La ricerca nel campo delle tradizioni popolari è probabilmente una delle ultime frontiere in campo antropologico ed etnologico. Per casualità o per forza di cose coincide con la fine delle grandi scoperte geografiche e con la mappatura della maggioranza delle terre e delle popolazioni che le abitano.

Possiamo immaginare questi eventi come uno studio superficiale ed elastico di esploratori, cartografi e “pre-antropologi”, e allo stesso tempo intendere gli studi delle tradizioni popolari come una forma più profonda e attenta per raggiungere la conoscenza degli stessi luoghi e delle stesse popolazioni.

L’interesse di Napoleone per le tradizioni popolari

Il primato degli studi delle tradizioni popolari è attribuito a Napoleone Bonaparte e alle omonime inchieste da egli promosse, sebbene il fine di tali inchieste, svolte tra il 1809 e 1811 in gran parte del territorio italiano, fosse ben lontano dalla disinteressata sete di conoscenza che caratterizza attualmente tali studi. Scopo di tali inchieste, infatti, fu quello di individuare ed eliminare forme di superstizione e dialetti che poco si adattavano con gli ideali dell’Illuminismo e l’idea di un Impero-Nazione.

Lo scrittore britannico William Thoms che coniò il termine "folklore"
Lo scrittore britannico William Thoms che coniò il termine “folklore”

Il primo a coniare il termine “folklore”, nella seconda metà dell’Ottocento, è stato Ambrose Merton, pseudonimo di William Thoms , il quale ritenne doveroso ricercare un vocabolo unico adatto a rappresentare l’insieme degli studi delle tradizioni popolari e forme di aggregazione atte a rievocare usi e costumi del passato di una determinata cultura. Le tradizioni, le feste, i balli, i costumi e i riti a cui abbiamo assistito da adulti, o sin dall’infanzia celano significati profondi, nascosti e di solito abbastanza antichi. Spesso così antichi da rimanere sepolti dalle epoche storiche e culturali che si sono avvicendate in un territorio.

Questi elementi appaiono nella loro forma esteriore attraverso una moltitudine di elementi, tra cui spiccano: musiche caratteristiche, costumi rituali, pietanze, danze folkloristiche, processioni, comportamenti rituali, letture di testi sacri e canzoni i cui testi ripropongono spesso una tradizione orale antica che sopravvive e viene trasmessa solo in queste occasioni.

L’importanza di festeggiare ogni anno

La forza e la fragilità di questi riti vanno ricercati nella periodicità, spesso annuale: la cadenza annuale di una festività o di un rito fa sì che il suo impatto e la partecipazione agli stessi sia maggiore; allo stesso tempo questo tipo di trasmissione culturale può risultare infragilita o addirittura impossibilitata in un determinato momento da eventi non comuni, quali calamità o guerre.

Gli elementi che caratterizzano una tradizione hanno solitamente, se non sempre, un significato latente che sfugge all’immediata comprensione di chi vi assiste, sia che si tratti di un forestiero, sia che si tratti di un membro della comunità non iniziato alla conoscenza di tali elementi.

Il fascino della superstizione

Numero 17 e gatto nero, emblemi di superstizione in Italia
Numero 17 e gatto nero, emblemi di superstizione in Italia

Parliamo di fossili sociali riferendoci al concetto di sopravvivenza espresso dall’antropologo Edward Burnett Tylor, che spiegava come una credenza, idea, o pratica, il cui significato originale era stato perso nel tempo, poteva sopravvivere e ripresentarsi proprio come un fossile, il cui studio può portare a comprendere meglio gli eventi e le culture del passato. La superstizione rappresenta il classico esempio di fossile sociale: un oggetto investito di magia o una pratica magica pagana precedente all’affermazione di un nuovo paradigma che persiste alla cultura dominante di un’epoca successiva.

Lo studio delle tradizioni popolari rappresenta, quindi, lo studio della cultura e della storia di un popolo o di una comunità, delle commistioni tra popoli lontani. Lo studio del folklore è definitivamente la ricerca del significato e del senso della coscienza collettiva.

René Verneau

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