Ogni apparecchio tecnico che l’essere umano è stato capace di creare si è sempre posto come più che un semplice strumento. Le possibilità che la tecnologia ha dato e sta dando oggi possono essere definite, senza ombra di dubbio, magiche.
Il rapporto tra tecnologia e magia è sempre esistito nella cultura occidentale. Trovando il modo di evadere dalla realtà grazie a strumentazioni tecnologiche, infatti, gli esseri umani hanno sempre sfruttato la tecnologia per creare un’altra realtà, che si allontanasse o emulasse quella che ognuno vive ogni giorno.
La prima tecnologia?
Una figura che certifica questo antico legame è quella dello sciamano, il saggio tecno-scienziato dell’antichità. Per i primi stregoni dell’umanità la magia non ha rappresentato altro che un primo approccio alla comprensione delle leggi naturali. Le forze cosmiche che venivano individuate grazie a pratiche culturali e narrative, infatti, erano indissolubilmente intrecciate con il mondo degli oggetti e con quello dell’immaginazione.
Come “prime tecnologie” potrebbero essere considerate quelle relative all’uso del fuoco: in quasi ogni cultura esistente quest’elemento oltre a rappresentare uno sviluppo dal punto di vista tecnico, è stato, infatti, il motivo ispiratore di quelle storie che hanno permesso di allontanarsi “magicamente” dalla realtà.
Come, infatti, nota brillantemente Erik Davis nel suo libro Techgnosis: “La tecnologia amputa i nostri poteri naturali estendendo quelli creativi”. (Davis, 2001)
La magia della scrittura
Tra gli esempi più lampanti delle modalità con cui la tecnologia mostra i suoi “poteri magici” c’è sicuramente la scrittura. I Greci, culla della civiltà occidentale, subito capirono le potenzialità di tale strumento, ma allo stesso modo, altrettanto celermente si accorsero del prezzo da pagare.
Quando Thamus dichiara la scrittura “non un farmaco della memoria, ma del richiamare alla memoria” (Platone, Fedro, 274 c-276 a) aveva ben presente che ogni immagine immagazzinata nella personale memoria di ognuno avrebbe potuto essere per sempre racchiusa su un pezzo di papiro, condizionando, però, per sempre la facoltà stessa di ricordare.
Thamus con quelle parole si stava rivolgendo a Thot, la divinità egizia protettrice della scrittura, ma al contempo proprio della magia. Il carattere contradditorio della tecnologia è espresso attraverso la figura di questa divinità egizia, la cui fama si diffuse facilmente anche in Grecia grazie alla somiglianza con un’altra divinità, vale a dire Hermes.
Hermes, Thot e McLuhan
Hermes, come Thot (in greco Theut), è collegato alla furbizia e al sovvertimento di un ordine, difatti, è protettore dei commercianti, ma anche dei ladri. In Omero la scaltrezza stessa equivaleva ad avere un’abilità tecnica, Efesto, infatti, forgia lo scudo magico ad Achille affinché si vendichi della morte di Patroclo. La tecnologia, come queste divinità, è un utile ingannatrice, poiché manipola il reale e la percezione umana (Davis, 2001), portando, però, almeno apparentemente un beneficio.
La scrittura è intrisa di magia proprio perché è capace di trascendere qualsiasi cosa, ponendosi come un dono, da una parte, poichè regala all’umanità l’immortalità delle parole che rimangono impresse materialmente, e al contempo la condanna costringendola a dover ricordare, leggendo.
Come affermò lo stesso McLuhan in un’intervista per Playboy, “l’alfabeto frantuma la risonante magia del mondo tribale” e impoverisce psichicamente gli uomini. (Playboy, 1969).
Con la nascita dell’alfabeto in Grecia gli uomini diventano immortali nelle parole che proclamano, poiché vengono riportate e conservate per sempre. Allo stesso modo, ciò che era astratto e inafferrabile appare all’improvviso davanti ai propri occhi sotto forma di segni.
Non a caso, Goody e Watt in “Le Conseguenze dell’Alfabetizzazione” posero l’attenzione sull’introduzione di quel sistema di segni alfabetici, evidenziando come con l’esternazione e la fissazione del pensiero nacquero la consapevolezza di un proprio passato e parallelamente una stratificazione sociale che portò alla nascita dell’individuo. (Goody e Watt, 2000)
La magia elettrica
In un illuminante intuizione Erik Davis nel suo Techngnosis nota come gli oggetti, frutto del modellamento tecnico divengano simbologie rappresentanti le ere culturali passate. Si pensi all’età della pietra, o a quella del bronzo e si converrà la medesima idea: la scoperta tecnologica definisce il tempo dell’uomo prendendo significato nell’ideale del progresso che incarna ogni scoperta.
Il terzo elemento che l’autore statunitense individua nello sviluppo tecnologico dell’umanità è l’elettricità. L’era che si viene a dispiegare dalla conquista di tale elemento si distingue per la sua immaterialità. (Davis, 2001) Ciò deve far riflettere sulle condizioni per cui la più recente “era tecnica” dell’umanità, vale a dire quella elettrica, sia riuscita a discostarsi completamente dalle sue antecedenti.
Il carattere sempre più “magico” della tecnologia deve molto all’elettricità in quanto, come afferma anche Camorrino, “l’elettricità ha reintrodotto nel mondo l’invisibile che il «disincanto» moderno sembrava aver scacciato una volta per tutte”. Incarnando elettricamente il trascendente, facendosi manifesto del Divino, la tecnologia elettrica ha provato a farsi carico di un’interpretazione animistica del mondo, vale a dire la stessa presente nell’antica Grecia, e l’ha estesa ai secoli dalla sua nascita a venire. (Camorrino, 2017)
Sociologia della tecnologia: Mesmer e Frankenstein
Parallelamente all’elettricità si sviluppa un’altra disciplina che svela chiaramente le radici magiche da cui prende senso la tecnologia, vale a dire l’elettromagnetismo. Gli esperimenti del dottor Mesmer sono solo un esempio di come anche il progresso comincia a creare un dialogo con la magia.
Allo stesso modo, la storia di Frankenstein dimostra come l’immaginario elettromagnetico attingeva palesemente ad una tradizione alchemica dove l’elettricità si poneva come potere supremo dell’uomo per resuscitare i cadaveri. Nell’ambito dell’alchimia, infatti, c’era uno spiccato interesse a trasmutare le energie terrene nella divina realizzazione dei sogni umani.
Dalla rinnovata fede nel progresso affermatasi con l’Illuminismo, la scoperta scientifica e la tecnologia ad essa connessa acquisiscono sempre più consenso sociale nel rappresentare il modello più adatto a capire il mondo, causando, di fatto, un vertiginoso sviluppo produttivo.
L’elettricità, modificando, gli stili di vita, sposta di conseguenza anche i paradigmi tecnici che vedevano la macchina come nucleo per il progresso. L’ entità che sostituisce la macchina, donando nuovo vigore “magico” alla tecnologia è l’informazione.
Dalla macchina all’informazione digitale
Data l’impossibilità d’individuare un unico movimento rivoluzionario che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, si vuole prendere in considerazione la trasformazione paradigmatica della tecnologia. La produzione che vedeva la macchina al centro di ogni modello industriale, infatti, viene sostituto dalla comunicazione.
Uno dei fattori che porta a concentrarsi sulla resa di un’efficiente comunicazione è, soprattutto dal Medioevo in poi con gli orologi nelle piazze, il commercio, o meglio l’economia. Gli scambi umani da sempre necessitano comunicazione tra i soggetti in questione per una buona riuscita di qualsiasi accordo, e questa condizione necessita che in un mondo sempre più collegato debba risultare accessibile poter comunicare indisturbatamente.
La tecnologia, quindi, si dedica completamente alla costruzione di trasporti poiché fino al 1800 comunicare coincideva con trasportare. La rete ferroviaria è, infatti la prima Rete tecnologica che copre interi continenti come gli Stati Uniti d’America e l’Europa. Il telegrafo, in questo contesto, si sviluppa parallelamente alle reti ferroviarie proprio perché risulta indispensabile per comunicare più velocemente del mezzo su ruote.
Evoluzione della tecnologia: cinema, tv e videogames
Presto, però, le tecnologie della comunicazione cominciano a svilupparsi autonomamente arrivando ad essere sempre più magiche. Il Cinema e la televisione, sin dalla loro creazione, hanno fatto sognare gli esseri umani attraverso la tecnologia della cinepresa, che automatizzando il processo immaginifico dell’essere umano reincarna nel modo più palese e tangibile quella natura magico-illusoria di cui si è trattato.
Parallelamente anche Videogame, social network oppure ologrammi sono delle creazioni che fanno pensare alla tecnologia, ormai completamente digitale, come uno strumento per evadere da una realtà concreta, tangibile.
Con ulteriori sviluppi in nome del progresso, saremo capaci di creare mondi sempre più grandi attraverso semplici gesti come i click. Siamo molto lontani da quegli stregoni che con un fuoco creavano nuove realtà. Se, infatti, a loro bastava un elemento della natura per evadere da quel momento, oggi ci siamo così tanto “impoveriti” di fantasia, da non riuscire più a creare nulla senza un strumento tecnologico.
Dario Caso
Riferimenti bibliografici e sitografici
- Camorrino A., Immateriality. Sociological Analysis of Digital Imagination, 2017;
- Davis E., Techgnosis, Ipermedium Libri, 2001;
- Goody. J. e Watt I., Le Conseguenze dell’Alfabetizzazione, in Linguaggio e Contesto Sociale, Bologna, Il Mulino, pp. 285-331;
- Platone, Fedro, 274c – 275b, Feltrinelli, 2013;
- Playboy, Interwiew with Marshall McLuhan,1969;