Si discute ormai sempre più spesso di crisi economica, di Paesi che trascurano più o meno volutamente quelle che potrebbero essere le soluzioni che vanno sotto il nome di politiche economiche di sostegno, che portano alla crescita della nazione e allo smantellamento dello spettro della crisi. Tanto per dirne una: l’aumento della spesa pubblica con un conseguenziale aumento occupazionale. Allo stato attuale delle cose, come si sta operando? Facciamo un po’ il punto della situazione.

Che cos’è la spesa pubblica?

La spesa pubblica è l’impiego di risorse economiche da parte dello Stato per finanziare la produzione di beni pubblici e servizi pubblici, al fine di consentire il raggiungimento di obiettivi pubblici.

Perché lo Stato deve aumentare la spesa pubblica?

Aumento della spesa pubblica secondo la teoria keynesiana
Aumento della spesa pubblica secondo la teoria keynesiana

Almeno per due motivi: in primo luogo perché la spesa pubblica incoraggia l’economia generando più di quanto speso. Se il Governo aumenta la spesa durante una recessione costruendo ad esempio nuove infrastrutture, crea impiego, i lavoratori spenderanno di più e aumenterà la domanda che a sua volta creerà nuovo impiego, questa volta non pubblico ma privato. Questo modello è conosciuto come moltiplicatore keynesiano. Il secondo motivo per cui lo Stato dovrebbe aumentare la spesa pubblica è per via dei costi che genera la disoccupazione. Ogni disoccupato costa non solo perché è a carico della collettività, ma anche perché la sua produzione potenziale è persa. Quando la disoccupazione è di massa, come nel caso attuale dei paesi dell’Unione Europea, questa diventa il principale costo dell’economia. Se si vuole innestare una ripresa economica questo costo deve essere assolutamente rimosso.

Cosa stanno facendo i governi oggi?

I governi oggi stanno facendo l’esatto contrario: attraverso direttive europee spingono verso politiche di austerità. Addirittura in Italia le politiche di aumento della spesa pubblica sono diventate incostituzionali attraverso il “fiscal compact” che prevede l’inserimento del pareggio di bilancio. Per quanto riguarda invece la disoccupazione, i governi intervengono con misure che favoriscono le imprese ad assumere. Le imprese  private godono quindi di un vantaggio contrattuale verso i lavoratori, che per un discorso logico si vedono abbassare  i propri diritti e i salari, ma accrescono l’incertezza facendo diminuire la domanda di acquisto di beni e servizi. In altre parole, il lavoratore precario guadagna di meno, ha paura per il futuro e non spende; il che abbassa la domanda di beni e servizi e le aziende, che abbassano la produzione ricorrendo spesso e volentieri al licenziamento, creando così un circolo vizioso dove soltanto lo Stato, aumentando la spesa pubblica, può spezzare.

Umberto Catanzariti

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