La fotografia può essere considerata come evidenza empirica in quanto attraverso essa si riproduce la realtà e allo stesso tempo può essere considerata come “testo” poiché ogni foto racconta qualcosa. Ogni fotografia racchiude in sé caratteristiche somatiche del soggetto fotografato e/o caratteristiche socio-culturali legate anche ai luoghi. Ciò significa che ogni fotografia, per la sociologia visuale, assume un significato letterale.
Linguaggio fotografico
Secondo John Berger “Il nostro modo di vedere è condizionato socialmente dal nostro habitus e dalle nostre esperienze”. Il linguaggio fotografico è senza dubbio uno degli aspetti fondamentali nella comunicazione contemporanea nel mondo globalizzato e nell’affermarsi dei social network. Soprattutto quando si viaggia, per passione o per lavoro, si fotografa ciò che non appartiene alla propria cultura, per documentare, per comparare, per ricordare.

Attraverso la fotografia le culture di altri paesi possono essere analizzate e studiate. Si possono analizzare i tratti somatici, le caratteristiche culturali e spesso sono fatte delle vere e proprie ricerche socio-antropologiche attraverso l’utilizzo di materiale fotografico. Attraverso le foto edite da Filippo Biondolillo, che ringraziamo per la collaborazione, parleremo della “potenza” delle fotografie e di come queste possono essere utilizzate per fare ricerca sociale.
Filippo ha 39 anni, è un impiegato statale con la passione per la fotografia. Da quando ha iniziato ad utilizzare la sua prima Reflex ha imparato a scoprire e studiare il mondo della fotografia e come attraverso essa si può spiegare il mondo. Nei suoi viaggi ha avuto modo di fotografare varie culture tanto da capire che ciò che è “diverso” da noi è allo stesso tempo affascinante. Gli scatti di Filippo saranno presentati ad una mostra fotografica a Udine nel mese di dicembre 2020. Il suo mentore è Steve McCurry.
Storie di volti
- Quando decide di fotografare un soggetto cosa cattura di più la Sua attenzione?

Filippo Biondolillo – “Prima di fotografare cerco di immaginare nel breve tempo possibile cosa voglio raccontare. E’ la “foto” che deve catturarti, deve essere lei stessa a comunicarti qualcosa in anticipo. Molto spesso ti trovi in occasioni come le mie ad avere poco tempo per realizzare e scattare. Aver approfondito il mondo della fotografia, aver letto e aver scattato varie foto durante i viaggi, mi ha fatto capire che i ritratti erano quelli che mi appassionavano di più. Quello che mi cattura quando scatto una fotografia sono le emozioni che in quel momento possono trasmetterti quelle immagini”.


I volti immortalati in queste fotografie rappresentano non solo volti di due giovani donne ma racchiudono anche le caratteristiche legate alla cultura di appartenenza. Ma il volto, o meglio la “razza”, diventa anche percezione della diversità dell’altro, evidente dalle apparenze, dal colore della pelle e dei capelli, ha sottolineato qualche tempo fa il sociologo padovano Stefano Allievi. I tratti caratteristici, i lineamenti differenti, il modo di vestire ma anche gli oggetti che vengono utilizzati, a seconda della cultura di appartenenza, rappresentano una distinzione sociale. In alcuni casi, come in quello specifico delle donne Kayan, etnia della popolazione Karenni, gli abiti/costumi utilizzati diventano fattore di turismo per queste tribù.

I volti rappresentano anche il segno del tempo che passa. Ogni ruga, ogni espressione del viso racchiude in se i ricordi legati ad una persona. Un anziano con un volto molto segnato è indice di saggezza e ricchezza di tesori e di esperienze.
Le tradizioni come simbolo culturale
Ogni cultura, ogni razza o gruppo ha le proprie usanze e tradizioni. La tradizione è importante in ogni cultura o civiltà. La gente, malgrado i tentativi della società contemporanea di sradicarla dal suo passato, mostra, oggi più che mai, un forte desiderio di recuperare i valori tradizionali.

La foto della festa giapponese ritrae soggetti che sfilano con carri allegorici, ma è anche una festa di sfilate in costume, bancarelle e cibi tipici. Gion Matsuri è la festa del Santuario Yasaka ed è probabilmente la festa giapponese più famosa. La festa ha avuto inizio nell’anno 869 come cerimonia religiosa per placare gli dei durante un’epidemia. Ancora oggi durante la festa si sceglie un bambino come messaggero divino. Il bambino non può appoggiare i piedi a terra dal 13 fino a dopo la sfilata del 17 Luglio e quindi sta sempre sopra un carro o un letto o una poltrona, insomma mai con i piedi a terra. Questo bambino poi viene vestito con un kimono molto elaborato, truccato con il tipico fondo tinta bianco ed è portato sul carro principale.
Questa foto rappresenta la tradizione da un lato e dall’altro la potenza della modernità che avanza. La vetrina di Louis Vuitton, volutamente sfocata, dimostra che le tradizioni reggono al tempo che corre veloce. Le tradizioni mettono in evidenza la cultura di un popolo. La sua capacità di dare risposte ai mutamenti.

Viaggiare e fotografare
2) Viaggiare nel mondo e fotografare culture differenti cosa Le fa capire?
F. B. – “Il mondo è diverso, le varie culture sono diverse e aver viaggiato fotografando i luoghi in cui sono stato mi ha fatto crescere e scoprire nuove religioni, nuovi cibi, nuovi modi di vestire e di parlare e ho capito quanto, spesse volte, diamo tutto per scontato e invece nel mondo, anche nonostante mille difficoltà, ci sono persone pronte a regalarti un sorriso e magari dietro quel sorriso c’è la cultura di un popolo”.

Il potere di una foto
Una foto non può essere perfetta dal punto di vista tecnico ma può avere il “potere” di trasmettere quella sensibilità che si ricercava nello scatto. Non sempre le foto sono accompagnate da didascalie, quindi non sempre ci sono parole che spiegano quello scatto.

E’ la foto stessa che trasmette il suo essere e lascia immaginare quel paesaggio, quel luogo. Le potenzialità espressive della fotografia sono davvero sorprendenti, il bravo fotografo riesce ad immortale in un centesimo di secondo, che esprime tutto il suo concetto, un soggetto o un oggetto. Poi è la percezione di chi guarda che da il senso alla foto che può essere lo stesso del fotografo come può essere diverso. Chi vuole studiare culture diverse da quella di appartenenza attraverso ricerche sociali, soprattutto sul campo, può avvalersi del potere della fotografia.
La fotocamera è molto più di un apparecchio di registrazione, è un mezzo attraverso il quale i messaggi ci raggiungono da un altro mondo.
(Orson Welles)

E voi che percezione avete avuto guardando queste foto?
Bibliografia
Alfredo De Paz, La fotografia come simbolo del mondo. Storia, sociologia, estetica, Cleueb, Bologna, 1993.

Laureata in Sociologia con specializzazione in Politiche Sociali e del Territorio, ho conseguito un master in E-Government e E-Management nella Pubblica Amministrazione, adoro leggere e scrivere. Per me fare sociologia è vivere il quotidiano in tutte le sue sfaccettature e peculiarità. Oggi sono Collaboratore Amministrativo all’I.R.C.C.S Burlo Garofolo di Trieste e soprattutto moglie e mamma, la più grande ricchezza in assoluto.