Il carnevale è arrivato. Scopriamo insieme i significati di questa festività così importante in Italia, e date le sue origini, in tutto il Mediterraneo. Le origini del termine carnevale, come risaputo, derivano dal latino carnem levare, ovvero privarsi della carne, in seguito a un ultimo banchetto tenuto dai praticanti cattolici prima del digiuno della quaresima, la quale rappresenta il digiuno di Cristo nel deserto. Sebbene il carnevale venga festeggiato nei suoi ultimi dieci giorni, terminando nei fasti del martedì grasso, si indica con questa festività tutto il periodo che intercorre tra le festività in onore di Sant’Antonio Abate e il primo giorno di quaresima, il mercoledì delle ceneri.

Le origini del carnevale

 

I saturnali si celebravano nell'antica Roma con banchetti pubblici
I saturnali si celebravano nell’antica Roma con banchetti pubblici

Si riconoscono altre origini di questa festa nel Mediterraneo dell’epoca classica, precisamente nell’antico Egitto, in Grecia e a Roma. Si trattava rispettivamente di feste in onore della dea Iside, di Dioniso e di Saturno, tutte accomunate dall’uso di travestimenti e dal rovesciamento dell’ordine precostituito attraverso la pratica della burla e della dissolutezza. In onore di Saturno, fino alla diffusione del cristianesimo nella penisola italica, le popolazioni erano solite celebrare a metà dicembre, tra il 17° e il 23° giorno del mese, con solenni sacrifici nei templi consacrati a Saturno, seguiti da banchetti pubblici dove i commensali si scambiavano auguri di benessere e prosperità. Benessere e prosperità dipendevano dal raccolto agricolo, pertanto invocare la benedizione di Saturno, patrono delle semine, serviva ad auspicare una crescita sana delle piantagioni e a scongiurare temporali e grandinate. Nella sfera privata i banchetti, il travestimento, la farsa, le orge e lo scambio di doni erano le forme più consone di celebrazione; anche gli schiavi sperimentavano e godevano di libertà provvisorie.

La cristianizzazione

Carri allegorici tipici di Carnevale
Carri allegorici tipici di Carnevale

Con la cristianizzazione questi riti pagani diventano fossili sociali, venendo allo stesso tempo sepolti ed integrati, preservandosi nelle forme ma venendo strumentalizzati in nome del monoteismo cristiano nascente, nelle sue nuove tradizioni e dogmi. Le celebrazioni, infatti, vengono fatte slittare a febbraio, così da rappresentare un continuum di festeggiamenti e legando la memoria collettiva pagana alla tradizione giudaico-cristiana della Pasqua. Con la crescita del cristianesimo e l’avvento dell’Età Media, il carnem levare giunge all’apice con manifestazioni capaci di coinvolgere l’intera popolazione. Nascono le grandi celebrazioni di Venezia, Firenze e Roma, con grandi cortei di carri allegorici e folle in maschera, destinate a giungere fino ai giorni nostri in un altalenante successo e perdita di interesse attraverso le epoche.

Nelle stesse epoche vanno delineandosi diverse maschere e travestimenti che diventano vere e proprie icone identitarie della regione o città di provenienza delle maschere stesse, contribuendo in questa maniera alla diversificazione e caratterizzazione degli eventi e dei festeggiamenti, attirando di conseguenza folti gruppi turistici da altre regioni e nazioni. La scarsa o limitata presenza del carnevale in molte nazioni non cattoliche fa sì che tali eventi attirino sempre più persone provenienti da queste regioni, altrimenti costrette alla fredda routine di febbraio.

La forza del carnevale

Un esempio di antagonisti in maschera
Un esempio di antagonisti in maschera

Come su descritto, il carnevale rappresenta una temporanea rottura dell’ordine stabilito. Il travestimento legalizzato, la burla, le città in festa e il comportamento delle folle sono una piccola parentesi temporale se paragonata alla durata dell’anno lavorativo, ma in virtù di questo lo spirito carnevalesco raggiunge una carica considerevole che da sempre alimenta il timore delle classi dominanti. Per tali ragioni occorre ricordare le ordinanze napoleoniche, e in seguito austro-ungariche, volte a proibire il carnevale veneziano in quanto portatore di disordini sociali e possibili rivolte. Per le stesse ragioni, probabilmente, l’immaginario carnevalesco viene riproposto dal cinema e dal fumetto nella rappresentazione delle fazioni antagoniste nel genere fantastico e fantascientifico, riprendendo gli elementi del travestimento, del caos e della dissolutezza.

Uno sguardo da lontano

"Naven" dell'antropologo Gregory Bateson
“Naven” dell’antropologo Gregory Bateson

Gli studi dell’antropologo Gregory Bateson possono essere di grande aiuto e supporto nella riflessione sul carnevale e sui suoi significati. Nella sua opera “Naven” egli analizza l’omonima cerimonia praticata in Nuova Guinea dalla popolazione Iatmul. Sebbene il Naven sia un rito di passaggio, può essere utile a riconoscere ulteriori significati dell’argomento in questione. In occasione dell’uccisione di un animale o di un nemico, il giovane Iatmul affronta un singolare rito di passaggio. Occorre premettere che il popolo Iatmul era caratterizzato da una forte divisione dei ruoli di genere: le donne della famiglia erano preposte all’affetto e alla cura del bambino, mentre agli uomini era affidato il ruolo di insegnanti e guide austere. Durante questo rito avviene un’inversione dei ruoli: le donne si travestono da uomini, imitando il loro ruolo, e lo zio materno si traveste da donna, comportandosi da madre. Capita così che il giovane si ritrovi ad essere coccolato e vezzeggiato dallo zio materno, di norma padre austero, ed essere sgridato e picchiato dalle donne travestite da uomini. Possiamo così soffermarci sugli elementi in comune con il carnevale: l’ilarità presente durante il rito, il travestimento, la messa in scena degli stereotipi delle figure sociali e dei generi. Il concetto di schismogenesi di Bateson indica l’insieme di interazioni cumulative tra individui che provocano le reazioni di certi individui verso altri.

Fini e funzionalità

In definitiva, tutti questi comportamenti e la loro manifestazione in distinte forme risultano funzionali al recupero e pratica temporanea della libertà individuale in contrapposizione ai ruoli sociali imposti dall’esterno, con il fine di sfogare le tensioni individuali e collettive, ripristinando e mantenendo lo status quo alla fine delle celebrazioni.

René Verneau

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