Takeo Doi (1920-2009) è stato uno psicanalista giapponese di spicco, noto per i suoi contributi alla comprensione della cultura e della psicologia giapponese. Le sue ricerche hanno gettato luce su aspetti unici della società nipponica e ha influenzato il campo della sociologia e la psicologia transculturale.
La Vita di Takeo Doi
Nato il 17 giugno 1920 a Tokyo, Takeo Doi si è laureato in medicina presso l’Università di Tokyo e successivamente ha conseguito un dottorato in medicina presso la stessa università. Ha iniziato la sua carriera come psichiatra, ma la sua passione per la sociologia e la psicologia lo ha portato a intraprendere ricerche e sviluppare teorie innovative per diversi ambiti di studio.
Amae, la teoria principale di Takeo Doi
Uno dei contributi più significativi di Takeo Doi è il concetto di “amae.” Doi, autore di un volume, Amae no Kōzō (pubblicato nel 1991 in italiano da Raffaello Cortina col titolo Anatomia della dipendenza) ha sostenuto che l’amae è un aspetto chiave della psicologia giapponese e che influisce sul comportamento e sulle relazioni interpersonali. L’amae è stato descritto come un senso di dipendenza affettuosa e di attesa di accudimento, spesso presente nelle dinamiche familiari e sociali giapponesi.
Il termine Amae deriva dal sostantivo del verbo ameru che significa “dipendere da e presumere benevolenza dall’altro”. La traduzione non è letterale, in quanto, nelle lingue Occidentali, una parola corrispondente all’amae non esiste. Perché? Secondo lo stesso Doi ci troveremmo di fronte ad un sentimento esclusivamente giapponese:
“[…] il fattore che il termine amae esiste in Giappone, mentre manca nelle lingue occidentali, può essere interpretato come segno che, contrariamente a ciò che avviene in Occidente, i giapponesi sono particolarmente sensibili all’amae e vi attribuiscono una grande importanza.”
Recenti studi hanno dimostrato che, soprattutto in Giappone, un sentimento di attaccamento e dipendenza così elevato è caratteristico delle relazioni parentali nei cosiddetti hikikomori.
Il Concetto di “Amae”, in sintesi
L’amae è espressione principalmente del rapporto tra la madre ed il bambino, che si consolida nei primi mesi di vita del neonato. Tale rapporto implica che madre e bambino costituiscano un tutt’uno. È un’emozione che il lattante esperisce quando comincia a differenziare sé stesso dal corpo della madre, ma allo stesso tempo sente la sua vicinanza come indispensabile per la sua sopravvivenza. Questa dipendenza viene alimentata nel corso della crescita. Ma se per l’occidentale è buona norma abituare, ad esempio, il bambino a dormire nella propria cameretta, in Giappone questo è ritenuto quasi crudele: esiste la camera dei bambini, ma fino all’età di circa dieci anni viene usata per lo studio ed i giochi e la notte si dorme tutti assieme nella camera dei genitori.
Questo legame tra genitore e figlio è talmente implicito da diventare criterio di giudizio di tutti gli altri vincoli interni alla società giapponese, soprattutto nelle fasi della vita successive all’infanzia. In altre parole, esistono tre diverse dimensioni dell’abitare e vivere la società in base al tipo di relazioni sociali – alla cui base c’è sempre la dipendenza – che vi si sviluppano:
- il regno genitore-figlio pervaso dall’amae;
- il luogo di lavoro, in cui la dipendenza è un elemento implicito del contratto sociale;
- il mondo degli estranei, dove la dipendenza reciproca non esiste.
L’Eredità di Takeo Doi
Takeo Doi è stato uno studioso rispettato e influente, e le sue opere continuano a essere studiate e discusse in tutto il mondo. Ha aperto la strada per una comprensione più approfondita delle differenze culturali nella psicologia umana. La sua dedizione allo studio della cultura e della psicologia giapponese ha contribuito a gettare ponti tra le culture e a promuovere una maggiore comprensione reciproca. L’anatomia della dipendenza è stata descritta dal professore emerito di Harvard Ezra Vogel come “il primo libro di un giapponese formatosi in psichiatria ad avere un impatto sul pensiero psichiatrico occidentale”.
Critiche e Dibattiti
Il lavoro di Takeo Doi, in particolare il concetto di “amae,” ha suscitato un certo numero di dibattiti e critiche:
- Universalità vs. specificità: Alcuni critici hanno sollevato domande sulla universalità del concetto di “amae” e se possa essere applicato in modo significativo al di fuori del contesto culturale giapponese. C’è stato un dibattito sulla rilevanza di questo concetto in altre culture e se possa essere generalizzato.
- Semplificazione e generalizzazione: Alcuni accademici hanno criticato Doi per semplificare eccessivamente la complessità della cultura giapponese e per generalizzare troppo i suoi concetti. Hanno sostenuto che la cultura giapponese è più diversificata di quanto possa essere rappresentata da un singolo concetto.
- Evoluzione delle relazioni: Alcuni studiosi hanno sottolineato che le dinamiche sociali e familiari in Giappone stanno cambiando nel tempo, e che le teorie di Doi potrebbero non riflettere completamente queste evoluzioni.
È importante notare che mentre ci sono state critiche – come ad esempio l’aver definito il suo lavoro semplicemente una varietà di nihonjinron1 – il lavoro di Takeo Doi è stato anche ampiamente apprezzato per aver portato l’attenzione alla psicologia e alla cultura giapponese e per aver avviato un dibattito sulla comprensione transculturale della psicologia umana.
[1] Il concetto divenne popolare dopo la seconda guerra mondiale, con libri e articoli che miravano ad analizzare, spiegare o esplorare le peculiarità della cultura e della mentalità giapponese, solitamente confrontandole con quelle dell’Europa e del Nord America. La letteratura è vasta e spazia in campi diversi come la sociologia, la psicologia, l’antropologia, la storia, la linguistica, la filosofia, la biologia, la chimica e la fisica, quindi oltre alla parola generica comune nihonjinron, esistono una varietà di sottogeneri topici, suddivisi per temi o argomenti specifici.
Riferimenti
- Doi, T. (2001). Anatomia della dipendenza. Un’interpretazione del comportamento sociale dei giapponesi, Milano: Raffello cortina editore.
- Doi, T. (1986). The anatomy of self: The individual versus society (M. A. Harbison, Trans.). Tokyo: Kodansha International.
- Doi, T. (1989). The concept of amae and its psychoanalytic implications. International Review of Psycho-Analysis, 16, 349-354.
- Doi, T. (2005). Understanding amae: The Japanese concept of need-love. Kent, UK: Global Oriental.

Hr specialist, orientatore e giornalista pubblicista laureato in Sociologia con lode. Redattore capo di Sociologicamente.it.
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