“L’emancipazione femminile è un fattore decisivo nella costruzione di una vita qualitativamente migliore” .

Questo sosteneva Herbert Marcuse in Eros e Civiltà (Marcuse, 2001), eppure la lotta femminista ha vissuto da sempre una esistenza travagliata. Si è vista denigrata e mal interpretata, addirittura dalle donne stesse che ne hanno a volte travisato il messaggio e gli intenti.

Lotta

Con il movimento #MeToo le donne hanno fatto sentire la propria voce contro ogni forma di abuso e di compromesso. E’ stata l’esplosione di un’esigenza forte, un desiderio di riaffermazione dei propri spazi vitali, del misconoscimento di qualsivoglia tipologia di differenziazione.
Al di là della propria provenienza culturale, il sesso di una persona non può e non deve essere una variabile condizionante, ma una peculiarità omologante. Questo pensiero al giorno d’oggi trova ancora molte resistenze, ma come spesso accade nelle narrazioni mediali certi mutamenti, certe ideologie passano e si diffondono più o meno velatamente. Esse si pongono come storie tanto alternative quanto pregne di una verosimiglianza con la nostra realtà quotidiana. È da alcuni anni che il cinema, la televisione e i videogiochi propongono storie atipiche, nuove rispetto ai classici canovacci caratteristici della letteratura moderna.

femministe

Gentil sesso

La donna in pericolo, la donna indifesa, fragile, nobile, principessa, il ritratto del candore, del desiderio, e nel peggiore dei casi di mero oggetto sessuale, oggi è percepito quasi come un fastidio, una ripetizione seriale della figura femminile che non rispecchia appieno il nostro tempo (cfr. Brodesco, Destreri, Giovanetti, Zanatta, 2009). La principessa Peach di Mario, la cui unica funzione era quella di dare uno scopo alle peripezie dell’idraulico baffuto (1996), la scheletrica bellezza contesa dell’Olivia di Braccio di Ferro (1936), sono tra le innumerevoli figure che rappresentano al meglio questa classica figurazione del gentil sesso. Alcune di esse sopravvivono ancora oggi nelle loro forme ri-mediate mascherando o palesando elementi caratteriali e fisici più profondi, ma negli ultimi tempi tuttavia c’è stato un cambio di rotta notevole all’interno delle narrazioni. In pratica è emersa l’esigenza di un protagonismo delle donne, una mutazione auspicata e auspicabile dell’idea di femminilità.

donna scimmia

Il corpo è politico

I corpi sono gli elementi fondamentali dai quali far partire una nuova autodeterminazione. Essi non sono solo nostri, ma fanno da tramite con il resto del mondo e da esso sono condizionati senza possibilità di rimedio. Tutto passa dal corpo femminile che diventa proprio lo spazio fisico dove fare la rivoluzione: il diritto all’aborto, il riconoscimento dell’identità trans, la tutela dalle violenze di genere (ri)diventano i tasselli fondamentali del definirsi politicamente donna attraverso la strutturazione di percorso di istituzionalizzazione di queste istanze. Tuttavia, se la percezione del corpo e il modo in cui essa viene rappresentata dai media modifica la percezione del nostro valore in quanto persone, bisogna lavorare per emanciparsi da essa.

donna silenzio bavaglio

Male e Female gaze

Per fare ciò bisogna uscire dai canoni del male gaze, lo sguardo maschile di cui il capitalismo contemporaneo è intriso, e concepire uno sguardo che non sia la semplice correzione dell’immagine stereotipica e sessualizzata della donna, ma un cambio di prospettiva (Guerra, 2020). Il female gaze è il principio attraverso il quale si può operare una riappropriazione identitaria (cfr. Marchesini, 2017) attraverso la messa in mostra, nei discorsi e nelle pratiche, di tutti quegli aspetti che il mondo maschile tende in modo costante a obnubilare, ossia il ciclo mestruale, l’orgasmo femminile e la salute mentale quando non rientra nel preconcetto dell’isteria.

I cambiamenti che generano nuova vita: quando il transgender non è un tabù
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Il genere è politico

La messa in crisi dell’immagine standardizzata del corpo femminile nelle narrazioni e nell’immaginario collettivo diventa quindi occasione di discorso e studio. Con esso si pongono le basi per oltrepassare le concezioni binarie di maschile/femminile, uomo/donna. Tendiamo a legare la nostra identità al genere, sia esso corrispondente o meno al sesso biologico. Infatti, le persone genderfluid, non binary queer incarnano il rifiuto verso i classici dualismi, sottolineando l’esigenza di chiarire, come già sosteneva John Stuart Mill nel suo testo La soggezione delle donne del 1869, che il genere è una entità concreta, un dispositivo politico che condiziona le nostre vite e le modella. Esso si può in modo più o meno coercitivo incarnare in bias culturali, in modelli comportamentali ed estetici che divengono consuetudine.

Bibliografia

  • Alberto Brodesco, Luigi Destreri, Silvia Giovanetti, Sara Zanatta, Una galassia rosa. Ricerche sulla letteratura femminile di consumo, FrancoAngeli, Milano, 2009.
  • Jennifer Guerra, Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà, Tlon, Milano, 2020.
  • Roberto Marchesini, Emancipazione dell’animalità, Mimesis, Milano, 2017.
  • Herbert Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino, 2001.
  • John Stuart Mill, la soggezione delle donne, Era nuova, Perugia, 1998.
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