesso riconoscere e comprendere gli elementi distintivi degli sport[6]. Tale civilizzazione viene associata a due processi essenziali: il primo consiste in un’azione repressiva della sfera istintuale, di controllo rigido delle emozioni, dell’aggressività, degli istinti e di assimilazione delle norme, che diventa funzionale alla formazione di aspetti della personalità dell’individuo coerenti con il nuovo sistema societario; il secondo processo, ispirato dalla sociologia di Weber (1905), riguarda l’ambito politico e istituzionale.

Con l’espressione sportivizzazione[7], Elias intende individuare quel rinnovamento che ha costantemente trasformato molti dei giochi popolari del passato, dei passatempi ludici che gli uomini praticavano per il solo divertimento, in pratiche di competizione disciplinate svolte davanti ad un numeroso pubblico di spettatori. Il moderno sport di prestazione, del tutto nuovo, costituisce un oggetto particolare di analisi per Elias, Dunning e la scuola configurazionale[8].

Si tratta di un fenomeno che si differenzia dall’agonismo classico, greco e romano, in quanto lo sport greco, non amatoriale, consisteva in competizioni spettacolari di atleti professionisti, per lo più simboliche (ad esempio le Olimpiadi classiche) con un significato politico. La regola del fair play (gioco leale/corretto), basato su regole approvate e sempre più dettagliate (attraverso l’elaborazione di codici comportamentali, regolamenti, statuti[9]) non apparteneva all’agonismo classico; anche in età romana (i giochi del Circo) le competizioni si basavano sullo spettacolo pubblico della violenza, propria di una cultura sociale precedente alla moderna civilizzazione.


[6] Cfr. Norbert Elias, Eric Dunning, op. cit., p.27

[7] Cfr. Norbert Elias, Eric Dunning, op. cit., p.192

[8] La formula indica una scuola di pensiero interessata ad analizzare le trasformazioni sociali come mutamenti di paradigma e produzione di inediti assetti culturali e sistemi di potere, definiti configurazioni.

[9] Viene istituzionalizzata la figura dell’arbitro, espressione di quella del giudice che in un sistema giudiziario è preposto al controllo sociale.


Sportivizzazione: da Durkheim a Simmel

Quindi, non solo istituzionalizzazione e regolazione delle discipline, nel passaggio dai loisir aristocratici alle moderne attività sportive, ma elaborazione e diffusione di stili di vita, modelli di comportamento ispirati alla inedita cultura dello sport. La sportivizzazione favorisce, inoltre, dinamiche di coesione sociale, dando vita a sistemi di identità diversi da quelli caratterizzanti le società tradizionali o club aristocratici, tenute insieme da quella che Durkheim definiva solidarietà meccanica[10]. Per una maggiore comprensione del fenomeno sportivo quale processo culturale, un contributo sociologico rilevante proviene da George Simmel. Prima di concentrarsi sul suo pensiero legato all’ambito prettamente sportivo è necessaria una riflessione sul suo studio dei fenomeni sociali e sulla sua attenzione alla sociologia dell’interazione.

Secondo il sociologo tedesco i rapporti umani che esistono tra gli individui, possano essere essi momentanei o duraturi, falsi o leali, concorrono, comunque, a tenere uniti gli uomini. La riflessione di Simmel prende spunto dall’intuizione dell’interazione e della connessione di tutti i fenomeni, anche se caratterizzati da elementi diversi. Per Simmel la società esiste laddove un numero di individui interagisce[11]. La società «è il nome con cui si indica una cerchia di individui, legati l’un l’altro da varie forme di reciprocità»[12].

Alla reciprocità poi associa il concetto di sociazione, ovvero l’interazione degli individui[13]. Le forme di azione ambivalenti (reciproche) si rafforzano proprio grazie al processo di sociazione, attraverso il quale tali forme si manifestano e si consolidano nel tempo. Egli si avvale di astrazioni quali la separazione tra forma e contenuto delle interazioni sociali. Il contenuto è il coinvolgimento o la causa (motivo) del fenomeno, la forma è il modo in cui interagiscono gli individui attraverso la quale si innescano azioni reciproche (relazione fra elementi).


[10] In una società dove prevale la solidarietà meccanica i suoi membri sono generalisti, ossia il legame tra di loro consiste nel fatto che tutti svolgono attività simili e hanno simili responsabilità. Ciò che teneva unita la società era la combinazione di un semplice sistema di credenze religiose, leggi repressive e rituali comunitari. Le credenze comuni avevano il compito di mantenere la solidarietà sociale, cfr., Emile Durkheim, La divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano 1962, e/o George Ritzer, Jeffrey Stepnisky, Teoria sociologica, UTET Università, 2020, pp.67-81.

[11] Cfr. Simonetta Secondini, Riflessioni sociologiche sullo sport, Aracne Editrice, Roma 2006, p.35.

[12] Cfr. George Simmel, Forme e giochi di società. Problemi fondamentali della sociologia, Feltrinelli, Milano 1983, p.42.

[13] Cfr. Simonetta Secondini, op. cit., p.35.


Simmel e lo sport in dettaglio

Dal pensiero di Simmel si deduce che, negli individui, tutto ciò che dà luogo all’istinto, all’ interesse, alle motivazioni, fa scaturire un’azione reciproca che si può indicare come contenuto e costituisce una sociazione. Le forme organizzano i contenuti producendo quegli elementi denominati gruppi, istituzioni, società. L’analisi di forma e contenuto si fonda su due presupposti: 1) la stessa forma di interazione viene analizzata in base a contenuti diversi e relativamente a differenti motivazioni; 2) il contenuto è manifestabile attraverso diverse forme differenti di interazione come relativo mezzo.

L’attenzione di Simmel si focalizza sulla forma piuttosto che sul contenuto della sociazione. Se gli interessi, la causa e il fine per cui si giunge a queste interazioni possono essere diversificati, le forme in cui essi si concretizzano possono essere le stesse. Le forme si differenziano dal modo in cui le persone si relazionano nei diversi sistemi sociali. Le interazioni sono influenzate dal numero dei membri coinvolti, «anche se è la personalità dei componenti del gruppo che in definitiva determina il tipo di interazione»[14].

Lo sport è interazione

La sociologia di Simmel parte dall’analisi dello sport quale forma di interazione tra individui, che nonostante i contenuti diversi, dà vita ad un sistema societario. Basti pensare ad una squadra sportiva, dove i contenuti potrebbero essere anche diversi, ma si riscontrano le stesse forme di interazione tra gli individui: la relazione superiore-subordinato, le relazioni di antagonismo e conflitto, di interdipendenza funzionale, di rappresentanza[15].

Tali ricerche, riscontrabili in fase primordiale, partono dall’analisi di quattro concetti cardine: gioco, conflitto, spazio e tempo libero. Il primo è rappresentato dal gioco a cui Simmel si riferisce con l’espressione «forma ludica dell’associarsi»[16], e lo etichetta come un elemento della modernità e l’origine di una forma sociale dello sport.


[14] Cfr. George Simmel, op. cit., p.80.

[15] Cfr. Simonetta Secondini, op. cit., p.38.

[16] Cfr. George Simmel, op. cit., p.80.


Simmel, la competizione e il gioco

La nozione di gioco così presentata viene accresciuta da una concezione moderna dello sport poiché quest’ultimo, più che il gioco, è fonte di socializzazione, basandosi allo stesso tempo sulla relazione fra libertà e disciplina: relazione che concede all’individuo di assimilare ogni singola forma, se appartenente all’ambito emozionale. Tuttavia, Simmel sottolinea i caratteri necessari del gioco quali: l’impegno totale, il contenuto simbolico, un mezzo per soddisfare bisogni. In conclusione, ognuno attraverso il gioco, oltre a svolgere un’attività che si rifà al contesto sociale in cui è inserita, produce la società[17].

Secondo concetto chiave è rappresentato dal conflitto, inteso come fattore del cambiamento sociale, come il luogo simbolico di predisposizione delle norme che sottostanno alla vita sociale e, quindi, alla base del sistema relazionale tra individui e gruppi. Simmel si occupa del conflitto in termini teorici e in linea generale rispetto al conflitto/lotta di classe di cui parla Marx.

Il concetto da cui parte Simmel è che il conflitto non sia da considerare l’opposto dell’ordine sociale[18], esso altro non è che una forma di interazione vigorosa[19], che più di un ordine sociale normativo può unire gli individui poiché conduce ad un ordine comportamentale. Generalmente l’idea di autolimitazione del conflitto si applica ad alcune forme sportive. Il conflitto non è distruttivo, piuttosto tende a limitarsi perché la lotta consiste nel fatto che ognuno dei concorrenti tende allo stesso scopo, senza usare la forza contro l’avversario, così da contenere il conflitto[20]. Solo attraverso l’elaborazione di regole lo scontro potrà trasformarsi in una competizione regolata. La gara sportiva, in particolare nei giochi di squadra, può rappresentare un esempio di conflitto regolamentato.


[17] Ibidem, l’attività degli individui che giocano comprende sia la nozione di mettersi in gioco che quella di interpretare un ruolo.

[18] Cfr. George Simmel, Sociologia, Edizioni di Comunità, Milano 1989, p.243.

[19] Cfr. Randall Collins, Teorie Sociologiche, Il Mulino, Bologna 1992, p.155.

[20] Cfr. George Simmel, op. cit., p.244.


Cooperazione e competizione nello sport

All’interno della competizione sono presenti i due aspetti della cooperazione e della tensione. In due squadre che si affrontano c’è il bisogno reciproco per potersi confrontare. Inoltre, la competizione sportiva è caratterizzata da aspetti emozionali e sentimentali in un determinato spazio temporale. «In un certo senso, dunque, lo sport, attività dai forti contenuti emozionali, dagli esiti imprevedibili e insieme retta da regole oggettive, è la più convincente metafora del conflitto e della stessa modernità»[21].

Un altro contributo della sociologia simmeliana deriva dal concetto di spazio, inteso come una forma della società al cui interno le interazioni rappresentano il contenuto. Quando tra le persone si instaura un’azione reciproca, lo spazio si definisce. Una delle caratteristiche che possiede lo sport, come per molte altre pratiche sociali, è l’esclusività. Nell’ambito cittadino l’appartenenza ad un circolo elitario rappresenta una forma di distanza simbolica con la società degli altri, includendo, tuttavia, pratiche di esclusione e di differenziazione.


[21]Cfr. Nicola Porro, Lineamenti di Sociologia dello Sport, Carocci Editore, 2011, p.53.


Spazi urbani e violenza nello sport

Lo spazio urbano descritto da Simmel ha un particolare significato simbolico, rappresentato in modo evidente nell’esempio dello stadio come confine fisico simbolico al quale si associano funzioni chiare; basti pensare alla divisione tra le tribune e le curve o alla capacità di frenare (contenere) e disciplinare (regolamentare) le «manifestazioni indocili della forza, dell’entusiasmo, della competizione» [ibidem].

Il rapporto tra sport e spazio si può comprendere nell’ottica di un contenimento della violenza che è un elemento distintivo tra sport moderno e giochi agonistici classici. Lo spazio tra i giocatori e i tifosi è diventato sempre più distante in vista del crescente numero di manifestazioni di guerriglia nel e fuori campo. Nel contempo, la violenza contenuta negli stadi si è spazialmente e simbolicamente spostata nei centri urbani, dove spesso si assiste a episodi di guerriglia tra le tifoserie opposte.

Georg Simmel
Georg Simmel

Il contributo simmeliano alla sociologia dello sport quale fenomeno culturale si evidenzia anche nel legame fra la forma sociale dello sport e il tempo libero, grazie al ruolo assunto da quest’ultimo nelle società industriali. In una struttura sociale caratterizzata dalla consuetudine, dall’uniformità del lavoro, acquistano una certa rilevanza le attività di loisir, che includono non solo lo sport ma anche l’arte, la danza, la musica e i viaggi. Queste pratiche sportive consentono un apprezzamento della qualità del tempo, anche per se stessi, e inoltre una possibilità di affermazione della propria individualità e, quindi, un bisogno di differenziazione.

Lo sport, come le altre attività di loisir, esprime, allo stesso tempo, il bisogno di appartenenza ad un gruppo sociale e l’identificazione con esso, ad esempio una tifoseria di una determinata squadra di calcio esprime tale bisogno di appartenenza al gruppo e di differenziazione perché i tifosi appartengono a tale gruppo, ma nello stesso tempo l’appartenenza li distingue dai componenti di un’altra squadra.

Flavia Verona

Bibliografia e sitografia

  • Informativa OMS: Attività fisica, Informativa n.384, Febbraio 2014, Ministero della Salute, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2177_allegato.pdf;
  • Valentina Minardi, Benedetta Contoli, Maria Masocco, Attività fisica e salute: adulti, ISS, https://www.epicentro.iss.it/attivita_fisica/Adulti-Passi-2018;
  • Pippo Russo, Sport e Società, Carocci, Roma, 2004, p.60;
  • Norbert Elias, Eric Dunning, Sport e aggressività, Il Mulino, Bologna 1989 (trad. it.), p.24-27-192;
  • Emile Durkheim, La divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano 1962;
  • George Ritzer, Jeffrey Stepnisky, Teoria sociologica, UTET Università, 2020, pp.67-81;
  • Simona Iannaccone, Lo sport in una prospettiva sociologica, Università Telematica Pegaso;
  • Simonetta Secondini, Riflessioni sociologiche sullo sport, Aracne Editrice, Roma 2006, p.35-38;
  • George Simmel, Forme e giochi di società. Problemi fondamentali della sociologia, Feltrinelli, Milano 1983, p.42-80;
  • George Simmel, Sociologia, Edizioni di Comunità, Milano 1989, p.243-244;
  • Randall Collins, Teorie Sociologiche, Il Mulino, Bologna 1992, p.155;
  • Nicola Porro, Lineamenti di Sociologia dello Sport, Carocci Editore, 2011, p.53-54.
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