La sede operativa del Calciosociale si trova in Via Poggio Verde 455, proprio di fronte al complesso di Corviale.  La sua struttura in bioarchitettura, dal design modernissimo, sorprende lo sguardo del visitatore per il netto contrasto rispetto al cosiddetto Serpentone grigio, completamente costruito in cemento armato. All’arrivo al Campo dei Miracoli si è accolti da un ingresso sobrio: un cancello in ferro battuto in cui sono intagliati un sole stilizzato, simbolo di Calciosociale, e il motto “Vince solo chi custodisce”. Chi custodisce “il bello, il giusto, le persone e le relazioni”. Legno, argilla, canapa, canniccio, pannelli solari, geotermia: nel Campo dei Miracoli non c’è cemento.

CORVIALE
Il nuovo centro sportivo sociale del Corviale 3 ottobre 2014 a Roma ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Il campo di calcio è realizzato con materiale biodegradabile e commestibile, totalmente eco-sostenibile e naturale con intaso in sughero, cocco e olio di lino: non c’è plastica. La palestra è stata ricoperta con parquet di faggio naturale per prestazioni tecnico sportive di livello agonistico internazionale, le barriere architettoniche sono state abbattute permettendo il completo accesso ai disabili e la possibilità di svolgere sport paraolimpici. Orgoglio e anima del Campo dei Miracoli è il tetto della palestra, interamente ricoperto da 5000 scorze d’albero. Le scorze, cioè lo scarto del legno, generalmente utilizzata per camini e stufe, scortecciate, frollinate e verniciate, costituiscono oggi il primo tetto al mondo di scorze d’albero. Ogni corteccia è stata lavorata dalle comunità terapeutiche che partecipano al Calciosociale, dai ragazzi, dai bambini, dai volontari e dagli stessi abitanti del Serpentone. Ogni scorza simboleggia una di quelle persone.

Diverso è bello

Ognuna diversa dall’altra ma che insieme concorrono a creare una perfetta unità. Sono la cura e la dedizione che hanno trasformato il legno scartato in opera d’arte, che permettono a un ragazzo disabile di vincere una partita in un calcio dove “vince solo chi custodisce” come recita il loro slogan. È la tenacia del sogno che li ha spinti a ricoprire un tetto di cemento grigio di 900 mq con il legno, con mesi e mesi di lavoro.Il tetto di scorze è l’anima del centro: gli abitanti del quartiere si sentono parte di una riqualificazione che hanno contribuito loro stessi a creare. Sono parte di luogo che per tanti anni gli è stato sottratto ma che oggi possono chiamare casa. Il centro sportivo è un posto dove tutti sono accolti e possono trovare aiuto e supporto. 

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Un centro a loro dedicato dove le diverse esigenze trovano una risposta. ll Campo dei Miracoli-Valentina Venanzi è la prima sede di Calciosociale in Italia. Si distingue per essere un centro polifunzionale innovativo, ricostruito secondo le migliori soluzioni di Bioarchitettura ed è riconosciuto come il primo esperimento di Architettura Sociale in una periferia romana. La rilevanza del progetto consiste in un intervento di riqualificazione urbana a carattere sportivo-sociale, che mira a ricreare una ricucitura del tessuto urbano compreso tra il blocco principale del complesso di Corviale e le aree verdi circostanti.

Storia del Calciosociale

Calciosociale nasce nel 2005, da un progetto di Massimo Vallati come società sportiva dilettantistica Onlus. Da oltre 10 anni, opera in contesti giovanili ad alto rischio di devianza proponendo un’attività educativa e pedagogica che coinvolge a 360 gradi il ragazzo e la sua famiglia. Nel 2012 Calciosociale è stata chiamata a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo a raccontare la sua esperienza come esempio di realtà associativa che realizza un progetto d’integrazione all’avanguardia da esportare in tutte le capitali europee. Nel 2015 un incendio colpisce il centro sportivo, a poco più di un anno dalla sua inaugurazione, è un attentato intimidatorio “da parte dei poteri criminali che dall’abbandono del quartiere da parte della società e dello Stato traggono vantaggio”, come racconta Massimo.

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La ragione dell’attacco a Calciosociale è che Massimo e i suoi instancabili collaboratori “danno fastidio”, portando avanti un lavoro di qualità in un quartiere in cui le organizzazioni criminali presenti sul territorio hanno fatto dell’assenza di progettualità costruttiva il loro punto di forza.  La soluzione al rischio di ulteriori attacchi al Campo dei Miracoli è stata quella di farne abitare gli spazi da un numero maggiore di persone e associazioni. Quindi Massimo e i suoi collaboratori hanno deciso di far “abitare” la struttura anche di notte. In che modo?

Con una radio, dove tutte le notti si recano persone di tutte le età, studenti, casalinghe, pensionati, lavoratori per raccontare le loro storie di impegno nel territorio italiano e romano. Quindi dopo 7 mesi di incubazione è nata Radio Impegno. Un’altra ferita è diventata feritoia, da cui sprigionare energia e passione. Da maggio 2016 Radio Impegno trasmette ogni notte dal Campo dei Miracoli, da mezzanotte alle 7 del mattino, ospitando di volta in volta diverse realtà sociali romane e nazionali, che non presidiano ma vivono questo spazio di legalità

Duplice ruolo del Calciosociale

Calciosociale si sviluppa con una visione duplice: quella di avere un impatto sul quartiere di Corviale in termini di inclusività, ma allo stesso tempo anche quella di farsi prototipo per un nuovo modello calcistico replicabile ovunque, che dal basso cambi i paradigmi del mondo del calcio. “Le persone che vogliono cambiare il quartiere vedono in Calciosociale speranza e una possibilità di uscire dal contesto negativo di Corviale. Calciosociale è un progetto per dare voce, forza, sostegno e coraggio ai più deboli, a persone che si sentono vittime e ricattate. C’è un grande entusiasmo nel quartiere.

Il fascino del calcio come metafora della vita sociale
Il fascino del calcio come metafora della vita sociale

Ma chi va al Campo dei Miracoli deve anche accettare di mettersi in gioco”. Calciosociale e una nuova tipologia di gioco aperta a tutti. I principi e i valori proposti si esprimono attraverso il gioco del calcio inteso come metafora della vita: promuovendo i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, della corretta crescita della persona e del sano rapporto con la società.

Lo sport per l’inclusione

Lo sport in questo modo diventa un veicolo di inclusione sociale e consapevolezza delle diversità, aiuta a combattere i pregiudizi e a correggere la percezione errata che a volte si mette in atto, anche inconsapevolmente, verso i “diversi”, gli immigrati. Calciosociale diffonde la cultura del rispetto e la valorizzazione delle differenze aumentando il dialogo. Ogni iniziativa ha uno scopo prettamente pedagogico, di elevato spessore qualitativo e dal valore psico-terapeutico: l’attenzione è rivolta sulle capacità e non sugli handicap presenti nei soggetti considerati difficili, si lavora affinché i bambini, i ragazzi e gli adulti recuperino il gusto dell’onestà e siano esempi positivi per un corretto sviluppo della comunità.

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L’obiettivo è creare un modello di società più giusto e coeso trasformando i campi di calcio in palestre di vita dove l’integrazione avviene quando le persone disagiate entrano a diretto contatto con persone normodotate. Inoltre, l’attività sportiva diventa l’occasione per promuovere eventi culturali e “spirituali” in grado di rimettere in movimento la coscienza collettiva a favore delle emergenze sociali presenti in Italia. All’interno dell’Accademia, i ragazzi costruiscono le basi per una solida preparazione:

  • atletica cioè coordinamento motorio per una crescita sana e robusta crescita;
  • tecnica offre conoscenza sulle basi del calcio e arricchita da lezioni di street soccer e di free-style;
  • pedagogica cioè autovalutativa con strumenti audiovisivi, filmati storici sulla storia del calcio e del paese attraverso il calcio.

Le regole “bizzarre” del CalcioSociale

Le regole sono particolari, fuori dalla logica comune e volutamente reinterpretate.

  • Regola n.1: Chiunque può partecipare purché abbia un’età compresa tra i 10 e i 99 anni.
  • N.2: Non ci sono squadre più forti: ognuno ha lo stesso coefficiente tecnico e tutti hanno le stesse possibilità di vincere.
  • Regola n.3: In ogni squadra ci sono due educatori che sono come il papà e la mamma della squadra.
  • N.4: Non esiste l’arbitro ogni giocatore deve imparare ad essere responsabile.
  • Regola n.5: Un giocatore non può fare più di tre gol a partita, ma deve aiutare gli altri a segnare.
  • N.6: Il calcio di rigore viene battuto dal giocatore meno forte.
  • Regola n.7: Nessuno resta in panchina, giocano tutti. Siamo tutti titolari!
  • N.8: Prima e dopo la partita ci si prende tutti per mano per condividere le proprie emozioni.
  • Regola n.9: Le partite non si giocano solo sul campo. Le squadre si sfidano anche nelle attività comunitarie e i punteggi vanno in classifica.

L’inclusione di Jürgen Habermas  soggetto principe del CalcioSociale.

Quando parliamo di inclusione sociale facciamo riferimento al diritto che tutti i cittadini hanno di accedere alle risorse di base, ai servizi sociali, al mercato del lavoro e ai diritti necessari, per partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e per godere di un tenore di vita e di un benessere considerati normali nella società in cui vivono. In altri termini, per “inclusione sociale si intende il superamento, per la più grande quota di persone possibile, di livelli di servizio socialmente accettabile nelle molteplici dimensioni del proprio vivere: istruzione, sicurezza, salute, abitazione, ambiente, rispetto di sé.” Spesso il concetto di inclusione viene sovrapposto a quello di integrazione, utilizzato come sinonimo, ma l’inclusione non è assimilazione e nemmeno integrazione. Jürgen Habermas sostiene questa posizione affermando:

“Inclusione non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche, e soprattutto, a coloro che sono reciprocamente estranei o che estranei vogliono rimanere”.

Consapevole che esistono gradi estremamente differenti di inserimento degli stranieri nella società Habermas osserva che la valorizzazione della diversità culturale avviene sempre nel quadro di criteri costituzionali universalistici e transculturali, in questo senso si pone la necessità di  una politica di riconoscimento al pari di una politica sociale volta ad incidere sullo stato di disuguaglianza sociale: “il sistema dei diritti non può essere cieco né verso le condizioni sociali diseguali né verso le differenze culturali”. Negli ultimi decenni, i servizi all’interno della società hanno preso come punto di riferimento la normalizzazione e l’integrazione, che pongono in risalto la necessità di operare per eliminare le differenze, assimilare e avvicinare il più possibile le persone con qualche carenza a una condizione di normalità.

Differenziare inclusione e integrazione

La disabilità, ad esempio, è cambiare e adattarsi alla cultura e alla società in cui si vive. I concetti di inclusione e integrazione differiscono anche per quanto riguarda la loro natura profonda: il concetto integrativo è una specie di valore aggiunto rispetto al lavoro svolto da un servizio all’interno di quella società. Mentre l’inclusività consiste in un diritto fondamentale a prescindere dalle condizioni e dalle capacità individuali. Possiamo affermare quindi che l’inclusione indica lo stato di appartenenza a qualcosa, sentendosi accolti e avvolti. 

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L’inclusione sociale rappresenta la condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di disabilità o di povertà. In conclusione, il CalcioSociale include ed è una formula che funziona realmente! Per chi lo pratica, non è solo un modello di gioco, ma diventa uno stile di vita improntato ai valori dell’accoglienza, della giustizia e dell’amore per se stessi e per l’altro, che viene visto come “dono” e non come qualcosa da allontanare perché “differente”. 

Cristina Colaiacomo

Riferimenti bibliografici e sitografici

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