Nel mio precedente contributo ho scritto, a un certo punto: «Il ricercatore esperto non usa quindi tecniche “a caso” ma, esattamente, quelle tecniche che costruiranno il dato nel formato informativo che gli serve per costruire l’argomentazione nella maniera più efficace in quel dato caso, in quel contesto, per rispondere alle domande iniziali della ricerca».
Il formato informativo: vediamo cos’è
È il caso di capire cosa sia il “formato informativo” di cui parlavo. Immaginate di dovere costruire un piccolo sistema di valutazione di un corso formativo; potreste decidere, per esempio, di somministrare ai partecipanti un piccolo questionario con domande tipo “Ti è sembrato interessante il corso?”, “Credi che quanto appreso ti potrà essere utile?” e cose del genere; le risposte potrebbero essere chiuse; per esempio:
Credi che quanto appreso ti potrà essere utile?
- 1 Sicuramente sì
- 2 Probabilmente sì
- n Etc.
Oppure aperte. Oppure potreste decidere di non fare questionari ma interviste (cosiddette ‘ermeneutiche’ o ‘biografiche’). Ma potreste anche decidere di fare un bel focus group radunando tutti gli studenti assieme e chiedendo loro le medesime cose. Non vado oltre, ma di possibilità ce ne sono parecchie.
Le differenze tra i diversi approcci
Adesso domandatevi: qual è la vera differenza in questi diversi approcci? Il contesto è il medesimo, i soggetti intervistati gli stessi e le domande anche; vi aspettate forse di ricevere le stesse identiche informazioni? La risposta corretta è “No”; certo, nell’esempio fatto il gruppo è piccolino, le variabili in gioco minime, potrebbe anche succedere di rilevare gli stessi dati ma, in generale, ciò non avverrà perché tecniche diverse costruiscono diversamente il dato, e tale diversa costruzione riguarda appunto ciò che ho chiamato ‘formato informativo’. Nel caso del questionario strutturato rilevo variabili (= proprietà quando vengono operativizzate, e vengono registrate in una matrice; vedete, per tutti i termini tecnici, il Glossario). Nel caso di domande aperte rilevo informazioni testuali da post-codificare per eventualmente trasformarle in variabili (e quindi saranno oggetto di un’interpretazione). Nel caso del focus idem, con l’aggiunta dell’interazione fra partecipanti, che ci fornisce indizi sulla genesi di determinate dichiarazioni. Ecco: formato numerico o testuale, prodotto autonomamente o attraverso interazioni diverse, riguarda il formato dell’informazione. Per ragioni strettamente linguistiche il modo in cui dati e informazioni vengono prodotti, trasformati, elaborati e interpretati portano a differenze sintattiche e semantiche anche notevoli, a seconda della tecnica utilizzata.
Intensione ed estensione
A questo punto abbiamo una notevole serie di nuovi quesiti da affrontare, fra i quali: in che modo agiscono, esattamente, queste “ragioni linguistiche”? In che maniera pratica agiscono le differenti costruzioni di dati? E infine: se le tecniche costruiscono le informazioni in maniera così differente, come possiamo essere certi di avere scelto quella giusta? Al momento accontentiamo di affrontare – e solo parzialmente – la prima questione, introducendo i concetti di intensione ed estensione.
Rappresentazione grafica dei concetti di intensione ed estensione Intensione: insieme delle caratteristiche costitutive di un concetto; ai fini della classificazione: le caratteristiche che un oggetto deve possedere per appartenere a una classe. Specie in altri ambiti disciplinari (linguistica, logica) anche ‘connotazione’, ‘senso’ o ‘comprensione’.
- Estensione: insieme di oggetti che ricadono nel dominio di uno stesso concetto, o all’interno di una stessa classe. Specie in altri ambiti disciplinari (linguistica, logica) anche ‘denotazione’, ‘significato’, ‘riferimento’.
Il concetto “umanità” ha un’enorme estensione (e quindi è un po’ astratto) e un’intensione minima (basta indicare che ne fanno parte gli esseri umani, mammiferi intelligenti, e poco più). Il concetto “golden retriever” ha un’estensione limitata (solo i cani golden retriever) e una discreta intensione (non solo quadrupede mammifero etc., della specie canis lupus, ma anche peloso, con le zampe palmate, di colore dorato e così via).
Le risposte alle nostre domande, frutto di tecniche differenti, hanno in sostanza intensioni ed estensioni differenti, esprimendo qualità sintattica (denotazione) e semantica (connotazione) differenti e quindi, in buona sostanza, diversamente utilizzabili (per esempio in una matrice), diversamente elaborabili, diversamente integrabili con altri metodi (con riferimento ai mixed method). E i numeri? I dati numerici sfuggono a questa logica linguistica? No. I numeri sono una forma specifica di linguaggio, con una loro intensione ed estensione. Ma ne parleremo un’altra volta.
Claudio Bezzi