Se anche voi, almeno una volta nella vita, a causa dello stress di tutti i giorni, avete desiderato trovarvi agli antipodi della terra, vi sarete sicuramente chiesti quale sia la zona più sperduta dove poter stare con voi stessi e dove nessuno potrebbe mai raggiungervi. La risposta a questa domanda è molto semplice, ovvero che trovare posti inesplorati dall’uomo è impossibile ma nel punto più isolato della Terra esiste una delle comunità più piccole e allo stesso tempo meno considerate. Stiamo parlando di Tristan da Cunha, un arcipelago nel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale che appartiene al territorio brittanico d’oltremare di Sant’Elena.

In mezzo al blu

Tristan da Cunha, il luogo più remoto della terra
Tristan da Cunha, il luogo più remoto della terra

I tristiani, nome degli abitanti del luogo, sono poco meno di 300 e si trovano a ben 2431 km da Città del Capo e a 3425 km da Montevideo. Sono praticamente isolati da tutto e da tutti. L’isola vanta il titolo di uno fra i luoghi più sperduti della terra, a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti; infatti è raggiungibile solo dopo una settimana di navigazione. La maggior parte degli abitanti risiede nella capitale, Edimburgh of the Seven Seas, dove sono site anche le principali istituzioni politiche della comunità. L’autorità esecutiva è della regina d’Inghilterra Elisabetta II, che delega i suoi poteri al governatore di Sant’Elena. Dal momento che quest’ultimo dovrà risiedere a Sant’Elena, avrà la necessita di nominare un amministratore locale che assieme ad un consiglio di 8 tristiani formerà il governo dell’isola. Tristan da Cunha gode di leggi proprie, ma in caso di vuoti legislativi, l’integrazione sarà effettuata con la legislazione di Sant’Elena.

Un comunismo poco utopistico

Un francobollo di Tristan da Cunha
Un francobollo di Tristan da Cunha

In ogni caso nella piccola e remota comunità isolana si sono andate creando delle consuetudini che la rendono una società sui generis. Una sorta di comunismo ben riuscito, come pochi se ne sono visti nel corso della storia contemporanea. Le spese sono distribuite sulle tasche di tutti gli abitanti e i ricavi sono redistribuiti in modo equo. La proprietà privata non esiste e i beni della comunità sono i beni di tutti. La disoccupazione è una situazione temporanea e ogni cittadino ha il diritto e il dovere di reinserirsi nel mercato del lavoro, anche con l’aiuto della comunità. I tristiani hanno vissuto sempre di agricoluta, allevamento, pesca, e ci vivono tutt’ora, ma sono riusciti a trovare un’altra fonte di guadagno: i francobolli. Sono venduti ai collezionisti di tutto il mondo. Il turismo, nonostante l’incontrastata bellezza del territorio, è limitato dalla mancanza di un porto e di un aereoporto, dall’assenza quasi completa di mezzi di trasporto e vie di comunicazione.

Il legame con l’Italia

Ernest Repetto, nipote del naufrago Andrea. Nella fotografia (1999) si trova vicino al gong per allertare gli isolani in caso d’incendio.
Ernest Repetto, nipote del naufrago Andrea. Nella fotografia (1999) si trova vicino al gong per allertare gli isolani in caso d’incendio.

Nonostante la distanza, vi è un legame, anche piuttosto profondo, tra l’isola più remota al mondo e l’Italia, in particolare con Camogli, borgo di pescatori in provincia di Genova. Nel lontano 3 ottobre del 1892, il brigantino Italia, capitanato da Rolando Perasso, naufraga davanti all’isola di Tristan. I sedici membri dell’equipaggio soggiornano sull’isola in attesa di una nave amica che li riporti nella civiltà. Il 21 gennaio la nave Wilde Rose imbarca i naufraghi per riportarli a Città del Capo. Tuttavia, i due camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, nonostante l’insistenza del capitano, decidono di rimanere sull’isola. I due asseriscono di voler rimanere a Tristan poichè durante il naufragio avrebbero fatto un voto alla Madonna del Boschetto, patrona di Camogli, che se si fossero salvati dall’incendio sull’imbarcazione Italia avrebbero vissuto il resto della loro vita in esilio sull’isola di Tristan, lontano dalla mondanità della vita civile. Ma la verità è un’altra: i due marinari si sono innamorati di due isolane. Da questi amori sono nati dei figli, che hanno contribuito ad aumentare la demografia dell’isola e ancora oggi abbiamo i discendenti di questi due forestieri italiani, che infatti portano il medesimo cognome. Un terzo marinaio del brigantino, Agostino Lavarello, si innamora anch’esso di una ragazza dell’isola, Mary Green, ma decide di salire sulla nave che è venuta a soccorrerli per fare ritorno dalla madre in Liguria. Sulla calata del porto di Camogli, il marinaio non può fare a meno di raccontare ai suoi amici i tre mesi di amore passati con quella ragazza e il rammarico di non aver avuto abbastanza coraggio. Mary gli scrive una lettera spiegandogli come il suo amore fosse immutato e che lo avrebbe aspettato a Tristan, ma la madre del marinaio, complice un impiegato delle poste, brucia quella lettera e tutte quelle avvenire.

Una storia di uomini semplici e delle loro scelte straordinarie, una storia di rinuncia, di sacrificio per valori più alti come l’amore, un racconto di gelosie e intrighi. Una comunità che ha fatto della sua solitudine il suo punto di forza, che vive maggiormente di sussistenza e del contatto con la madre terra. Un luogo dove ritrovare se stessi dinanzi un orizzonte senza fine.

Filippo Campo Antico

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