Quando si parla di violenza di genere ci si riferisce ad abusi fisici e psicologici perpetrati da uomini a danno di donne. Alcune esponenti femministe – come Manuela Carmena, sindaco di Madrid – descrivono la violenza di genere come “uno scontro puro tra la cultura tradizionale maschile della violenza e quella femminile, che è la vita“.
La “violenza” delle donne

Ogni anno moltissime donne nella sola Italia periscono a causa di aggressioni fisiche da parte di uomini. Secondo l’Istat, le donne assassinate nel 2003 sono state 192; una cifra che va diminuendo anno dopo anno fino al 2012 (124 casi), ma che aumenta di nuovo a partire dal 2013 (179 femminicidi). Nell’ambito dei delitti passionali si stima che il 60% delle vittime siano donne. Del 40% rimanente non se ne parla. Nelle stime effettuate e divulgate dall’Istat, come anche da altre fonti, non appaiono gli omicidi perpetuati dalle donne, né le vittime di sesso maschile. Data la recente (ma non troppo) sensibilizzazione sociale verso il tema della violenza contro le donne, risulta difficile quantificare il fenomeno di violenza di genere contro gli uomini, che appare come una mera eccezione alla tanto ribadita regola. La strumentalizzazione ideologica e politica o nella più ingenua delle ipotesi la grossolanità dei disegni di ricerca, cancella la dignità di quelle vittime e nasconde sotto un tappeto mediatico una realtà molto meno banale.
Le teorie della simmetria di genere

Nel 2006 il sociologo Murray Straus presenta un articolo nel quale evidenzia un alto livello di accettazione da parte delle donne della violenza perpetrata contro gli uomini. Le teorie della simmetria di genere proposte tra gli altri da Archer, O’Learly e Frieze affermano che le donne possano essere tanto propense all’uso della violenza verso il partner quanto lo possano essere gli uomini. Dalle analisi operate da Straus e Gelles in relazione alla violenza all’interno di coppie sposate, si evince che il 27% dei maschi ha comportamenti violenti all’interno della coppia, mentre la percentuale femminile di abusi verso il partner è del 24%; negli altri casi la violenza è reciproca. Secondo Martin Fiebert le donne sono ugualmente o maggiormente propense all’uso della violenza verso il partner rispetto agli uomini, ma le donne corrono più rischio di essere ferite a causa di un episodio violento. Lo psicologo inglese William Archer afferma che “gli uomini maltrattati (coloro oggetto di violenze sistematiche e protratte) verosimilmente soffriranno danni fisici e psicologici, assieme a problemi specifici associati con una mancanza di riconoscimento della loro condizione. Nell’approcciarsi a questi problemi non ci si deve astenere dal continuare a porre attenzione al problema delle donne maltrattate“. Nei casi di infanticidio, secondo l’associazione matrimonialisti italiani (AMI), 9 vittime su 10 sono state uccise dalla madre. Un fenomeno diffuso che ha attirato notevolmente l’interesse della psicologia medica nonché le pagine di cronaca nera.
Giunti a questo punto, possiamo ancora dire che la violenza abbia genere? La violenza è maschilista? Femminista? È giusto operare una riflessione sull’innata aggressività e distruttività umana, che permea – dall’inizio dei nostri tempi – tutti generi, tutte le razze, e tutte le età.
Per saperne di più: leggi il rapporto Istat sulla sicurezza.
René Verneau